Filippo IV di Aurelio Musi

Considerazioni a cura di Sara Valentino

Ho da poco terminato la lettura di questo saggio: “Filippo IV” di Aurelio Musi edito Salerno editrice.

Una lettura che si è rivelata man mano sempre più interessante, non avevo mai avuto l’occasione di approfondire questo personaggio storico di gran rilievo nella politica europea del XVII secolo.

Filippo IV di Spagna anche detto Filippo il Grande o Il Re Pianeta (El rey Planeta) viene raccontato prendendo in esame tutta la sua vita fino alla sua morte e ne vengono evidenziati gli aspetti umani e politici e l’intera evoluzione del suo vissuto così, per ovvie ragioni, differente all’inizio e alla fine del suo regno.

Ecco la malinconia che ci regala sempre una solida contrapposizione tra i picchi in cui siamo a vivere: il declino della monarchia in lento approssimarsi e la contrapposizione con il “Siglo de oro”.

Filippo IV succede al padre Filippo III nel 1621, fu re di Spagna, sovrano dei Paesi Bassi spagnoli nonché re del Portogallo e di Algarve.

Il passaggio dal padre al figlio, Filippo IV, alimentò le attese per il superamento della condizione statica e un avvio a una politica più espansionistica.

Interessante la scelta del nome battesimale Filippo, a confermare il sentimento di ripresa del sogno imperiale e della sua potenza. Felipe, il nome del nonno derivato dalla commistione tra philos (amico) e hyppos (cavallo), quindi “amatore di cavalli” quindi per estensione reggitore di imperi, trionfatore, grandioso di gloria e prosperità.

La morte della madre fu un evento decisivo per il futuro del giovane, non elaborò mai totalmente il lutto e la depressione, morbosa e fobica lo accompagnò, insieme all’ossessione della morte, per tutta la sua esistenza.

Nel corso della narrazione si parla della sua educazione, di come, attraverso alcuni stralci, veniva visto ad esempio dall’ambasciatore genovese in Spagna. La storiografia ha poi parzialmente confermato alcune lacune circa le lingue e in particolare quelle classiche. La sua fu una formazione politica complessa, alcune fonti riportano del suo amore per la musica, il suo studio per l’arte di suonare la viola da gamba. Così anche il teatro entra a far parte della vita di Filippo. La sua futura amante sarebbe stata l’attrice, conosciuta a teatro, Maria Calderòn

“Filippo stesso avrebbe osservato che armi e libri erano il fondamento delle monarchie, ne governavano le dinamiche, insieme formavano una perfetta armonia”

Desidero porre l’attenzione sulla regina, Isabella di Borbona prima moglie di Filippo IV, figlia di Maria de’ Medici e di Enrico IV. La sua bellezza fu ritratta da Velasques divenuto pittore da camera. La sua biografia è stata ricostruita da Martin Hume attraverso i dipinti del pittore sivigliano. Del re sappiamo quanto fosse attratto dalle donne e dedito a occasionali amori ma era davvero e profondamente innamorato della moglie. Grande fu il suo turbamento per la perdita dell’amata a seguito di una difterite nel 1644.

In una sola persona ho perso tutto quanto avrei potuto perdere in questo mondo. E se non conoscessi per fede che Dio ci invia ciò che è meglio per noi il più conveniente, non so che sarebbe di me” Così scrisse a Suor Maria de Agreda

In un solo giorno ho perso la moglie, l’amica, il conforto in tutti i miei travagli e se non ho perso il senno e la via, significa che debbo essere di bronzo. Mi confido con voi perchè conosco la vostra confidenza con la regina e l’affetto che voi le portate” Questa è una lettera alla contessa Parèdes

Il testo prosegue raccontando del rapporto tra Filippo e Olivares, il favorito, l’intimo e collaboratore del sovrano. Della seconda moglie, del declino dell’Impero, della religione insomma un quadro a tutto tondo che svela El rey Planeta imperatore malinconico di due mondi tra sfarzo e declino.

Filippo IV fu l’interprete della malinconia di un impero, quello spagnolo, che, nel giro di qualche decennio, oscillò tra apogeo e declino, tra delirio imperialistico e speranza di restare il centro del mondo, tra sfarzo e decadenza. Regnò dal 1621 al 1665, un periodo sconvolto dalla guerra dei Trent’anni (1618-1648), da rivoluzioni e trasformazioni socio-economiche che colpirono tutta l’Europa. Nei primi vent’anni del suo regno fu il sovrano della prima e unica grande potenza mondiale della storia. Ma a metà secolo quella potenza era già in declino, il mondo stava cambiando: nuovi protagonisti si affacciavano sulla scena. Tuttavia Filippo si dimostrò uno statista di primo piano, capace di gestire uno dei periodi più travagliati della storia dell’impero su cui “non tramontava mai il sole”. La sua epoca fu l’apoteosi del barocco e Madrid ne fu la capitale: nella vita e nella società di Corte, nel suo cerimoniale, esempio e modello per Versailles; nel mecenatismo del re e del suo favorito Olivares; nelle vite parallele di Filippo, Rubens, Velazquez e Calderon. Gli eccessi del tempo si riflettevano nelle stanze dei suoi palazzi: la sessualità di Filippo fu sfrenata, tanto che qualcuno lo definì “sultano poligamo”. Fu attratto da donne nobili e popolane, prostitute, attrici, cantanti. Ebbe molti figli, legittimi e non: alcuni morirono appena nati o bambini. Ebbe una vita familiare sfortunata, colpita da lutti che lasciarono un segno indelebile su di lui, malinconico come il suo impero.

  • Editore : Salerno (18 marzo 2021)
  • Lingua : Italiano
  • Copertina flessibile : 312 pagine
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