1416: La spada e il falco di Matteo Bruno

Perugia, inizio XV secolo. In una città lacerata dai conflitti tra la fazione nobiliare e quella borghese, Manuel d’Antognolla è un giovane tradito, usurpato delle terre e costretto all’esilio. Determinato a vendicarsi, si batterà per denaro e intraprenderà assieme a pochi compagni fidati un viaggio attraverso l’Europa, sempre più coinvolto in un’avventura che lo porterà a calcare il famoso campo di battaglia di Azincourt e a servire il celebre capitano di ventura Braccio Fortebraccio, per ritornare laddove dove tutto ha avuto inizio. Tra imperanti propositi di vendetta, guerre sanguinose, giuramenti solenni e splendide dame, pagina dopo pagina rivive l’atmosfera feroce del tempo

 

 

Copertina flessibile: 360 pagine
Editore: Independently published (25 febbraio 2020)
Lingua: Italiano
ISBN-13: 979-8604706817
ASIN: B0851MBVZJ

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Recensione a cura di Sara Valentino

Ho avuto il piacere di conoscere Andrea da Montone, noto come Braccio Fortebraccio in occasione della pubblicazione qui sul blog di un racconto omaggio dell’autore: Matteo Bruno.

Ecco i link dove potete trovare il racconto:

Prima parte

Seconda parte

Terza parte

L’anno 1416, prima parte del titolo di questo romanzo storico è un anno significativo per il protagonista di questa bella storia. Si tratta di Manuel d’Antognolla, Antognolla fa parte del contado di Perugia e in questo anno sarà al fianco e nelle schiere del famoso condottiero Braccio Fortebraccio. Ma per arrivare a questo punto, per essere l’uomo che è diventato, Manuel ha dovuto vivere molte avventure, ha intrapreso viaggi che lo hanno portato a Roma e poi in Inghilterra e ancora in Francia. La sua vita, prima di tutto questo, era una vita tranquilla nel borgo di famiglia, con la sua famiglia: la sorella, il fratello e il padre. Un giorno, un fatidico giorno, il destino bussa alla sua porta e lui… gli apre senza indugio,

“La vita è fatta di alti e bassi, e proprio quando sembra che tutto vada storto bisogna aver maggior fede”

“Nihil sub sole novum” così padre Giorgio cerca di aiutare Manuel a comprendere le difficoltà, una frase latina (Non accade nulla di nuovo sotto il sole) che sarà compagna delle sue vicissitudini e lo accompagnerà fino al termine di queste. Adducendo da esempio un tal Orlando, celebre protagonista di un noto poema, il padre gli ricorda che un cavaliere, quale è Manuel, deve avere coraggio, essere leale così da guadagnarsi la fiducia del popolo e l’amore di una donna “E’ per questo che vive un cavaliere, Manuel. Per servire Dio e il proprio signore, e per proteggere gli indifesi”. Educazione che fece di Manuel un grande cavaliere, non altrettanto possiamo dire fu recepito dal di lui fratello.

Se mi posso permettere una invasione di campo con un mio pensiero del tutto personale, vorrei sottolineare quanto ho apprezzato questo insegnamento che mi ha portato indietro nel tempo alla mia infanzia. Non già perché vissi nel 1400 ai tempi dei cavalieri, ma perché da bimba amavo guardare e sognare gli ideali dei cavalieri dell tavola rotonda che seguivo nel cartone animato dedicato a Re Artù, altra epoca, altra leggenda più che storia, ma gli stessi meravigliosi valori.

Succede dunque che giunga ad Antognolla sir William, con la sua scorta, succede che debba quest’ultimo andare a Roma a consegnare un importante dispaccio da parte del conte di Suffolk. Succede che Manuel decide di offrirsi per accompagnare la delegazione alla ricerca di un cardinale, Tancredi de’ Ruggeri.

Le beghe ecclesiastiche, si sa, sono contorte e nascoste e a quei tempi la Chiesa affrontava l’ennesima durissima prova: una situazione molto difficile, non si riusciva a stabile la legittimità del papa, tre papi (uno a Roma, il secondo ad Avignone, il terzo a Pisa), la situazione fu ripristinata con il Concilio di Costanza.

L’autore, che conosco per la grande capacità di tramutare il rigore storico in romanzo scorrevole e avventuroso, intreccia una storia nella Storia. Manuel dovrà affrontare molti pericoli, sarà testimone e attore durante la battaglia di Azincourt; come pedine in una rappresentazione realistica si spostano, all’interno di paesaggi descritti con pennellate di veri colori, i personaggi di questo romanzo storico.

“L’alba era prossima e un chiarore grigiastro illividiva il cielo a oriente. I fuochi dell’accampamento, che a quell’ora i servitori ravvivavano con nuovi ciocchi, riscaldavano appena l’aria pungente dell’autunno, densa di nebbia”

Compagna di viaggio e di battaglia, la spada “Fiamma del Vespro” così battezzata, di molte battaglie che costellano la maggior parte del romanzo, per questo lo consiglio agli amanti del genere in quanto molto realistiche e ben descritte, come mi ero già accorta durante la lettura di un suo precedente romanzo. Forse potrebbero addirittura giungere al lettore i miasmi, il puzzo di sangue e escrementi, tal pare di sentire vedendo i mucchi di cadaveri.

E le donne? Non mancano le donne, le mamme, le compagne e purtroppo non mancano nemmeno i soprusi e le sevizie. Manuel, un cavalier cortese potrei definirlo, un uomo che si sente anche un po’ dannato da questo punto di vista, porta con sé, sulla sua spada un ciuffo di capelli di donna e il suo amuleto è un becco di falco.  Perché? che significato ha? E non ultimo un fazzoletto che gli è stato donato. “Ci siamo incontrati in sogno, quando i corpi dormono e le anime viaggiano” 

Una maledizione, un bambino da ritrovare, storia di amori e di guerre, storia di tradimenti e vendette…. una bella avventura tutta da leggere e gustare.

 

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