Arpaïs. La memoria delle anime imperfette di Sabrina Ceni

Recensione a cura di Sara Valentino

“Conoscerete la verità. E la verità vi farà liberi”

Anno 1244. Montségur, l’ultima roccaforte dei perfetti, dei Catari come erano chiamati. Càtari: Bon Hommes. Il termine è usato oggi in modo dispregiativo.

Sabrina Ceni, racconta una storia romanzando i terribili momenti che precedono l’assedio di Montsègur da parte del siniscalco reale di Carcassonne, Hugh de Arcis. La leggenda narra che quattro riuscirono a fuggire portando in salvo il tesoro dei Catari. Il triste epilogo di coloro che rifiutarono di abiurare lo conosciamo tutti.

Attraverso le vicende di coloro che vivono nel villaggio in questi momenti terribili riusciamo a rivivere gli usi e il credo di questi uomini nonchè alcuni dei loro riti, tra i quali il consolamentum che la maggior parte della popolazione riceveva solo in punto di morte.

Il catarismo, che non possiamo certo riassumere in poche righe, fu un movimento ereticale, la loro convinzione era che tutto il mondo materiale era opera del Male. L’Uomo e la Donna costituiscono l’Essere Umano. Questo era il pensiero che animava la comunità catara e si rispecchia nel fatto che i cosiddetti “perfetti” potevano essere sia uomo che donna. Questo era uno sicuramente dei punti in enorme disaccordo con la Chiesa oltre ovviamente all’accusa che quest’ultima aveva tradito cedendo al potere, al desiderio di potere.

“Le persone hanno paura di ciò che non riescono a capire, così si convincono che sia sbagliato”

La protagonista è Arpais, una giovane poco più che bambina, in lei vive e rivive l’ululato del lupo, Il suo compito sarà arduo, i suoi occhi vedranno il dolore. Respiriamo l’odore di lavanda, l’odore della zuppa di ortica, siamo testimoni della vita del tempo. L’autrice ha una narrazione ovattata e in alcuni punti si percepisce molta pace, dolcezza, mitezza nonostante si vivano tragedie terribili.

D’un tratto sentì tutto il freddo del mondo. Non poteva raccontare a nessuno ciò che aveva visto e sentito.

Arpais ha un dono, lo eredita dalla madre, c’è un manoscritto che in qualsiasi modo va salvato, deve restarne memoria. Il lupo che appare nei sogni, per me che sono appassionata di lupi e soprattutto della loro simbologia, è il segno del coraggio, dell’istinto da seguire, della forza e dell’energia insita in noi.

Come emerge dalle pagine del romanzo, che faccio mie in alcuni punti, il coraggio lo troviamo proprio nei momenti di enorme difficoltà e non sempre (quasi mai) è quello dell’affronto quanto più quello di misurarsi, opporsi e trovare una soluzione.

Il coraggio, a volte, trova strade diverse per mostrarsi al mondo, non solo quella del sangue e della spada

Ci sono momenti in cui si vorrebbe cedere, rinunciare, e questo a prima vista parrebbe perdere, potrebbe significare un fallimento. In realtà a volte, l’ho sperimentato, cedere è liberarsi per librarsi e poi gustare un nuovo panorama. Un po’ come il tiro alla fune, no? Lasciare la presa significa smettere di sanguinare. Nella storia di chi rimase a chiudere gli occhi a Montségur è un po’ diverso ma rappresenta comunque la libertà.

Cedere non sempre è sbagliato, è scegliere di vedere una strada diversa, è scegliere di essere liberi.

Vi lascio con queste ultime splendide citazioni che sono per me un messaggio davvero importante per noi. Il nostro spirito è divino, lui sa cosa fare, sa perchè è qui e conosce la strada di casa.

Lo spirito non deve guadagnarsi il paradiso, nenet. Deve solo ricordare la via per tornare a casa.

Fidati del tuo istinto. Sei più forte di quanto credi.
Quando tutto sembra perduto, il canto de Lo boier vibra ai piedi di Montsègur, tra le acque di Fontestorbes e si propaga come un eco in ogni grotta del Sabarthez, in ogni anfratto, fiume, lago, foresta; come l'ululato del lupo, si innalza al cielo per indicare agli esuli, il cammino della rinascita. Su sentieri calpestati nei secoli da celti, romani, iberici e visigoti, il pensiero dei bons hommes si dipana come un filo invisibile, oltre il tempo, per svelare alle 
generazioni future la verità celata da secoli di menzogne.

Trama. Quando tutto sembra perduto, il canto de Lo boier vibra ai piedi di Montsègur, tra le acque di Fontestorbes e si propaga come un eco in ogni grotta del Sabarthez, in ogni anfratto, fiume, lago, foresta; come l’ululato del lupo, si innalza al cielo per indicare agli esuli, il cammino della rinascita. Su sentieri calpestati nei secoli da celti, romani, iberici e visigoti, il pensiero dei bons hommes si dipana come un filo invisibile, oltre il tempo, per svelare alle generazioni future la verità celata da secoli di menzogne.

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