#Blogtour. L’anello di Caterina. Ludovica Saracino. Bookroad – L’arte e la storia nella vita di Caterina

Quando mi è stato chiesto di partecipare a questo blogtour sono stata molto felice ed entusiasta perché ho seguito la campagna dedicata a L’anello di Caterina dal principio. Sono stata a Siena anni fa e ne conservo un ricordo molto particolare, resta nel cuore per la storia che si respira ad ogni angolo, nei pressi della zona del palio, al Duomo.

Questo libro mi ha permesso di vivere la città di Siena e la storia di Santa Caterina. Del romanzo parleremo più approfonditamente il giorno 12 durante il Review party.

Ora però facciamo un tuffo nel passato e ripercorriamo la storia di Caterina da Siena, inoltre avremo la possibilità, come ha fatto l’autrice Ludovica Saracino nel romanzo, di percorrere la sua vita anche attraverso l’arte e le opere ad essa dedicate.

La santa senese è anche patrona nella città di Siena della contrada del Drago e della contrada dell’Oca, quest’ultima è proprio quella dove si snodano le vicende de “L’anello di Caterina”. È la contrada a cui apparteneva per luogo di nascita (Fontebranda) Santa Caterina da Siena. Le contrade sono le diciassette suddivisioni storiche della città all’interno delle mura medievali.

Caterina nasce nel 1347  dal tintore Jacopo Benincasa e da Lapa Piacenti. La sorella gemella, Giovanna, morì a poche settimane dalla nascita. All’età di dodici anni Caterina si trova, per volere dei genitori, a dover pensare a un futuro e prossimo matrimonio. Ben presto si fa strada in lei il desiderio di dedicare la sua virta a Dio e dunque declina ogni eventuale proposta. Purtroppo nel Medioevo per entrare in un monastero era necessario versare una cospicua dote, Caterina pur non avendo la possibilità  non perde la speranza. I genitori si rendono conto che è un suo vero e grande desiderio, scoprendola spesso in preghiera, e non un capriccio;  cercano dunque, in particolar modo la madre, di farla accettare fra le Terziarie domenicane, note come “Mantellate” dal mantello nero che copriva la veste bianca. Fu solo per “merito” di una forte febbre che ne sfigurò il viso che la nostra Caterina, con l’intercessione ancora ad opera della madre, venne accettata a sedici anni, nel 1363, nella basilica di San Domenico.

A venti anni imparò a leggere, ricevette l’anello delle mistiche nozze con Gesù, dettò le prime lettere, ebbe inizio la sua attività caritativa: poveri, malati, carcerati, spesso ripagata da ingratitudine e calunnie. La sua fu una vita di sofferenze, come per tutti i Santi, venne interrogata a Firenze, sei anni prima della morte. Raimondo da Capua, suo padre confessore, scrisse la sua prima biografia. Durante lo scisma Caterina si consumò dal dolore per divisione della sua Chiesa, cercò in ogni modo di far riconoscere l’autorità di Urbano VI. Morì nel 1380 a 33 anni e fu proclamata santa nel 1461 da papa Pio II.

Basilica di San Domenico 

All’interno della Basilica di San Domenico, teatro di una succulenta scena all’interno del romanzo, vi è la cappella di Santa Caterina. Ricavata nella parte anteriore dell’antica sacrestia, fu fatta costruire da Niccolò Bensi nel 1466 per custodire la sacra testa di Caterina, la più insigne delle reliquie della santa, portata a Siena da Roma dopo la sua morte. La Santa fu sepolta nel cimitero di Santa Maria sopra Minerva, ma a causa dell’umidità del luogo fu riesumata e poi tumulata all’interno della basilica. In quella occasione il su citato Raimondo da Capua chiese l’autorizzazione a staccare la testa di Santa Caterina che poi fu portata in segreto a Siena all’interno di una borsa di seta tutt’ora conservata nella celletta di Santa Caterina.

La reliquia ebbe nei secoli diverse curiose vicissitudini, dal 1711 la Testa venne collocata in un’urna, opera di Giuseppe Piamontini, noto orafo fiorentino dell’epoca.

Nel 1526 Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma, realizzò ai lati dell’altare due dei suoi più celebri capolavori, lo Svenimento mistico e l’Estasi della santa.

Estasi della Santa – Sodoma
Svenimento mistico – Sodoma

Questi due capolavori testimoniano l’intensità della preghiera della Santa. Lo svenimento in maniera particolare simboleggia il venir meno di fronte alla grandezza di Dio. L’estasi invece rappresenta la completa devozione e il rapimento nella contemplazione.

“L’estasi. Non è meraviglioso, cara? Santa Caterina ha sempre illuminato qualsiasi cosa intorno a lei. fin da piccola, proprio nell’anno della peste nera, nel 1348, santa Caterina aveva pochi mesi di vita. Una luce tanto grande in un inferno tanto buio. La sua nascita in un periodo di atroci sofferenze non fu forse un dono divino?”

Il dipinto che occupa la parete opposta venne realizzato ad olio su muro da un altro grande pittore senese, Francesco Vanni, tra il 1593 e il 1596. La scena, ambientata in un loggiato, raffigura Santa Caterina che libera dal demonio un’ossessa, in mezzo allo stupore di un’eterogenea folla di astanti, fatta di nobili, religiosi, mendicanti e popolani, quasi a sottolineare il carattere universale del messaggio della santa.

Fontana di Fontebranda 
Fontebranda è una fontana di Siena, inserita nel Terzo di Camollia, nel territorio della Nobile Contrada dell’Oca e nella conca di Vallechiara, a poche decine di metri dall’omonima porta di Fontebranda.

Aperta sulle mura edificate nella metà del secolo XIII e all’interno del quartiere abitato sin dal primo Medioevo dagli artigiani dell’Arte della Lana, la cui organizzazione produttiva necessitava di un copioso approvvigionamento idrico.
La fonte è caratterizzata da tre ampie arcate gotiche ogivali, attualmente sormontate da merli e una fila di archi ciechi con motivi triangolari.

“Più giù Antonio aveva aggiunto un’indicazione con scrittura minuscola e ordinata; leggendo quelle parole trattenni nuovamente il respiro pensando a quale guaio fosse andato incontro per colpa mia” … “Fontebranda, prima arcata, riflesso sull’acqua.” … 

“Questa, nel medioevo, era una fonte famosissima in tutta la Toscana, così famosa da essere citata da Dante nella Commedia. La fontana, si diceva insistentemente, poteva parlare”

“Devi ascoltare, tesoro. Le nostre parole si trasformano in echi magici, ma se rimaniamo in silenzio, ecco che tornano i rumori del passato”

 

Trama dalla quarta di copertina

Quando il telefono inizia a squillare, Caterina ancora non immagina i cambiamenti radicali che subirà la sua vita. Sono già diversi anni che vive a Londra e che ha deciso di mettere una pietra sul passato e su tutto ciò che l’ha spinta a scappare da Siena, come per esempio il difficile rapporto con la sua famiglia. Ma la morte improvvisa di nonna Maria la mette di fronte a una sola possibilità: come unica erede, deve rientrare in Italia e partecipare alla lettura del testamento. Il ritorno in patria, però, si rivela tutt’altro che una decisione felice: la morte della nonna, rinomata storica e grande studiosa della vita di santa Caterina da Siena, ha attirato l’attenzione dell’intera comunità senese e di misteriose personalità accademiche interessate a un segreto di famiglia che la donna ha cercato di proteggere per tutta la vita. Caterina lo sa bene: spesso la nonna le parlava di un misterioso anello scomparso appartenuto proprio alla santa, capace di incredibili miracoli e nascosto da secoli proprio nel centro medievale di Siena. Ma quella che per lei è stata poco più di una favola della buonanotte, presto si trasforma in una realtà fitta di insidie.

 

Fonti: Wikipedia – https://santacaterina.siena.it – http://www.siena-agriturismo.it/

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