CARLO E AMALIA – UN AMORE REALE DI LUCIA SCARPA

Siamo nella prima metà del XVIII secolo e ogni sovrano lotta per accrescere il proprio dominio. La regina di Spagna Elisabetta Farnese è una di questi. Lungimirante e calcolatrice, opera solo per poter ottenere ciò che pensa le spetti di diritto e per farlo, utilizzerà senza tentennamenti i suoi figli, primo fra tutti il primogenito Carlo Sebastiano di Borbone. Fedele alla madre e oltremodo malleabile, l’Infante si presterà ai suoi complotti senza proferire parola, ma l’esperienza è una buona consigliera e, alla fine, lui sarà in grado di prendere in mano le redini della sua esistenza. In un altro regno, figlia di altrettante cospirazioni ci sarà Maria Amalia Wettin, una sposa bambina, intelligente, astuta e di buon cuore, che cercherà di affrontare a testa alta tutte le prove che la sua nuova vita le imporrà. Tra intrighi, tradimenti, guerre, dolori e gioie, Carlo e Maria Amalia riusciranno a trasformare il loro matrimonio di Stato in uno d’amore, dando origine a una tra le storie più emozionanti e tenere del passato.

Copertina flessibile: 446 pagine
Editore: Independently published (6 giugno 2018)
Lingua: Italiano
ISBN-10: 1982915293
ISBN-13: 978-1982915292

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Recensione a cura di Claudia Renzi

Carlo Sebastiano di Borbone era figlio della volitiva regina di Spagna, Elisabetta Farnese, e di Filippo IV. Strumento nelle mani della madre, diventa quasi per caso duca di Parma e Piacenza. Tra intrighi e macchinazioni immancabili in qualunque corte, il giovane duca si trova immischiato in manovre politiche molto più grandi di lui e Lucia Scarpa ci restituisce, con maniacale cura del dettaglio, lo spaccato dell’Italia – e di buona parte dell’Europa – del Settecento. La famiglia Borbone giocherà un ruolo fondamentale sullo scacchiere internazionale, tanto che ben presto Carlo si ritroverà sul capo, anche, la corona di Napoli e Sicilia.
Nel 1738 Carlo aveva sposato la giovanissima Maria Amalia di Sassonia: Amalia non mancherà di diventare ben presto non solo amica, ma anche consigliera del marito, e quello che era nato come matrimonio combinato si rivelerà un fortunato matrimonio d’amore. Molto spazio è dato all’aspetto romantico, tanto che il romanzo di Scarpa si può incasellare nel filone romance; e grande attenzione è rivolta nel descrivere tutti gli aspetti della vita di coppia, reale o meno: dalle insicurezze verso sé stessi alla paura per la vita dei figli, in un’epoca in cui la mortalità infantile era ancora altissima e da cui – nel caso specifico – dipendeva la sopravvivenza o meno dell’intero casato.
Amalia è poco più che una bambina quando viene data in sposa a Carlo, e i suoi dubbi sono più che legittimi:
Anne sembro intuire i di lei dubbi e sorrise con dolcezza. «Non
temete il giudizio di un uomo, se sarà saggio, noterà in voi la
splendida donna che siete destinata ad essere.»
Carlo, dal canto suo, è dipinto da Scarpa come un uomo che tiene in considerazione le opinioni della moglie e le rispetta, destreggiandosi al suo fianco tra complessi balletti diplomatici e innumerevoli intrighi volti a minare la stabilità del loro regno, orditi a volte dagli stessi consiglieri regi: uno su tutti, il conte di Benavides – cercando di riformare il regno di Napoli venendo incontro alle esigenze popolari, assistito e consigliato in questo dalla moglie Amalia.
A tutto ciò fa da sfondo, a due passi da Napoli, la scoperta di Pompei ed Ercolano – che darà poi il via alla nascita del Neoclassicismo. Grazie a Carlo, inoltre, la favolosa collezione Farnese – ereditata da sua madre Elisabetta in quanto ultima erede della dinastia – sarà trasferita proprio a Napoli tra il 1735 e il 1739, salvandola dalle mire dei nuovi proprietari del ducato emiliano, gli austriaci. Sotto Carlo e Amalia verrà iniziata la favolosa Reggia di Caserta del Vanvitelli e create le cosiddette “porcellane di Napoli” ovvero le celeberrime Porcellane di Capodimonte; Carlo fu mecenate di artisti quali Giuseppe Sammartino (noto soprattutto per il famoso Cristo Velato) ed ebbe la lungimiranza di istituire l’Accademia Ercolanense con il compito di gestire e preservare l’immenso patrimonio storico e artistico rinvenuto negli scavi archeologici.
Nell’ottobre del 1740 la morte dell’imperatore Carlo VI – avvelenato, pare, da un piatto di funghi come già l’imperatore Claudio – getta i regnanti europei nel caos: al trono salì la figlia Maria Teresa, ma l’evento scatenò una guerra civile austriaca che durò fino al 1748 che ben presto si allargò oltre i confini nazionali.
Il successivo trattato di Worms, che metteva a rischio la tranquillità del regno di Napoli, spinse Carlo ad unirsi alla Spagna, governata da suo fratello, ma il trionfo dello stesso Carlo nel 1744 a Velletri, lo liberò definitivamente dall’etichetta di pavido burattino che alcuni gli avevano cucito addosso.
La consacrazione finale, tuttavia, sarebbe giunta nel 1759, quando, alla morte di Ferdinando VI, Carlo divenne Re di Spagna con il nome di Carlo III. In quell’anno lui, Amalia e i loro figli lasciano Napoli per la nuova avventura: tuttavia Amalia morirà di lì a pochi mesi, nemmeno quarantenne. Carlo ne serberà sempre vivissimo ricordo fino alla sua stessa morte avvenuta nel 1788.

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