Murate vive. Marianna de Leyva e le monache di Monza di Bruna K. Midleton

RECENSIONE DI SARA VALENTINO

“Non sono una criminale, ma solo una povera donna che ha commesso gravi errori perchè vittima di forze malefiche e diaboliche”

Con questa citazione posso racchiudere interamente il mio pensiero, e quello che ho letto e compreso personalmente leggendo “Murate vive” di Bruna K. Midleton.

Mi avvicino sempre con un passo felpato e una certa deferenza a questo episodio tragico e doloroso della storia Monzese.

La monaca di Monza conosciuta per essere stata la suor Gertrude, personaggio emblematico de “I promessi sposi”, Manzoni si è ispirato a Marianna De Leyva per narrarla.

Marianna nasce a Milano nel 1575, figlia di un nobile spagnolo conte di Monza, Martino de Leyva, e di Virginia Maria Marino. La sua nascita è già una condanna, il suo destino già scritto. “Cara, è una femmina, le farò prendere i voti e la farò diventare badessa del monastero di Santa Margherita!”

La madre avrebbe voluto strappare la figlia a un destino tanto tremendo ma il fato non volle e la donna morì di peste l’anno successivo lasciando sola la piccola.

Marianna, affidata, dimenticata, vittima dei venti e degli eventi a soli tredici anni, il ricordo di regali ricevuti solo a rappresentare il suo futuro, bambole con il velo, entrò nel monastero delle Benedettine Umiliate di Santa Margherita. Un grido sordo di vendetta verso il genitore che l’aveva defraudata non solo dei soldi ma anche della vita.

Ferita nel profondo dell’anima, Marianna guardò i suoi capelli per terra. Provava tanta rabbia. Si sentiva morire… Quello fu il giorno della morte di Marianna De Leyva e della nascita di un’educanda rinchiusa in un monastero da un padre padrone che aveva voluto disfarsi di una scomoda figlia”

Questo il destino di molte fanciulle del tempo che furono obbligate a prendere i voti, a sparire al mondo, in un luogo così tetro quale il Monastero di S.Margherita chiuso da ogni punto tranne che per il giardino della casa degli Osio, confinante. Tante vittime di storie maledette.

La curiosità, la noia, il desiderio di vivere, l’inganno sono ingredienti bollenti che esploderanno in eventi altrettanto calienti.

Alleanze silenziose, sussurri nella notte, cinquanta chiavi del convento gettate nel pozzo, gli incontri tra Virginia e Gianpaolo Osio continuarono e come per un piano inclinato la corsa poteva essere solo verso il baratro. Amante, complici, omicidi, le prime indagini, la sparizione di una novizia…

“Ma il vento sparpagliava le voci come le foglie d’autunno..”

Gli eventi tragici umani e religiosi travolsero come un fiume in piena il Monastero di Monza, violenza nella violenza per l’altrettanto tremendo epilogo che conosciamo, tortura di una brutalità inumana.

La seconda parte del romanzo è dedicata alle testimonianze, ai verbali del processo. Certamente si esce devastati, almeno questo è accaduto a me.

“una vita senza perdite resta una promessa non mantenuta”

E’ importante che io sottolinei il messaggio d’amore che scaturisce dall’epilogo delle vicende, la ricerca di una luce anche quando non si vede, la luce che bisogna accendere dentro di noi. Imparare ad amare la parte peggiore di noi stessi, una redenzione, perchè amare la parte migliore è troppo facile.

Rinchiusi nella cella sentirete un grande immenso dolore, ma anche una forza immensa.

In copertina Il peccato di Heinrich Lossow anno 1880

 

Trama

Marianna De Leyva, la monaca di Monza de I promessi sposi del Manzoni non era certamente sola nel monastero di Santa Margherita, con lei c’erano molte altre fanciulle “forzate” al velo claustrale contro la propria volontà. Le vicende che le coinvolsero s’inquadrano in un microcosmo di sortilegi e malefici, lussuria e pratiche ascetiche, disciplina e corruzione del clero. Le fanciulle venivano sacrificate a calcoli d’ambizione e d’interesse, d’avarizia e d’eredità, trasferite dai sogni dorati dell’adolescenza ai silenzi austeri delle celle, dai nascenti amori alle privazioni e all’isolamento della clausura, cui si contrapponevano i fantasmi d’una cupa disperazione, d’un irrefrenabile desiderio, d’una perversione della natura. Sotto l’abito claustrale si celavano le tentazioni, s’insinuavano i peccati, si profanavano i corpi e le anime. Se la Religione ne fu oltraggiata, la colpa va ricercata nell’infamia della nobiltà e del potere civile e religioso arroccato nei propri privilegi e nell’uso ignobile delle fanciulle. La più vergognosa delle ingiustizie s’era abbattuta sulle monache di Monza forzate al peccato e alle quali era stata chiesta una tremenda riparazione alla santità pretesa e violata. Il silenzio e il buio sono scesi per sempre su quella tragedia umana e religiosa che ha consegnato alla storia le monache di Monza.

  • Copertina flessibile: 158 pagine

  • Editore: Bonfirraro (11 aprile 2019)

  • Lingua: Italiano

  • ISBN-10: 8862722079

  • ISBN-13: 978-8862722070

  • LINK D’ACQUISTO

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