Cara Speranza di Maria Antonietta Torriani Torelli Viollier

Una raccolta di racconti scritti alla fine dell’Ottocento, dipingono con acume e ironia la vita e le aspettative delle genti della Pianura Padana. 

Recensione a cura di Isabella Novelli

Maria Antonietta Torriani  Torelli Vollier, novarese di nascita e nota anche come Marchesa Colombi fu una scrittrice di fine 800, famosa per gli atteggiamenti e le idee femministe, collaboratrice del Giornale delle donne e prima firma femminile del Corriere della sera (di cui il marito fu tra i fondatori), è l’autrice di questo libro di racconti, che restituisce al lettore l’atmosfera dell’epoca in tutti i suoi variegati strati sociali.

Il primo narra la vicenda di Amalia che: “Aveva ventisette anni ma ne dimostrava quaranta. Il volto era pieno di rughe, i capelli, folti sulla fronte, erano tanto radi sul cranio, che frammezzo alle ciocche, tirate nella legatura, si vedeva la pelle bianca sollevarsi“. Amalia aspetta con ansia il fidanzato ma lo aspetterà invano perché una disgrazia improvvisa li dividerà per sempre. Il secondo narra come “il curare”, un veleno potentissimo, può distruggere immediatamente la vita di un animale e di un essere umano. Il terzo narra di Carlo, “un fanciullo un po’ viziato dall’amore esclusivo del nonno, e non si trovava bene che con lui; cogli altri era selvatico; non entrava mai nelle case dei vicini, i quali, del resto, erano gente occupata e povera, che non badava a lui” che improvvisamente si trova solo al mondo e si lega ad una suora molto dolce e speciale. Poi è la volta di Fausto un trentacinquenne tenore che si innamora perdutamente di una giovane signora ma non riesce a dichiarare inizialmente i suoi sentimenti. L’ultimo narra del signor Cantinelli che si risposa e getta nello sconforto le sue due figlie Paola e Bianca, tanto che una delle due, la prima deciderà di farsi suora, con un rigore tale che “Col volto pallido, gli occhi sempre bassi, l’aspetto rigido, suora Paola Immacolata è ora la monaca più fredda e severa del convento.”

Maria Antonietta Torriani Torelli Vollier, venne riscoperta da Natalia Ginzburg e Calvino che ne portarono in luce le opere. Caratterizzato da uno stile ironico e asciutto verso le vicende amorose, questo libro di racconti rende bene lo spirito dell’epoca e dipinge un ritratto della società del tempo molto preciso e puntuale, con un’animo che si dimostra pietoso verso i più deboli (come Amalia e il piccolo Carlo) che sono sempre i più provati dalla vita.

Un libro che si legge tutto d’un fiato perché si viene trasportati dalle storie dei protagonisti che tengono in sospeso il lettore sino alla fine. Una scrittrice che si dimostra molto vicina alle grandi del suo tempo(penso alla  più giovane Sibilla Aleramo) che merita di essere letta per la sua grande capacità di narrare le storie più svariate. 

Edizioni Decima Musa

 (12 luglio 2021)

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