Miseri resti sepolti – Miriam Palombi

Trama

Ossessione. Perversione. Follia. Ecco cosa muove un assassino. Se le vittime avessero la possibilità di tornare dall’oltretomba, e vendicarsi in un modo altrettanto orribile a quello in cui sono state uccise, vittima e carnefice sarebbero poi così diversi tra loro? Se potessimo guardare nei loro occhi, vedremmo lo stesso cupo abisso. Divisi in vita, uniti nella morte. Ciò che resterà i tutti loro saranno solo miseri resti sepolti.

 

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Copertina flessibile
Editore: Dark Zone (12 ottobre 2018)
Collana: Dark Zone
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8899845441
ISBN-13: 978-8899845445

Recensione a cura di Vincenzo Barone Lumaga

Miseri resti sepolti è una antologia che contiene, oltre a racconti molto brevi e incisivi, della durata di poche pagine, anche alcune poesie a tema sepolcrale. Il tutto per un totale di 23 (numero magico) perle nere, i grani oscuri e insanguinati del rosario dell’orrore recitato da Miriam Palombi.

Tra poesia e narrativa, le pagine della raccolta sono popolate da inquiete presenze e macabri ritornanti, che in molti casi si risvegliano dalla morte per perseguitare i loro assassini, come nel racconto iniziale che dà il titolo della raccolta, o per rivivere il trauma del loro trapasso, o ancora perseguitare dopo la morte la comunità che li ha condannati all’emarginazione e allo scherno persecutorio. Le storie spesso non hanno una ambientazione con particolari connotazioni geografiche, alcune sembrano suggerire una ambientazione statunitense, altre in un contesto italiano privo di particolari caratterizzazioni ulteriori, in altre ancora non vi sono nomi caratterizzanti neppure a designare lo sfortunato protagonista, come a dare una connotazione di universalità a queste vicende di delitto e castigo, di follia e atrocità.

Spesso questi racconti sono la cronaca degli ultimi istanti di vita di un criminale efferato e assassino che paga finalmente il prezzo di una vita dedicata a compiere atrocità (come in Sangue cattivo e Karma). Il tutto è raccontato senza fare sconti quanto alla presenza di sangue, violenza, corpi che vengono privati della vita e altri che si rianimano pur avendo cessato di respirare da tempo e avanzano nel mondo con il loro carico di orrore e decomposizione.

Lo stile della giovane autrice è infatti molto visivo ed esplicito, con grande abbondanza dei particolari più macabri e splatter, in alcuni casi una lettura a stento sostenibile per gli stomaci più delicati. Necrofilia, automutilazione, necrofagia e pulsioni omicide sono le ossessioni che perseguitano molti dei protagonisti di questi racconti.

Tema presente con altrettanta frequenza è quello dei rapporti affettivi o familiari malati, morbosi, dal tragico epilogo (vedi i racconti Denti e Lei giace). Molto spesso, come nella migliore tradizione del racconto gotico da E. A. Poe a seguire, resta il dubbio alla fine della lettura: se in realtà le presenza misteriose che si manifestano non siano in realtà la proiezione del senso di colpa per le atrocità da essi compiute.

Tale ispirazione si fonde in modo interessante con lo stile narrativo che indulge con ostinata estremizzazione, come già detto, nel dettaglio macabro e spesso esplicitamente necrofilo, rivelando l’influenza oltre che della letteratura gotica anche della corrente splatterpunk, realizzando una interessante commistione tra diverse eredità e canoni della narrativa horror. Al di là della efferatezza delle sue storie e del forte impatto delle vicende descritte, spesso davvero atroci, Miriam Palombi si rivela capace infatti anche di una prosa evocativa, in grado di suggestionare creando atmosfere arcane, liriche, celebrando il senso del mistero di luoghi abbandonati che hanno tante storie da raccontare, ma che può essere molto pericoloso scoprire.

Emblematico sotto questo aspetto il suggestivo, quasi poetico “La casa che dorme”. In definitiva, una raccolta che mostra bene le potenzialità espressive e stilistiche di una delle più promettenti autrici emerse sulla scena emergente degli ultimi anni.

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