Da che ne ha memoria, Elisabetta ha sempre saputo di essere importante: primogenita del re Edoardo iv e di Elisabetta Wydeville, la sua nascita è stata celebrata con la stessa gioia riservata a un erede maschio. I capelli tra il rosso e l’oro, gli occhi blu e i lineamenti delicati, non ha la bellezza algida della madre e tuttavia è graziosa; i suoi sogni sono popolati da cavalieri che salvano fanciulle e innamorati che si giurano fedeltà, come nelle storie d’amore che divora. Promessa sposa al Delfino di Francia fin dalla piú tenera età, a diciassette anni Elisabetta è una giovane donna che si appresta a compiere il proprio dovere. Ma quando una nuova alleanza politica manda a monte il fidanzamento, provocando la morte di suo padre, in quel vuoto si insinua, subdolo, il fratello del re, Riccardo iii, da troppi anni assetato di potere. Davanti a quella meschina usurpazione, alla famiglia di Elisabetta non resta che una soluzione: fuggire. Perché, come in una favola nera, la giovane e i suoi fratelli si vedono improvvisamente privati non solo del titolo, ma anche della loro stessa identità. Decisa a sopravvivere a ogni costo alla rovina, Elisabetta si trova cosí al centro dello scontro fra York e Lancaster: un campo di battaglia dove schiererà tutto il proprio coraggio e la propria intraprendenza.
Attingendo a una ricca documentazione storica, Alison Weir racconta cosí la storia struggente, avventurosa e a volte tragica di Elisabetta di York, figlia, sorella, nipote e madre di re. Consorte modello, donna generosa e influente, Elisabetta visse uno dei periodi piú turbolenti della storia inglese, eppure riuscí a lasciare dietro di sé un’eredità destinata a specchiarsi nei secoli, e a concretizzarsi, anni dopo, in quella nipote che sarebbe stata la prima donna della dinastia Tudor a salire al trono: Elisabetta I.
- Editore : Neri Pozza (21 luglio 2023)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 576 pagine
Recensione a cura di Paola Nevola
Alison Weir, scrittrice di saggi e romanzi in particolare sulla dinastia Tudor, è una certezza, il suo ultimo romanzo su Elisabetta di York è appassionante, emozionante e molto interessante. Lo scenario storico è la guerra delle due rose e la nascita della dinastia Tudor. Un’epoca significativa che ha visto la fine del medioevo inglese e di molte casate prestigiose, l’inizio di un’era in cui la monarchia non dipenderà più dall’aristocrazia, accrescerà potere e ricchezze che in futuro porteranno l’Inghilterra all’imperialismo.
Nelle note spiega l’autrice: Elisabetta è stata una regina dimenticata o passata in secondo piano, sarebbe dovuta essere la prima monarca a regnare, ma a quell’epoca era inammissibile per una donna, era contro Natura e Dio che una donna governasse sugli uomini. Figlia, sorella, nipote, moglie, madre di re è l’antenata di tutti i sovrani succedutisi sul trono inglese dal 1509, di tutti i monarchi scozzesi dal 1513, e di ogni monarca britannico dal 1603.
«Io sarò regina d’Inghilterra! Non m’importa se lui mi impiccherà, brucerà o annegherà: altrimenti, la mia vita non è degna di essere vissuta».
Cercherò di raccontarvi chi era Elisabetta gli episodi più salienti della sua vita e quelli che l’hanno toccata profondamente nel suo animo, delineandone il carattere.
Il padre e la madre di Elisabetta “Bessy” erano una coppia affiatata, nonostante l’opposizione della famiglia di Edoardo ostile ai “famigerati” Woodwille, la famiglia della moglie, il loro è stato un matrimonio d’amore e Bessy, i suoi fratelli e le sue sorelle, molto legati tra loro, sono stati amati.
Bessy stravedeva per il padre, un uomo possente, dal carattere forte e gioioso, purtroppo i tradimenti e le guerre per il trono, sempre in bilico tra York e Lancaster, lo hanno tenuto a lungo lontano dalla famiglia. La situazione instabile ha condizionato la madre rendendola una donna molto apprensiva e sospettosa, una donna provata dalle numerose perdite che ha subito lungo la sua vita.
Elisabetta già da bambina sapeva che come primogenita il suo destino sarebbe potuto essere quello di regina. Promessa al Delfino di Francia attendeva il momento piena di speranza e al contempo dispiaciuta di lasciare i suoi affetti, istruita per quel ruolo veniva chiamata madame La Dauphine.
Purtroppo la delusione è stata cocente quando il re di Francia ha mandato a monte il fidanzamento, è stato avvertito come un grave disonore; per il padre, già con problemi di salute per via del suo stile di vita dissoluto, un colpo che lo ha portato alla morte.
Edoardo IV sul punto di morte designa il fratello Riccardo duca di Gloucester protettore del regno, che a questo punto è a capo del governo nelle veci del nipote Edoardo V troppo giovane.
La regina vedova sospettosa non si fida e con i figli Ned (Edoardo V), York, Cecilia, Caterina, Brigida, Maria e Bessy si rifugia in un’abbazia e li vivranno per lunghi mesi. Riccardo, chiamato l’usurpatore riesce a portare via i principi Ned e York e a rinchiuderli nella torre, un episodio terribile e riprovevole che ha suscitato sgomento e biasimo nei sudditi e disperazione in Bessy e la Madre.
Questo episodio molto noto è stato d’ispirazione a Shakespeare per la sua celebre opera teatrale Riccardo III.
Successivamente, asserendo l’esistenza di un contratto prematrimoniale stipulato da Edoardo IV antecedentemente al matrimonio con Elisabetta Woodwille, fa dichiarare illegittimi i figli e depone Edoardo V. Il duca di Gloucester viene incoronato con il nome di Riccardo III.
Quei lunghi mesi da rifugiati hanno prostrato la Madre di Bessy che oltre la perdita di alcuni suoi parenti vive l’angoscia di non sapere il destino dei suoi figli, i principi, e il timore che tutto sia perduto compresa la loro incolumità.
Elisabetta comprende che la Madre non è più razionale, deve trovare una soluzione per la loro salvezza e per la discendenza.
“…se sono destinata per grazia divina a essere regina, avrò bisogno di un marito, e my lord Richmond rappresenta la migliore occasione che ho di togliermi di dosso la macchia dell’illegittimità e di ottenere una corona che mi spetta di diritto. …Può aiutarmi a conquistare il trono che mi spetta. Può vendicare l’assassinio dei miei fratelli. È la nostra via di fuga da qui!»
Decide di rischiare il tutto per tutto, scendendo a compromessi con Riccardo, con un matrimonio discutibile proposto da lui zio nipote, o tessendo un intrigo per allearsi con Enrico conte di Richmond, discendente Lancaster, esule in Bretagna, desideroso di tornare in Inghilterra a pretendere il trono. Promette ad Enrico di sposarlo facendogli arrivare una lettera di suo pugno e cerca alleati pronti a tradire Riccardo.
Passa il tempo, Elisabetta dispera, ma poi improvvisamente Enrico con l’aiuto dei francesi sbarca in Inghilterra, i due eserciti si scontrano in battaglia e Riccardo coi suoi sostenitori York sono sconfitti a causa del tradimento di alcuni. Nello scontro Riccardo rimane ucciso, Enrico diventa re.
«I figli di Re Edoardo sono stati vendicati, finalmente»
«E adesso abbiamo una nuova dinastia a governarci. …La rosa rossa è sbocciata per vendicare la rosa bianca. E, my lady, attendiamo con ansia un’unione felice fra le due case illustri di Lancaster e York».
Enrico VII si fa designare re per conquista in battaglia ed Elisabetta angustiata teme che non voglia mantenere la promessa di matrimonio.
Le pretese di Enrico alla corona sono comunque deboli per via della sua discendenza. E finalmente, con grande gioia e soddisfazione di Elisabetta e sua Madre, Enrico abroga il decreto di Riccardo sull’illegittimità. Elisabetta di York diventa l’erede legittima, Enrico ed Elisabetta si sposano acclamati in trionfo, in questo modo Enrico consolida il trono, Lancaster e York sono uniti sotto un’unica corona.
La discendenza sarà sotto la casa dei Tudor.
“Enrico si chinò sulla culla e prese il figlioletto ….Voglio che si chiami Arturo….Il popolo inglese gioisce nel sentire quel nome, i principi stranieri tremano poiché ha un suono terribile e formidabile in ogni nazione. Daremo inizio a una nuova età arturiana, Bessy. L’Inghilterra tornerà a essere grande.”
Elisabetta e molti York non ricevettero piena soddisfazione in quanto Enrico l’ha escluse dal governare e si sentì sempre re per diritto di conquistata.
Elisabetta sapeva che così non era, ma non avvertiva l’ambizione di regnare e trovava gratificazione in altro: nella maternità, nella compagnia delle sorelle, nella passione del marito e nelle altre incombenze. Inoltre benchè tra lei e la suocera ci fosse un rapporto di reciproca stima e affetto quest’ultima la surclassava in influenza sul marito e in ambito politico.
Nonostante il loro matrimonio ci furono ancora pretendenti al trono e tradimenti, questo insinuò dubbi e sospetti nei confronti degli York (parenti di Bessy), Enrico prese decisioni alquanto dure nei confronti della suocera e delle sorelle e Bessy lo detestava quando la metteva di fronte al fatto compiuto sulle decisioni che riguardavano la sua famiglia, ma alla fine lo comprendeva sempre.
«Dicono che alcuni supportino il pretendente perché pensano che il re ti abbia fatto un torto enorme negandoti la possibilità di regnare come tuo diritto».
Enrico impose esose tasse e questo ha contribuito a renderlo impopolare e considerato avaro, pure dalla stessa Elisabetta, in compenso investiva per dare lustro a dimore e cappelle. Lei si lamentava spesso della sua bassa rendita, doveva sostenere se stessa, i figli, la sua famiglia, le donazioni e gli intrattenimenti che competevano ad una regina.
A logorala c’era la sofferenza di non aver mai saputo la fine dei suoi fratelli nella Torre, l’incertezza le fece dubitare anche del marito.
Inoltre la tormentava non aver provato il trasporto dell’amore materno alla nascita del primogenito Arturo e la preoccupazione per il suo stato cagionevole di salute, oltretutto venne allontanato ancora piccolo dal padre per ricevere l’educazione e l’istruzione più illuminata adeguata ad un futuro monarca.
Quindi ha riversato il suo affetto nelle figlie e nel secondogenito, che assomigliava al nonno, a cui piaceva essere al centro dell’attenzione e dimostrava già da piccolo un bel carattere. Fa specie pensare a quel bambino come il futuro Enrico VIII, che conosciamo bene, eppure l’autrice ha saputo dargli il carisma di un bambino predestinato.
Enrico era molto avveduto e lungimirante, comprese che per dare potere all’Inghilterra doveva stringere alleanze importanti con gli altri regni, dopo lunghe trattative coi reali spagnoli riuscì a suggellare il matrimonio tra Arturo con l’Infanta Caterina. Caterina arriva in Inghilterra ed Elisabetta assume il ruolo di matriarca, i suoi figli e le sue figlie saranno re e regine.
“…fu lieta del modo in cui aveva cominciato a preparare colei che le sarebbe succeduta come regina, e di come Caterina avesse mostrato di apprezzare la guida di una suocera che avrebbe potuto iniziarla alle realtà e ai misteri della vita di corte inglese.”
Qui mi fermo, la Weir tratteggia Elisabetta donna, con le sue debolezze e incertezze, la sua forza, determinazione, bontà e pazienza nel sopportare le avversità e le sofferenze. Elisabetta è stata amata dal popolo, vedeva in lei la speranza di un prospero futuro. Una donna che nei momenti difficili ha saputo restare accanto al marito, pensare al regno al sogno del padre, a dare una discendenza per la stabilità.
Leggere questo romanzo storicamente ineccepibile è immergersi nella pura storia, grazie alle accurate descrizioni degli ambienti, degli abiti, delle usanze come il confino per il parto e la purificazione o le varie celebrazioni, rituali e nelle svariate occasioni.
Si viene affascinati e coinvolti nelle vicissitudini e sfaccettature politiche con sospetti, intrighi, tradimenti e alleanze grazie ai vari matrimoni. Si entra in empatia coi personaggi, si comprendono i loro ideali, tormenti, passioni, gioie, tutto rapportato al contesto dell’epoca. Unica difficoltà sono le parentele, le casate e i nomi spesso simili, il libro è comunque correlato di albero genealogico.
Il romanzo della Weir è imperdibile soprattutto se siete appassionati dell’epoca Tudor.