Aconito napello (Aconitum napellus)

Torniamo a parlare di piante nel nostro erbario e lo facciamo con una delle piante delle “delle streghe”.

L’aconito napello (nome scientifico Aconitum napellus ) è una pianta erbacea della famiglia delle Ranunculaceae con la sommità del fiore somigliante vagamente ad un elmo antico. È una delle piante più tossiche della flora italiana diffusa nelle zone montagnose delle Alpi.

Sono piante erbacee, perenni la cui altezza può arrivare da 50 fino a 200 cm. La forma biologica è definita come geofita rizomatosa , ossia sono piante che portano le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presentano organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei come rizomi, un fusto sotterraneo dal quale, ogni anno, si dipartono radici e fusti aerei. La pianta nella parte alta è glandulosa.

Ha foglie verde scuro e fiori azzurro-violacei dalla caratteristica forma a elmo che si possono ammirare tra giugno e agosto. Questa particolarità ha simboleggiato l’elmo di Odino, o di Thor, per i popoli nordici, ma anche l’elmo di Giove o di Troll, mentre per il Cristianesimo divenne il “cappuccio del monaco”.

Pianta degli inferi, usata nei malefici da maghe e streghe, era soprannominata “erba del diavolo” e, insieme a belladonna, giusquiamo, oppio e hashish, entrava nella composizione di unguenti e pozioni, come uno dei principali ingredienti. Per il  suo veleno paralizzante veniva già usata dalle streghe tessaliche, ancelle di Ecate, per preparare un unguento che, intorpidendo piedi e mani, dava la sensazione d essere sospesi sopra il suolo.

Chi praticava la magia lo usava anche come erba dell’invisibilità: si credeva che se insierita in una pelle di serpente da mettere attorno al collo, avesse questo potere magico. La pianta era dedicata a Ecate, la regina dell’Ade, che la coltivava nel suo giardino, ed era simbolo di Medea, la regina fattucchiera e incantatrice, che la usava per confezionare filtri d’amore insieme al colchico, altra pianta fortemente velenosa.

Secondo il mito, l’aconito sulla Terra sarebbe nato dalla bava di Cerbero, il mostro della mitologia greca, durante la lotta con Eracle. Nella dodicesima fatica l’eroe dovette affrontare il cane a tre teste posto a guardia dell’ingresso degli inferi e riuscì a trascinarlo fuori dal suo regno. Accecato dalla luce del sole Cerbero iniziò ad abbaiare furiosamente e, nel divincolarsi, spruzzò sui campi la sua saliva malvagia, che generò un’erba estremamente velenosa, pur cadendo sulle pietre.

Da qui l’etimologia del nome, che potrebbe derivare da akòne, in greco “pietra”, oppure dal nome Acona, il porto della città di Eraclea, in Asia Minore, dove si sarebbe svolto il fatto mitologico.

La sua peculiarità è di essere altamente tossico: un grammo della radice può provocare la morte. La pianta, soprattutto la radice, simile nella forma alla genziana, contiene un alcaloide, detto aconitina, che agendo sul sistema nervoso provoca un sonno simile alla morte, o peggio ancora una morte rapidissima per paralisi cardiaca o respiratoria.

Gli antichi la chiamavano anche “erba luparia” perchè pezzi di carne intrisi di aconito venivano usati come esche per avvelenare i lupi e le volpi nelle campagne, oppure perchè quest’erba “ammazza gli uomini, le pantere, i porci, i lupi”. Castore Durante, nel suo herbario, racconta ancora che gli scorpioni toccati dalle radici di questa pianta diventano stupidi, ma che si riprendono se toccati dall’elleboro. Persino il bestiame al pascolo può essere colpito dall’aconito.

I Galli, come molti altri popoli dell’Antichità, usavano l’aconito per avvelenare le frecce, spesso intagliate nel legno di tasso, simbolo anch’esso di morte. E il Romeo Shakespeare, per procurarsi la morte, bevve un estratto di aconito.

Era anche un potente febbrifugo e il suo legame con Eracle era dovuto anche al fatto che l’eroe aveva messo in fuga gli uccelli dalla febbre di Stinfalo.

 

Aconito – Avvertenze

L’aconitina è un alcaloide molto tossico (dose letale nell’uomo 3-6 mg, per cui 3-4 g di tubero fresco sono sufficienti ad uccidere un uomo), talmente pericoloso da rendere la pianta inutilizzabile in terapia (l’aconito trova comunque applicazioni in campo omeopatico). Alla dose tossica in pochi minuti si hanno nausea e vomito, seguiti da paralisi respiratoria e cardiaca.

E’ oggi usato come analgesico e antinfiammatorio nelle malattie molto dolorose, come la nevralgia del trigemio, sotto stretto controllo medico.

Fonti:

wikipedia – mypersonaltrainer- Le erbe delle streghe nel Medioevo di Rosella Valentini

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