Dio lo volle? 1204: la vera caduta di Costantinopoli di Marina Montesano

Un attacco premeditato, il saccheggio selvaggio, massacri e una parziale distruzione della città sul Bosforo: la prima “caduta di Costantinopoli” non avvenne nel 1453 per mano ottomana, come generalmente si ritiene, ma nel 1204 ad opera dei latini, ossia veneziani e milites in gran parte francesi. È la storia raccontata in questo volume: nota come quarta crociata, la spedizione promossa da Innocenzo III puntava ufficialmente alla riconquista di Gerusalemme, ma finí per prendere la Nuova Roma, greca e cristiana. La storiografia si è interrogata sull’episodio con esiti differenti.I bizantinisti hanno generalmente considerato la presa del 1204 come un atto deliberato ai danni di Costantinopoli, mentre gli studiosi della crociata sono stati piú cauti, fino a sposare il punto di vista dei protagonisti: come il cronista Goffredo di Villehardouin, il quale presenta una concatenazione di incidenti casuali che avrebbero condotto al sacco della città. Alla luce delle numerose fonti dell’epoca, il libro restituisce un quadro preciso della vicenda e non esita a chiamare in causa volontà e comportamenti sinora occultati da una storiografia a tratti compiacente.

Copertina flessibile: 188 pagine
Editore: Salerno (20 maggio 2020)
Collana: Aculei
Lingua: Italiano

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a cura di Sara Valentino

Marina Montesano  insegna Storia medievale presso l’Università di Messina, fellow di Villa I Tatti – The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies e membro del Comitato scientifico dell’International Society for Cultural History (ISCH). Si occupa di storia culturale e in particolare di stregoneria, di studi di genere e dei rapporti fra Occidente e Oriente. Con la Salerno Editrice ha pubblicato Caccia alle streghe (2012); Marco Polo (2014).

Una lettura, quella di questo saggio, illuminante per capire sotto un punto di vista totalmente nuovo “La vera storia della caduta di Costantinopoli” comunemente chiamata Quarta crociata. “Dio lo volle” prima parte del titolo che rappresenta e racchiude un po’ le espressioni comunemente usate per tutte le crociate.

La quarta crociata partì da Venezia nell’anno 1202, spedizione partita con il consueto scopo di riprendere Gerusalemme che però si conclude in maniera del tutto diversa e altrettanto inaspettata con la conquista dell’antica capitale cristiana, Costantinopoli.

Nel saggio vengono analizzati i motivi che portarono a questo evento, questo episodio della storia, chi furono i motori dell’azione, il ruolo di Venezia e quello del papa Innocenzo III.

L’autrice, storica medievale, ci accompagna in un percorso che prende avvio da lontano per rendere più lineare la comprensione di come la catena di eventi abbia portato alla suddetta crociata.

Viene altresì evidenziato, e ridimensionato, in base alla consultazione delle innumerevoli fonti storiografiche l’evento rispetto a come gli studiosi di Bisanzio lo hanno vissuto e riportato negli anni,

Innocenzo III viene visto, e riproposto, attraverso la lettura di un ricco epistolario tra lui e i protagonisti della crociata, da ideatore e promotore si è visto poi sfuggirgli di mano la situazione per mano dei veneziani.

I veneziani hanno fonti più tardive rispetto a questi eventi, come se in qualche modo non volessero celebrare la presa di Costantinopoli, lo faranno successivamente quando il peso dell’evento sarà meno rilevante.

E’ un breve saggio ma racchiude un lungo periodo, viene preso in considerazione l’Impero Romano d’Oriente, Bisanzio, la crescita di Venezia e naturalmente, lo abbiamo detto, il ruolo del papato. Attraverso i secoli per giungere al fatidico 1204 quando le maglie si stringono e si creano gli intrecci politici che poteranno alla presa di Costantinopoli.

E’ interessante il punto di vista, giustissimo e condivisibile, spiegato sapientemente dalla Montesano, in virtù del quale la caduta di Costantinopoli è avvenuta nel 1204 e non nel 1453 come più comunemente viene detto.

Prima di lasciare la parola all’autrice, che ringrazio per aver risposto alle nostre domande, mi fa piacere ricordare San Nicola e il monastero veneziano del lido da dove partì anche la quarta crociata. San Nicolò fu proclamato protettore delle flotte veneziane e nella chiesa sono conservate alcune sue reliquie.

Marina i Suoi interessi sono molto vari, leggo che è ricercatrice di magia, folklore, viaggi medievali e altri. Quale di questi è l’argomento che maggiormente La appassiona?
L’insieme dei miei studi va nella direzione della storia culturale, sebbene declinata in ambiti differenti. Sono affascinata dai viaggi e amo viaggiare; quello che cerco nei viaggiatori del passato è soprattutto la visione “dell’altro”, la scoperta di costumi differenti e il modo di tradurre tali differenze attraverso la narrazione: diciamo quindi un approccio antropologico-culturale. A questo tema si lega l’interesse per la storia del Mediterraneo, all’interno del quale si può collocare anche il libro sulla quarta crociata del quale parliamo. La storia della magia, della stregoneria e della cultura folklorica è centrale nella mia ricerca, soprattutto in riferimento all’età medievale e a quella rinascimentale; fra i molti possibili temi che ricadono in questi ambiti, mi sono occupata soprattutto della maturazione del concetto di stregonerie nell’Italia del Quattrocento e del peso dell’eredità classica nella definizione della figura della strega rinascimentale.

Parliamo della Sua ultima pubblicazione. Se ha piacere di raccontarci come ha maturato l’idea di questa ultima opera per Salerno editrice?
Come spiego nell’introduzione al libro, l’idea è arrivata casualmente: in un concorso, diversi anni fa, ho svolto una lezione sulla quarta crociata; non era un tema che avevo scelto io perché le tracce venivano sorteggiate, ma avevo una certa dimestichezza con la storiografia crociatistica. In quell’occasione, leggendo per prepararmi, mi sono imbattuta in diverse interpretazioni che trovavo solo parzialmente convincenti; poi però mi sono dedicata ad altre ricerche e ho accantonato la quarta crociata, pur continuando a leggere ciò che veniva pubblicato sul tema. Grazie all’interesse della casa editrice ho infine deciso di riprendere in mano fonti primarie e storiografia e di rispondere alle domande che mi ero posta, soprattutto in merito all’interpretazione che viene data di una vicenda peculiare: ossia una spedizione che dovrebbe raggiungere il Vicino Oriente e riconquistare Gerusalemme, ma che invece finisce per prendere, dopo averla devastata, la città di Costantinopoli, ossia la Nuova Roma fondata dall’imperatore Costantino, una delle culle del cristianesimo.

Nel testo vengono menzionate le innumerevoli fonti dell’epoca che sono state studiate e consultate. Il lavoro dello storico è un mestiere difficile ma affascinante. Ci vuole raccontare il tempo impiegato e qualche aneddoto significativo?
Conosciamo gli eventi della quarta crociata grazie a un numero considerevole di fonti, che hanno provenienze differenti così come differenti sono i protagonisti della storia. Ci sono cronache, lettere private, la corrispondenza fra il pontefice Innocenzo III e i suoi interlocutori. Il bello è che alcune di queste fonti, come le lettere, sono state scritte mentre gli eventi si svolgevano, dunque ci danno un’idea della dinamica dei fatti. Sono fonti che, almeno in parte, conoscevo già abbastanza bene, il che mi ha aiutata, ma la lettura sistematica delle epistole al papa, e soprattutto le sue risposte, sono state essenziali per definire il mio punto di vista rispetto al tema; direi anche per sovvertire alcune interpretazioni consuete della quarta crociata, che tendono a minimizzare il ruolo di Innocenzo III. Tuttavia, per arrivare a parlare delle vicende che riguardano i primi anni del Duecento, ho deciso di privilegiare la “lunga durata”, analizzando dalle origini il ruolo delle parti in causa: Venezia e Costantinopoli, i cristiani d’Oriente e quelli d’Occidente, il movimento crociato, in modo da accompagnare il lettore a una migliore comprensione del contesto e degli esiti delle azioni dei protagonisti. L’aneddoto o la curiosità può stare nel titolo: Dio lo volle? aggiunge un punto interrogativo a una frase (Deus vult) che si cita sempre in rapporto alla crociata, per significare come presso i contemporanei quelle spedizioni alla conquista del Santo Sepolcro di Gerusalemme fossero organizzate per assecondare la volontà divina. Poiché la storiografia tradizionalmente inserisce la conquista di Costantinopoli all’interno della consueta numerazione delle spedizioni crociate, possiamo chiederci se Dio volle anche questa azione. È una domanda retorica, naturalmente, ma che ci porta direttamente alla prossima domanda e alla questione centrale del libro …

Per quale motivo si deve considerare il 1204 come anno della caduta di Costantinopoli e non il 1453 come generalmente si ritiene?
Questo è il punto centrale del mio libro. Quando parliamo di “caduta di Costantinopoli”, immediatamente il pensiero corre al 1453; come mai nessuno pensa al 1204? Eppure, in quella data Costantinopoli venne assediata e semidistrutta, i suoi domini furono divisi tra i vincitori; il patrimonio della città, anche quello sacro costituito dalle reliquie, venne spartito fra i vincitori come bottino, comprato e venduto. Sappiamo che l’impero non si sarebbe più ripreso; un governo greco tornerà sul trono nella seconda metà del Duecento, ma ormai la gloria di Costantinopoli sarà solo un ricordo. È mia opinione che una certa storiografia propensa a leggere la storia del Mediterraneo come un “conflitto di civiltà” abbia preferito sottolineare l’importanza del 1453 perché la conquista fu ottomana, dunque musulmana; per contro, la conquista cristiana del 1204 viene inserita nella “numerazione” (peraltro un po’ fatua) delle crociate, per cui diviene semplicemente “la quarta”, perdendo di fatto la centralità dell’evento: molti miei studenti la ignorano totalmente, mentre tutti ricordano l’altra data. La collana Aculei nella quale il libro viene pubblicato, ha la volontà di mostrare un sottofondo polemico e/o inatteso, insomma vuole pungere come il titolo indica. La mia provocazione sta nel ribaltare la prospettiva tradizionale dinanzi agli occhi del lettore: Bisanzio non è stata distrutta dai musulmani turchi, ma dai fratelli cristiani con il beneplacito del papa.

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