Elisabetta II. Ritratto di Regina di Paola Calvetti

Il lunghissimo regno di Elisabetta II è la storia enigmatica di una donna timida e inavvicinabile che dell’accettazione del proprio destino, dell’appassionata difesa della corona, ha fatto la suprema ragione di vita e uno schermo impenetrabile. Con un’eccezione: la fotografia, che l’ha accompagnata nel suo lungo viaggio di sovrana e nell’iconografia del secolo. L’unico palcoscenico in cui The Queen, cedendo anche solo per pochi minuti alle leggi universali della luce e alle esigenze pratiche di un ritrattista, si è davvero rivelata. Delegando così ai grandi autori che con il loro obbiettivo l’hanno seguita nei decenni – da Cecil Beaton a Yousuf Karsh, da Lord Snowdon a Brian Aris, da Annie Leibovitz a Harry Benson – non solo il racconto della propria immagine nel tempo e la memoria dei favolosi e talvolta drammatici giorni dei Windsor, ma anche la testimonianza del ruolo della monarchia in una società in costante evoluzione. Bambina giudiziosa, acerba erede al trono, regina in ogni grammo del proprio corpo, madre distante, sovrana impopolare (e poi amatissima), più forte di ogni scandalo o dolore, espressione massima del senso del dovere e di equilibrio nella discordia e nel disordine: c’è materia sufficiente per il mito. Ma Paola Calvetti, in queste pagine, delinea anche un profilo personale, quasi intimo, di Elisabetta: l’amore per Filippo (solo formalmente due passi dietro la moglie) e le «affettuose amicizie» vere o presunte di entrambi; il legame profondo con il padre Giorgio VI e l’indomabile sorella Margaret; i complessi rapporti con i membri della numerosa e impegnativa famiglia, troppo spesso fonte di pettegolezzi e imbarazzanti rivelazioni. E c’è spazio per i momenti più lievi, le passeggiate in stivaloni e foulard con gli inseparabili corgi, gli scambi di battute con gli stilisti che creano gli abiti e i bizzarri cappellini per i quali è famosa, fino alla scelta della borsetta e del gioiello più adatto in ogni occasione: aneddoti e retroscena che mostrano anche la verità di una donna sempre in attesa di vivere, di essere compresa e amata dentro il nostro sguardo. In un ritratto rigoroso e incalzante che per la prima volta riavvicina donna e simbolo, tra i mille irresistibili dettagli di un’esistenza e di una royal family senza pari al mondo, l’autrice rende ancora più amabile una protagonista della storia, con noi da quasi un secolo e finora sconosciuta.

Copertina rigida: 268 pagine
Editore: Mondadori (16 aprile 2019)
Collana: Le scie
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8804711108
ISBN-13: 978-8804711100

Recensione a cura di Sara Valentino

Questa biografia inizia con il racconto di un ritrovamento fortuito a Marzo 2015 nel Wiltshire. Durante il trasloco di mobilio di un cottage viene alla luce una busta datata 1926, essa contiene molte foto ingiallite e sorprendentemente sul retro una scritta: Princess Elizabeth and the Duchess of York, dec.2 1926. Si tratta proprio delle foto di Elisabetta II, il fotografo è il famoso Marcus Adams appartenente a una famiglia di fotografi famosi per aver potuto testimoniare per anni la vita dei reali. Le foto vengono infine messe all’asta e così sparpagliate e disperse tra i molti fortunati acquirenti. Al venditore delle foto appartenute allo sbadato fotografo è rimasta solo una foto datata 2 dicembre 1926 ed è quella che segna il debutto di Elisabetta davanti all’obiettivo.

Leggere una biografia è un po’ come entrare a passo felpato, nemmeno troppo, nella vita di una persona. Paola Calvetti, giornalista con diversi romanzi al suo attivo, finalista al premio bancarella con il suo romanzo d’esordio, “L’amore segreto”, ripercorre la vita di una bambina, di una ragazza, di una donna, moglie ma sempre di una regina. Lo fa attraverso capitoli dedicati alle varie fasi che la sovrana ha attraversato e sempre iniziando ogni capitolo con una delle fotografie di cui abbiamo accennato all’inizio della recensione.

Lascio a voi naturalmente la curiosità di leggere questa bella storia, ma mi soffermo su alcuni particolari che mi hanno colpita più di altri.

“Spero che tu e Papà siate felici di avere una nipote, spero che presto avrete un nipote”

Questo il testo di un biglietto con il quale Re Giorgio V e la regina Mary vengono avvisati della nascita della nipote. Era il 21 aprile 1926 al 17 di Bruton Street nella casa del Conte di Strathmore e Kinghorne vede la luce la piccola Elizabeth Alexandra Mary Windsor alle ore 2.40.

I reali avevano l’abitudine di scriversi fra loro da una stanza all’altra dello stesso palazzo, questi diari e biglietti, oltre agli immancabili pettegolezzi che a distanza di decenni hanno anche suscitato, sono preziosi per le verità che raccontano.

Lilibet, questo il suo nomignolo che Elisabeth si diede da sola, con il quale i familiari più stretti la chiamano, accetta di sposare Filippo. Il loro matrimonio tra luci e ombre viene dipinto tra le pagine. Filippo deve abbandonare la sua religione e convertirsi a quella anglicana e deve lasciare anche il suo cognome, si sentirà un’ameba privo di poteri, inattivo e frustrato. La loro passione inizia gradatamente a scemare dopo l’incoronazione.

Gli verrà intimato così:

“Dovrai fare a modo nostro, non a modo tuo”

Gioie  e dolori  accompagneranno ancora per anni la Regina, parliamo di un incendio, degli attentati e dello scandalo e le accuse per la morte di Lady D.

“Inevitabilmente una lunga vita può attraversare molte tappe fondamentali, la mia non fa eccezione, ma ringrazio tutti voi e tutti gli altri, qui e nel mondo, per i vostri toccanti messaggi di grande gentilezza”

 

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