DRACULA di BRAM STOKER

“Mi stava vicino, lo vedevo da sopra la spalla, ma nello specchio non si rifletteva!” In Transilvania per concludere la vendita di una casa londinese al Conte Dracula, discendente di un’antichissima casata locale, il giovane agente immobiliare Jonathan Harker scopre che il suo cliente è una creatura di mistero e orrore… Dracula, archetipo delle infinite storie di vampiri narrate dalla letteratura e dal cinema, mette in scena l’eterna lotta tra il Bene e il Male, ma anche tra la ragione e l’istinto, tra le pulsioni più inconfessabili e il perbenismo non solo vittoriano. Una storia scaturita dall’inconscio ed entrata in tutti i nostri incubi.

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Copertina flessibile: 569 pagine
Editore: Mondadori; 4 edizione (21 novembre 2016)
Collana: Oscar classici
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8804671610
ISBN-13: 978-8804671619

Recensione a cura di Cristina Costa

Con questo capolavoro della letteratura gotica, pubblicato nel 1897, lo scrittore irlandese consacra definitivamente il mito del vampiro, facendolo divenire fra l’altro l’antesignano del genere horror, nonché un classico tout court della letteratura europea.
Stoker tratteggiò Dracula ispirandosi alla figura storica di Vlad Tepes o Vlad Dracula che governò la Valacchia una prima volta brevemente nel 1448, poi dal 1456 al 1462 e ancora nel 1476. Fu uno dei tiranni più sanguinari. Combattè contro i Turchi. La Transilvania era una terra particolarmente devastata dalle lotte tra cristiani e turchi. A livello letterario invece, Carmilla di Le Fanu e The Vampyre di John Polidori hanno avuto un peso enorme nella creazione del personaggio Dracula. In questi due romanzi si delineano tutti i tratti peculiari del Conte: la nobiltà, il castello sperduto, la vittima inconsapevole e una sottotraccia fortemente erotica.
“BENVENUTO NELLA MIA CASA, ENTRATE LIBERAMENTE E DI VOSTRA SPONTANEA VOLONTA’”
Ecco come il Conte Dracula accoglie il suo visitatore. A lui lascia la scelta. Chi entra nel suo castello decide di volerlo conoscere. Chi entra nel suo castello decide di affrontare le proprie paure fino in fondo, pur consapevole dei rischi che corre.
Dracula è un romanzo che stupisce in quanto il presunto protagonista compare ben poco nella narrazione. Le sue apparizioni sono poco più che bagliori. Di rado appare in fattezze umane, e quando lo fa è sempre per pochi istanti, subito ingoiato dal buio, dalla nebbia, dalla folla Ci viene presentato solo attraverso gli occhi degli altri personaggi-narratori. Dracula non è mai visto con obiettività; non è mai messo in condizione di esprimere le proprie opinioni. In poche parole Stoker non ci permette di entrare nella mente del Conte. Abbiamo così, solo una visione soggettiva dei narratori. Le azioni di Dracula vengono registrate da persone che sono animate dall’ unico intento di distruggerlo. Un solo punto di vista, per così dire. Per Stoker Dracula è innanzitutto una minaccia sessuale. Non s’impone con la violenza ma usa l’arma della seduzione esprimendo il suo disprezzo per ogni forma di autorità nel modo più individualistico possibile, attraverso il sesso. Dracula è un romanzo che palpita di energia sessuale. Il rito vampiresco e l’atto sessuale dimorano uno nell’altro con una esattezza che non lascia margine di dubbio. L’incontro di Harker con le tre voluttuose donne vampiro è di tipo sessuale così come gli incontri del Conte con Lucy e Mina. Dracula è un aristocratico che sfida la società borghese del tempo proprio su un terreno che essa pensa di poter controllare scientificamente: la sfera delle emozioni e della sessualità. Quando infatti nel 1897 esce il romanzo, domina il Positivismo, quella corrente di pensiero secondo la quale la filosofia, abbandonando le astrattezze della metafisica, deve limitarsi a organizzare i dati delle scienze sperimentali. Compito della scienza è descrivere e misurare la realtà. Tutto diventa misurabile: la scienza impera. Contemporaneamente però, si sviluppa anche lo spiritismo, la convinzione nella presenza e nelle manifestazioni degli spiriti. Van Helsing, uomo di scienza e sciamano, incarna perfettamente la coesistenza di questi due orientamenti.

Dracula è anche un sovversivo perché ribalta l’ordine del cosmo facendo della morte una non-morte. È un modello destabilizzante; è un buco nero terrorizzante. Lo è senza protezioni e in un modo meravigliosamente esatto. Tutto in lui è terrore cristallizzato in gesto, immagine, parola, odore, tempo, colore. Dracula è un’assenza, un bagliore, un lampo che acceca.
Già da queste poche informazioni si capisce come il tema della lotta tra bene e male è solo uno tra i tanti o meglio è quello che appare ad una prima lettura, quella più superficiale.
Il Conte è soprattutto la rappresentazione stessa delle paure e anche dei desideri umani. È un vero e proprio moto di ribellione che l’autore ha sviluppato partendo da una frustrazione personale (un matrimonio freddo impostato sulla rigida morale vittoriana). Dracula non è solo lo spettrale vampiro che si nutre di sangue umano. Dracula è un simbolo. È la manifestazione fantasiosa di un uomo che è alla costante ricerca di una rottura (se non reale perlomeno culturale) da una morale soffocante tipica del puritanesimo britannico. La sua è una ribellione estrema la cui conseguenza non può non essere che la rovina. A Dracula non resterà che soccombere all’azione di Van Helsing, di Jonahtan e di tutti gli altri promotori di quei sani valori vittoriani che in realtà si riducono a convenzioni sociali, maschere dietro le quali nascondere i loro impulsi sessuali travestiti da rituali, il loro amore per la violenza dietro i nomi di imperialismo e progresso. In realtà questi eroi del bene, proprio perché credono di agire in nome di Dio non riescono più a scorgere il legame che li rende simili a Dracula con l’osservanza dei valori sociali quali la monogamia, le buone maniere, l’adeguamento alla volontà collettiva; osservanza tramite la quale riescono a nascondere il lato violento e passionale del loro carattere, non solo agli altri ma anche a se stessi.

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