Belfagor di Ercole Luigi Morselli

a cura di Samanta Casali

Nel 2021 cade l’anniversario dei 100 anni dalla morte di Ercole Luigi Morselli.

Morselli è un autore italiano del Novecento poco conosciuto, contemporaneo di Papini e Prezzolini con i quali ha condiviso l’amore per l’arte e la letteratura. 

Il testo è estratto dalla mia tesi di laurea “Ercole Luigi Morselli tra scrittura ed esercizio grafico” e si focalizza sull’ultimo periodo di vita del Morselli ovvero durante la composizione dell’opera Belfagor.

Belfagor di Ercole Luigi Morselli

Nel dicembre 1917 la famiglia Morselli sta attraversando un periodo di miseria dovuto alle difficoltà economiche.

L’attore Gualtiero Tumiati, capitato a Genova per recitare, prega Luigi di scrivere una commedia e gli anticipa un po’ di denaro. Morselli in pochissimi giorni scrive Belfagor, arcidiavoleria in quattro atti.

Il soggetto della commedia di Morselli mette in scena la vicenda del diavolo Belfagor, inviato in un piccolo borgo del litorale toscano a far esperienza delle faccende umane attraverso il matrimonio.

Sua moglie Bianca racconta che mentre stava finendo di scrivere il III atto, Luigi comincia a sentire fenomeni di fortissimo esaurimento tanto da annebbiarglisi le idee e non poter continuare.

Nonostante la stanchezza e la fatica, egli porta a termine il lavoro per cui aveva preso un anticipo di 200 lire da Tumiati.

Tumiati non sembra persuaso dal lavoro e lo sconforto per l’ennesima delusione favorisce, già nel provato organismo del poeta, il risorgere di un vecchio asma bronchiale che provoca attacchi notturni talmente violenti da far temere più volte Bianca per la fine del marito. 

Fortuna vuole che Tumiati ci ripensi, si convinca a mettere in scena Belfagor e addirittura decide di fissare luogo e data della prima rappresentazione: Milano, Teatro dei Filodrammatici, 14 febbraio 1919. 

Morselli, insieme a Bianca e la figlia Liana, decide di seguire la compagnia nel capoluogo lombardo ma la prima viene rimandata per problemi tecnici.

Tumiati molto preoccupato per la salute dell’amico approfitta della forzata pausa per distoglierlo dall’insano proposito di seguire la compagnia in tutta la tournée e prende la decisione di abbandonare il progetto.

Nell’aprile 1919 Claudio Guastalla incontra il drammaturgo e decide di collaborare con lui per ricavare un libretto dall’opera.

Nel novembre 1919 Ottorino Respighi riceve dall’editore di Ricordi, Carlo Clausetti, l’incarico di comporre l’opera Belfagor su libretto di Guastalla.

Nell’autunno dello stesso anno, Guastalla informa Respighi:

«Belfagor non va, ma proprio per niente. Manca la personalità del protagonista.

Morselli ha dovuto autorizzarmi a fare un secondo atto per dare spessore a quel

diavolone che è a mille miglia da ogni astuzia diabolica ed è persino un grande imbecille».

Il lavoro di composizione dura due anni e Morselli nel frattempo muore.

Il 6 giugno 1922 Respighi annuncia finalmente al suo editore di aver ultimato il Belfagor

L’opera musicale è composta da un prologo, due atti e un epilogo (originalmente quattro atti nel Morselli) e prevista per la direzione  del maestro Toscanini.

La trama del libretto ripercorre alquanto fedelmente quella della commedia di Morselli e se sono presenti alcuni cambiamenti, anche nella maniera di descrivere i personaggi, ciò che colpisce immediatamente il lettore e l’ascoltatore è la maniera in cui costoro si esprimono.

Respighi dedica l’opera a Morselli, già morto da qualche anno e il cast della prima musicale tenutasi alla Scala di Milano il 26 aprile 1923 comprende: Mariano Stabile (Belfagor), Margaret Sheridan (Candida), Francesco Merli (Baldo) e Toscanini, inizialmente previsto cede il posto al maestro Antonio Guarnieri. 

Il diavolo vestito da ricco mercante (baritono) e il padre della bella Candida, Mirocleto (basso) svolgono i ruoli grotteschi, tipici dei ‘perdenti’; Candida(soprano) e il suo innamorato Baldo (tenore) incarnano le leggi vincitrici dell’amore con una delicata e quasi canzonettistica metodicità. 

Tra gli effetti più riusciti, nella realizzazione musicale della vicenda, sta il concerto di campane che segna la definitiva sconfitta del diavolo.

Guastalla in seguito afferma: 

«Quel periodo del Belfagor a Milano fu certamente uno dei peggiori della nostra vita di autori, ma l’accoglienza del pubblico, così spontanea e festosa e la conoscenza che l’opera fosse cosa degna e viva ci consolarono di tante amarezze».

Filippo Tommaso Marinetti sulle pagine del Popolo d’Italia, definisce il Belfagor un’opera futurista.

Walter Zidaric oggi afferma che Guastalla, influenzato dalla poesia d’annunziana, travisò il tono sostanzialmente leggero e parodico del messaggio morselliano e, nel suo libretto, finì col compromettere l’unità stilistica necessaria che avrebbe potuto consentire a questo lavoro di riallacciarsi alla tradizione dell’opera buffa italiana.

Il Belfagor viene pubblicato postumo dall’editore Treves nel 1930 e viene portato per la prima volta sulla scena al Teatro Valle di Roma il 19 maggio 1933 dalla compagnia Kiki Palmer.

Gli attori della prima furono: Filippo Scelzo (Belfagor), Camillo Pilotto (Mirocleto), G. Falcini (Olimpia), Kiki Palmer (Candida), B.L.Scelzo (Fidelia), N.G.Cervi (Maddalena) e Gino Cervi (Baldo).

Ermanno Contini sul Il Messaggero del 20 aprile scrive: 

«Spettacolo ammirevole per fasto e per fantasia, per varietà di colori e di toni: un sapore

fiabesco e paesano, ad un tempo, ricco di quella ingenua malizia che è propria delle

favole popolaresche e che seduce per la pittoresca, semplice vivacità  dell’immaginazione […]

Il successo fu caldo vibrante, unanime: cinque chiamate al primo atto, sei al secondo,

sette al terzo, sei al quarto».

Contini continua sul Il Messaggero:

«Vicenda come si vede gustosamente satirica la quale, calcando le orme di tutta la nostra novellistica dal tre al cinquecento, si svolge su un tono tra scettico e boccaccesco, argutamente e grassamente ridanciano, il quale porta all’amena conclusione che con le donne non ce la può neppure il diavolo uscente dalle loro grinfie ‘cornuto e marziato’ peggio di un povero mortale».

Il Belfagor, dopo le repliche al Valle, è rappresentato al Politeama di Napoli, a La Pergola di Firenze e all’Arena Lido di Pesaro e come in precedenza altri lavori morselliani, è stato presto dimenticato e tolto dal repertorio del teatro italiano di fantasia. 

Bibliografia:

VASILI BARTOLONI MELI, LUCIA FERRATI, Ercole Luigi Morselli. Vita e Opera. La nuova Italia, Firenze 1993.

WALTER ZIDARIC, Belfagor di Claudio Guastalla e Ottorino Respighi: la vena comica e nazionalistica nel melodramma italiano del primo ‘900, «Chroniques italiennes», III, 2006.

Il Messaggero del 20.04.1933, Biblioteca Oliveriana, Fondo Morselli, Op. c. 19, fasc. 5, n.19.

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