INQUISIZIONE MICHELANGELO di Matteo Strukul

Roma, autunno 1542. All’età di 68 anni, Michelangelo è richiamato ai suoi doveri: deve completare la tomba di Giulio II, opera ambiziosa ma rinviata per quasi quarant’anni. Guidobaldo II, erede dei Della Rovere, non accetterà altre scuse da parte dell’artista. Ma Michelangelo si trova nel mirino dell’Inquisizione: la sua amicizia con la bellissima Vittoria Colonna non è passata inosservata. Anzi, il cardinale Gian Pietro Carafa, a capo del Sant’Uffizio, ha ordinato di far seguire la donna, con lo scopo di individuare il covo degli Spirituali, la setta eretica capeggiata da Reginald Pole, che propugna il ritorno alla purezza evangelica e alla semplicità della vita in una città in cui la vendita delle indulgenze è all’ordine del giorno. Proprio la Roma divorata dal vizio e violata dai Lanzichenecchi sarà il teatro crudele e magnifico in cui si intrecceranno le vite di Malasorte, giovane ladra incaricata di riferire sugli Spirituali, del capitano Corsini, capo dei birri della città, di Vittoria Colonna, marchesa di Pescara, e di Michelangelo Buonarroti, tra i più grandi geni del tempo. Tormentato dai committenti, braccato dagli inquisitori, il più grande artista della cristianità concepirà la versione finale della tomba di Giulio II in un modo che potrebbe addirittura condannarlo al rogo…

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Copertina rigida: 384 pagine
Editore: Newton Compton Editori (8 novembre 2018)
Collana: Nuova narrativa Newton
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8822721241
ISBN-13: 978-8822721242

Recensione a cura di Claudia Renzi

Finalmente! Ecco la prima parola che viene in mente ad un lettore esigente, amante di arte e storia, nel leggere questo romanzo di Strukul. Finalmente uno che sa scrivere! La penna dell’autore vola, rendendo la lettura di tante pagine decisamente piacevole, e quasi non ci si accorge di quanti concetti si macinano nel frattempo. Originalissima la scelta, supportata dalla competenza e capacità di scrivere, di presentare un aspetto della vita di Michelangelo Buonarroti che quasi nessuno conosce: la sua adesione al movimento degli Spirituali. E tuttavia, questa conoscenza è indispensabile per comprendere fino in fondo alcune delle più famose opere del genio toscano.
Gli Spirituali volevano riformare la chiesa dall’interno, dando una svolta che definirei di estremismo francescano: essi assumevano la dottrina luterana della “giustificazione per fede”, sminuivano i riti e le pratiche esteriori, troppo scenografici, propugnando una religiosità basta su pochi fundamentalia fidei. Un’altra particolarità degli “spirituali” è l’adesione alla dottrina valdesiana dell’illuminazione interiore dello spirito, che delegittimava totalmente l’autorità della Chiesa: si accedeva alla Verità grazie al beneficio di un’illuminazione per grazia divina, che scendeva direttamente sul fedele e tuttavia non volevano la rottura con Roma, ma anzi il suo ravvedimento.
Una parte cospicua degli Spirituali italiani si riunì attorno al cardinale Reginald Pole nel corso della sua legazione apostolica a Viterbo, dando luogo alla cosiddetta Ecclesia viterbensis, e fu particolarmente influente in Curia sino all’inizio degli anni cinquanta del ‘500 – al punto che il cardinal Pole mancò d’un soffio l’elezione papale. Ma l’avanzata del partito inquisitoriale guidato da Gian Pietro Carafa e la sua elezione al soglio pontificio come Paolo IV mise fine al sogno riformatore. Fra i più famosi seguaci degli Spirituali si contano Michelangelo Buonarroti, Vittoria Colonna, Renata di Francia, Giulia Gonzaga, Bernardo Ochino.
Vittoria Colonna, la prediletta di Michelangelo: per lei il grande genio toscano avrebbe scritto poesie eccezionali, e fatto disegni ispirati alla comune fede. Stukul descrive molto bene questo amore maturo e purissimo tra i due, davvero anime gemelle.
Nel romanzo, Michelangelo e Vittoria assistono all’ascesa e al declino di Pole e del sogno degli Spirituali di una chiesa davvero fedele all’esempio di Cristo, sullo sfondo di una Roma corrotta e pure bellissima, dove l’amore è il miracolo che può redimere anche i malvagi: ne sono esempio i personaggi della giovane spia Malasorte e dello sbruffone capitano dei birri Vittorio Corsini.
Tutto ruota attorno all’esistenza e diffusione di un libello, Il beneficio di Cristo, che è una sorta di bibbia degli Spirituali: esso, e il movimento, devono sparire dalla faccia della terra.

Il beneficio di Cristo: permetteva al fedele di costruire un proprio rapporto con Dio, escludendo in pieno le “opere della legge” e dunque il compito della Chiesa, relegandola a un ruolo che non poteva nemmeno definirsi subalterno. […] Il testo veneziano che riprendendo le Lettere di San Paolo propugnando una visione compromissoria tra fede cattolica e protestante?

Per la cortigiana manipolatrice, la dark lady della storia, Strukul sceglie il nome più evocativo, Imperia: la vera Imperia fu cortigiana coltissima, amata da poeti e letterati, nonché poetessa lei stessa, immortalata più volte da Raffaello ma morta da un pezzo al momento in cui Strukul ambienta il suo romanzo; tuttavia era usuale nel ‘500 che le cortigiane assumessero come “nome d’arte” quello di una città: ecco dunque la scelta del nome per il personaggio, che a differenza della vera Imperia, risulta malvagia e incapace di amare persino la fanciulla che pure aveva “adottato” da tempo, Malasorte.
Il vero antagonista della storia altri non è che il cardinale Gian Pietro Carafa: Strukul conclude la narrazione prima di far sapere ai lettori meno informati che egli diventerà il temutissimo papa Paolo IV, e che sarà, una volta eletto, ancor più ostile a Michelangelo: sarà lui, infatti, dopo la morte dell’artista, a pretendere che Daniele da Volterra ricopra le nudità del Giudizio Universale con dei panneggi, che varranno al povero esecutore il soprannome di Braghettone: ma forse Strukul ha in mente di parlare di tutto ciò in un eventuale sequel… Che dire? Speriamo.

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