Le conversazioni angeliche di John Dee. Cabala, alchimia e fine del mondo di Deborah Harkness

Tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, il più stimato filosofo naturalista dell’Inghilterra elisabettiana, John Dee, con l’aiuto di un cristallo chiamato “pietra divinatoria” parlò con gli angeli a proposito del mondo naturale e della sua fine apocalittica. I resoconti di queste conversazioni con gli angeli costituiscono uno dei più duraturi misteri dell’inizio dell’epoca moderna. Perché un laureato di Cambridge che vantava il titolo di “filosofo della Regina” si dedicò a un’attività così apparentemente inutile e infondata, che richiedeva così tanto tempo? Era forse uno sciocco credulone? Aveva sofferto un crollo psicotico? Possiamo anche volgere lo sguardo al di là della formazione intellettuale e delle sue esperienze personali, e cercare di situare i diari angelici nel più ampio contesto culturale della seconda metà del XVI secolo. Il saggio della Harkness, tra saggezza enochiana e conversazioni angeliche, offre interessanti risposte al riguardo collocando l’opera di Dee nel contesto della fervente vita intellettuale dell’epoca. Come afferma l’Autrice “In ognuna delle sue opere possiamo notare lo sforzo di stendere una scala dal mondo terreno in declino alla volta celeste”.

  • Editore ‏ : ‎ Edizioni Mediterranee (22 luglio 2021)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 252 pagine
  • Recensione a cura di Cinzia Cogni

“L’uomo si avvicina agli angeli grazie alle cose che impara.”  (F. Stelluti 1623)

Prima di iniziare a leggere questo saggio non avevo idea di chi fosse John Dee, sinceramente non ricordo di avere incontrato questo personaggio storico nelle mie letture e ora mi chiedo come sia possibile che un filosofo di tale portata, sia così poco conosciuto.
In Inghilterra infatti, è considerato il più importante filosofo naturale e astrologo del XVI e del XVII sec., e i suoi studi si basano su una fusione di tanti argomenti, come  l’ alchimia, la cabala, l’esoterismo, l’occultismo, l’astrologia e la religione; ma soprattutto viene ricordato per quel suo “dono” che gli permetteva di parlare con gli angeli.

“…Dee era un personaggio influente e pericoloso agli occhi del papato perché le rivelazioni angeliche erano sia rilevanti che significative per il suo pubblico praghese… erano preoccupati per il modo in cui Dee e le sue profezie angeliche potessero essere gestiti e contenuti – magari perfino cooptati- dalle gerarchie politiche e religiose. “

Nonostante le varie accuse di stregoneria, John Dee divenne l’astrologo di fiducia della regina Elisabetta I  e successivamente collaboro con Edward Kelley, anche lui  alchimista e medium,  la cui particolarità era l’utilizzo di una pietra divinatoria per poter comunicare con gli angeli.

“Dee divulgò i contenuti delle sue conversazioni  ai meritevoli, ossia a coloro che erano pii, umili, modesti, sinceri, e generosi della carità cristiana.”

È intuibile che gli argomenti di cui tratta questo saggio non hanno una  base scientifica, i dialoghi con gli angeli incentrati sul mondo naturale e sulla fine apocalittica futura, sono solamente una testimonianza scritta  lasciata dal filosofo inglese
che lascia però un alone di mistero intorno a questo personaggio, tanto che è davvero difficile capire chi fosse veramente: uno straordinario scienziato o uno sciocco credulone?
La storica statunitense Deborah E. Harkness con questo saggio prova a fare chiarezza, affrontando una serie di argomenti in apparenza slegati tra loro, ma che grazie a John Dee trovano un denominatore comune,  concentrandosi soprattutto sulle  conversazioni angeliche appunto, che sono la base per comprendere i numerosi messaggi lasciati da questo filosofo.
Il lavoro di questa autrice è davvero notevole, qui fede e  scienze si fondono completamente e questo perché Dee era un convinto cristiano che cercava nella natura i segni che Dio ha lasciato in essa, convinto  che solo grazie alla conoscenza si potesse giungere alla comprensione del cosmo.

“Dee non stava cercando la sapienza in sé e per sé sugli scaffali della sua biblioteca,  ma piuttosto un nuovo metodo per acquisirla.”

Oggi i manoscritti di John Dee, quelli sopravvissuti,  sono conservati a Londra nella British Library e a Oxford nella Bodleian Library e sono ancora un mistero sia per gli storici che per gli scienziati, in quanto è difficile comprendere perché un uomo laureato a Cambridge e  filosofo personale della regina, ad un certo punto della sua vita si sia dedicato a questa “attività effimera”.
In oltre possedeva una biblioteca considerata un vero e proprio tesoro già all’epoca,  di cui una parte distrutta da Dee su ordine degli angeli nel 1586, che conteneva libri rari, tra cui il “48 Claves angelicae” un testo andato perduto, scritto sia in inglese che nella lingua degli angeli con tanto di “chiavi” per comprendere entrambe le lingue.
In un periodo in cui gli uomini credevano che il Giorno del Giudizio fosse vicino, secondo John Dee, gli angeli gli davano gli strumenti per comprendere e leggere La Natura attraverso la filosofia naturale, la cabala e l’alchimia…
” … ma il Libro della Natura non era un testo affidabile; era un testo imperfetto, corrotto e decadente, che non poteva essere letto in maniera appropriata.”

“Durante un episodio in cui gli angeli gli rivelarono che la terra doveva essere purificata in preparazione dello svolgimento  del piano divino di Dio, ordinarono a Dee di mettere i libri rivelati e i suoi diari angelici nella fornace…in un secondo momento,  Dee riscoprì molti dei suoi libri nel giardino antistante la sua casa…”

È un saggio ricco di misteri e argomenti affascinanti, ma pure una lettura faticosa,  lunga, a volte dispersiva e ripetitiva; un saggio sicuramente da rileggere più volte se si vuole apprendere i suoi molteplici significati e quei messaggi universali che abbracciano scienziati e uomini di fede.

“Dal suo punto di vista, nessuna dottrina religiosa era infallibile, a eccezione di quella sposata dagli angeli,  che prometteva di riportare la religione alla dottrina centrale rivelata da Dio ed era in grado di unificare tutte le fedi in un’unica fede.”

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