Fiore di roccia di Ilaria Tuti

RECENSIONE DI CINZIA COGNI

…c’è invece un’espressione più felice che racconta la tenacia di questa stella alpina: noi la chiamiamo “fiore di roccia”.

Ci sono storie, che seppure eroiche, non vengono tramandate, ma celate e fatte cadere nell’oblio, per non svelare realtà scomode, per non ammettere che la Storia con le sue guerre, le sue imprese e le sue rivoluzioni, non è solo una prerogativa maschile.
Fra queste storie ce n’è una che vede protagoniste delle donne vissute agli inizi del secolo scorso, semplici popolane e figlie di una società patriarcale, che nel periodo della prima guerra mondiale decidono di partecipare attivamente al conflitto, distinguendosi per il loro coraggio ed una forza tale, da far impallidire anche il più capace tenente o colonnello…ed è facile intuire perché sia rimasta sepolta negli archivi friulani per quasi un secolo!
Una storia lontana ma che grida ancora giustizia, che meriterebbe di essere menzionata nei libri di storia , ed è emblematico che sia proprio una donna, la scrittrice Ilaria Tuti, a farla emergere dal passato per raccontarcela in tutta la sua crudezza e verità.

” Per un momento sono l’Artemisia di Alicarnasso di cui narrano le cronache antiche, generale di Serse il Grande, comandante di vascelli. Non è vero che le donne non sono mai scese in battaglia. Semplicemente, l’uomo le ha dimenticate.
Questa è la mia terra, vi sono sepolti i miei avi…E io, finalmente, so di che cosa sono capace.”

Questa autrice non si è limitata a documentarsi e a studiare approfonditamente gli eventi legati a quel territorio durante il conflitto, ha scavato anche nella vita dei protagonisti, colmando si, certe lacune con la fantasia, ma riuscendo comunque a scrivere un romanzo storico davvero credibile.
Fin dalle prime pagine tocchiamo con mano la durezza della vita di montagna, la tragicità della guerra, la sensazione di fame, freddo e stanchezza delle protagoniste e percepiamo subito
la grandezza di queste donne così instancabili e forti, tanto che saranno contattate dall’esercito italiano per portare viveri, medicinali e armi sulle vette alpine, dove i soldati stanno combattendo una dura battaglia contro il contingente austriaco.

” Si fa la Storia, Agata.”
” la Storia è un racconto che si fa scrivere con il sangue.” osservo, mesta.

Le “portatrici carniche”, così vengono chiamate queste donne che si prestano ad aiutare i soldati, non lo fanno per senso del dovere o per una piccola ricompensa in denaro, ma perché sentono che “è la cosa giusta da fare”, perché senza di loro quei ragazzi rischiano di morire, perché aiutare gli altri, condividere il dolore e la fatica, è un valore innato nelle donne, a dimostrazione che quando sono libere di decidere scelgono con l’istinto e col cuore.

” Del resto sono consapevole: se non rispondiamo noi donne a questo grido d’aiuto, non lo farà nessun altro. Non c’è nessun altro.”

Sono figlie, madri, sorelle, con a casa bimbi e anziani che le attendono, che contano su di loro, eppure una volta sistemata la famiglia escono, si caricano la loro grande e pesante gerla sulle spalle e risalgono la montagna, cercando di non soccombere al peso che le schiaccia, alle cinghie che scarnificano le pelle delle spalle, sperando che gli scarpetz, le loro scarpe fatte di stracci, resistano a quella strada irta, sassosa, scivolosa…

“Le donne non hanno mai fatto parte di eserciti, perché gli uomini non sono pronti a vederle morire.”

Quando risalgono il Pal Piccolo, queste donne sono pienamente consapevoli del pericolo che corrono, e non solo per la gelida temperatura e le insidie che nasconde la montagna, ma a causa dei cecchini austriaci appostati al confine, il cui compito è uccidere il nemico, anche se sono donne indifese.
Eppure tutto questo non le spaventa, non le fa demordere, anzi, una volta giunte alla meta comprendono quanto sia fondamentale il loro compito e gli stessi uomini all’inizio ostili e diffidenti nei loro confronti, pian pianino cambiano atteggiamento, a partire dal Comandante Colman, il primo a percepire il loro valore straordinario.

“Donne al fronte” mormora “E che sia, dunque. Come noi. Uguali a noi.”

La Grande Guerra avanza e le mansioni delle Portatrici aumentano, tra cui il compito più duro, quello che svuota l’anima, che fa toccare con mano la tragicità e l’inutilita’ della guerra: trasportare i cadaveri dei soldati uccisi, tutti giovanissimi, riportarli ai loro famigliari, dargli degna sepoltura…

” Portano il ragazzo dai suoi compagni al cospetto del crocifisso vecchio di secoli, assisto alla benedizione e recito una preghiera, anche se sono altre le parole che vorrei dire a Dio…
…Ho l’impressione di avere sepolto anche qualcosa di me stessa sul fondo di queste fosse. Qualcosa di me che non respira più. “

Le cinque protagoniste di questo romanzo, descritte dall’autrice in modo magistrale, racchiudono pregi e difetti di tante donne, per questo è facile immedesimarsi in loro, sentire fin da subito una sorta di empatia, condividere i loro stati d’animo, comprendere le loro scelte, fino a commuoversi alle lacrime quando il destino gli sarà avverso…Ed anche il titolo,”Fiore di roccia”, esprime perfettamente chi furono queste donne ed è proprio il capitano Colman a riassumerne il senso:” È questo che siete. Fiori aggrappati con tenacia a questa montagna. Aggrappati al bisogno, sospetto,di tenerci in vita”.

Trovo doveroso ringraziare questa autrice per avere riportato alla luce questa storia, che racconta di donne e uomini straordinari che si sono sacrificati per un’ideale, sottolineando l’importanza della donna nella società e ricordando a tutti noi quei valori fondamentali per cui vale sempre la pena lottare.

Trama

«Quelli che riecheggiano lassù, fra le cime, non sono tuoni. Il fragore delle bombe austriache scuote anche chi è rimasto nei villaggi, mille metri più in basso. Restiamo soltanto noi donne, ed è a noi che il comando militare italiano chiede aiuto: alle nostre schiene, alle nostre gambe, alla nostra conoscenza di quelle vette e dei segreti per risalirle. Dobbiamo andare, altrimenti quei poveri ragazzi moriranno anche di fame. Questa guerra mi ha tolto tutto, lasciandomi solo la paura. Mi ha tolto il tempo di prendermi cura di mio padre malato, il tempo di leggere i libri che riempiono la mia casa. Mi ha tolto il futuro, soffocandomi in un presente di povertà e terrore. Ma lassù hanno bisogno di me, di noi, e noi rispondiamo alla chiamata. Alcune sono ancora bambine, altre già anziane, ma insieme, ogni mattina, corriamo ai magazzini militari a valle. Riempiamo le nostre gerle fino a farle traboccare di viveri, medicinali, munizioni, e ci avviamo lungo gli antichi sentieri della fienagione. Risaliamo per ore, nella neve che arriva fino alle ginocchia, per raggiungere il fronte. Il nemico, con i suoi cecchini – diavoli bianchi, li chiamano – ci tiene sotto tiro. Ma noi cantiamo e preghiamo, mentre ci arrampichiamo con gli  scarpetz ai piedi. Ci aggrappiamo agli speroni con tutte le nostre forze, proprio come fanno le stelle alpine, i «fiori di roccia». Ho visto il coraggio di un capitano costretto a prendere le decisioni più difficili. Ho conosciuto l’eroismo di un medico che, senza sosta, fa quel che può per salvare vite. I soldati ci hanno dato un nome, come se fossimo un vero corpo militare: siamo Portatrici, ma ciò che trasportiamo non è soltanto vita. Dall’inferno del fronte alpino noi scendiamo con le gerle svuotate e le mani strette alle barelle che ospitano i feriti da curare, o i morti che noi stesse dovremo seppellire. Ma oggi ho incontrato il nemico. Per la prima volta, ho visto la guerra attraverso gli occhi di un diavolo bianco. E ora so che niente può più essere come prima.»  Con “Fiore di roccia” Ilaria Tuti celebra il coraggio e la resilienza delle donne, la capacità di abnegazione di contadine umili ma forti nel desiderio di pace e pronte a sacrificarsi per aiutare i militari al fronte durante la Prima guerra mondiale. La Storia si è dimenticata delle Portatrici per molto tempo. Questo romanzo le restituisce per ciò che erano e sono: indimenticabili.

  • Copertina rigida: 320 pagine
  • Editore: Longanesi (8 giugno 2020)
  • Collana: La Gaja scienza
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10: 8830455342
  • ISBN-13: 978-8830455344
  • Peso di spedizione: 458 g

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