Avalon. I sacri misteri di Artù e Glastonbury di Nicholas R. Mann

Trama


I Celti consideravano l’isola di Avalon – identificabile con l’attuale Glastonbury – il punto di passaggio dell’Asse del Mondo. Il Tor di Glastonbury raffigura l’archetipo della montagna sacra e spirituale, e funge da scala per il cielo. Le sorgenti costituiscono il mezzo per accedere al magico regno degli spiriti del sottosuolo, e per uscirne. La Chalice Well e la caverna presso la White Spring sono i luoghi in cui si materializzano le fonti della saggezza, della poesia, della sessualità, della guarigione, dell’immortalità e della prosperità. Vero e proprio specchio del sacro, Avalon-Glastonbury rappresenta per i mistici il castello del Graal e la patria di Excalibur, ed è il luogo in cui è sepolto re Artù, che non è morto, ma aspetta di fare il suo ritorno dagli inferi. D’altra parte il luogo è da sempre importante anche per la Chiesa britannica, perché lì, nel VI secolo, germogliò la fede cristiana e venne costruita la prima cattedrale. Nicholas Mann, analizzando dettagliatamente le caratteristiche del paesaggio di Avalon – che comprende lo Zodiaco di Glastonbury, l’Abbazia, il Labirinto del Tor e la St Michael Line mostra come esse siano espressioni del potere dell’isola, in cui converge la forza magica e spirituale del paesaggio inglese.

Link d’acquisto: Avalon

Copertina flessibile: 276 pagine
Editore: L’Età dell’Acquario (1 gennaio 2006)
Collana: Uomini storia e misteri
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8871362314
ISBN-13: 978-8871362311

a cura di Sara Valentino

Ultimata questa lettura che da tempo aspettavo di fare. Ne sono rimasta entusiasta in quanto mi ha regalato un quadro completo sulla leggendaria isola di Avalon.

E’ da qualche mese che mi sto appassionando a ricerche legate al Santo Graal e a Re Artù. In qualche modo immaginavo ci fosse un legame e finalmente in questo testo ho potuto leggere qual è il filo rosso, come il sangue di Gesù, che li unisce.

Il libro di cui vi parlo è un saggio e  non trascende mai nella fantasia, ma regala al lettore un’analisi approfondita di tutti gli aspetti che hanno reso l’odierna città di Glastonbury la leggendaria isola, tra cielo e mare, chiamata Avalon o isola di vetro.

Per giungere a quella che potrebbe essere la conclusione ambita da tutti i lettori curiosi, come lo sono io, l’autore parte dal principio e ci racconta del territorio, della conformazione di questa terra; davvero estremamente interessante come vengono descritti  i boschetti e le piante che la coprirono.

Passando per la storia viene descritto l’arrivo dei cristiani che colonizzarono questo luogo sacro e venerato dalle popolazioni britanniche.

Una nota la voglio lasciare sul mitico Tor: un colle naturale alto 158 mt. e situato in cima alla zolla di terra che forma l’isola.

“Un tempo la cima era occupata dal blocco di edifici che formavano il monastero di St. Michael sul Tor. Fondato tra il 600 e l’800 d.C., il monastero è esistito fino alla Dissoluzione del 1539. Oggi rimane solo il campanile del XV secolo. Stando alla documentazione archeologica, prima di quella data la cima del Tor era occupata da gente che aveva intenzioni più militaristiche che monastiche. Le storie e le leggende che circolano intorno a questa fortezza parlano di legami con re Artù.”

Una leggenda, che viene menzionata, riguarda Giuseppe di Arimatea ed è il fil rouge di cui vi ho parlato poco fa. Una leggenda molto suggestiva certamente, ma della quale è impossibile stabilire la veridicità.

“La leggenda vuole che Giuseppe di Arimatea arrivò dalla Palestina passando per la Francia e la Cornovaglia, portando con sé due ampolle e, secondo alcune versioni, il Santo Graal. Secondo la tradizione popolare il Graal era il calice usato da Cristo durante l’Ultima Cena. Le ampolle d’oro e d’argento, una bianca e una rossa secondo l’iconografia comune, contenevano l’acqua e il sangue sgorgati dalle ferite di Cristo dopo la crocifissione. Quando alla fine di dicembre Giuseppe e i suoi uomini giunsero sull’isola di Avalon erano stremati e per tale motivo assegnarono a una collina il nome di Wearyall Hill. Qui avvenne il miracolo: Giuseppe piantò a terra il suo bastone che mise radici e germogliò; l’episodio è una perfetta allegoria del cristianesimo che mette radici ad Avalon.”

Non si tratta certamente di un testo semplice, in alcune parti può risultare ostico soprattutto se da parte del lettore non c’è un reale interesse per l’argomento.

Io mi sento assolutamente di consigliarlo per come vengono spiegate le varie simbologie: il labirinto, la croce celtica e il calderone, nonché Excalibur e il numero 12… solo per citarne alcune.

Viene raccontata parte della storia dell’abbazia e delle tradizioni spirituali dell’isola. Si parla di San Patrizio e Santa Brigida, identificata con Maria in quanto entrambe traggono le loro origini dalla Grande Dea.

Si parla di San Michele, che ho imparato ad amare dopo la visita alla Sacra di Torino.

“E’ interessante che il Tor, in maggio, sia orientato verso l’alba, secondo l’inclinazione del suo asse, cioè la linea ideale che taglia il Tor per lungo e prosegue in direzione di altri siti rituali di san Michele e altri ancora più antichi.”

Sono davvero molti e tutti degni di grande interesse gli argomenti che vengono trattati in “Avalon. I sacri misteri di Artù e Glastonbury”

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