Francesco, i Minori e la Terrasanta – Antonio Musarra

Nella tarda estate del 1219, Francesco si trovava Damietta, al pari di migliaia di altri pellegrini e crociati decisi a riportare Gerusalemme in mani cristiane. In un momento imprecisato, entrò nel campo musulmano, accolto dal sultano al-Malik al-Kamil nella tenda adibita alle pubbliche discussioni. L’aurea di mistero che avvolge quell’incontro è ancora oggi intatta. Desiderava, forse, porre termine al conflitto? Era sua intenzione convertire il sultano? Ricercava il martirio? Si può pensare che la sua presenza nel campo crociato fosse finalizzata a sostenere una Cristianità in armi o nel nostro è da leggere un rifiuto o un “superamento” dell’ideale crociato? In “Francesco, i minori e la Terrasanta”, Antonio Musarra restituisce i contorni del celebre episodio ripartendo dalle fonti, operandone una contestualizzazione spesso assente nelle numerose opere dedicate all’argomento. Di più: lo studio della documentazione coeva gli consente di ricostruire la storia della presenza dei minori in Terrasanta nel corso del Duecento, e d’inquadrarla nell’ambito del pensiero francescano dedicato alla crociata e alla tutela dei Luoghi Santi.

  • Copertina flessibile: 380 pagine
  • Editore: La Vela (Viareggio) (30 marzo 2020)
  • Collana: Peregrinantes in mundo
  • Lingua: Italiano

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Recensione a cura di Sara Valentino

Parlare di questo saggio di Antonio Musarra non è molto semplice per me, non ho le conoscenze adatte per poter fare una valutazione o analisi, certamente lo conosco da una precedente lettura e mi ha riconfermato il suo enorme potenziale. Musarra è un ricercatore storico e si evince durante la lettura delle sue opere, ma un piccolo assaggio ve lo lascio nel video che trovate al termine del mio breve appello introduttivo.

Francesco d’Assisi è un personaggio storico di grande rilevanza. E’ stato il fondatore dell’ordine dei francescani e insieme a Santa Caterina da Siena è patrono d’Italia. Ciò che mi piace ricordare anche se si tratta di un periodo antecedente a quello trattato da Musarra nel suo ultimo saggio, è la conversione di Francesco D’Assisi, egli nel 1204 era pronto per partecipare alla quarta crociata e questo era senz’altro un grande onore al tempo, ricordiamo che era figlio di nobili e apparteneva alla borghesia emergente del suo tempo. Accadde però che una febbre, una nuova febbre lo fermò a Spoleto e dopo alcune “rivelazioni” pare che decise di tornare ad Assisi per non essere più la stessa persona di prima.

«non sopportò indugi o esitazioni, non aspettò né fece parole; ma immediatamente, depose tutti i vestiti e li restituì al padre […] e si denudò totalmente davanti a tutti dicendo al padre: “Finora ho chiamato te, mio padre sulla terra; d’ora in poi posso dire con tutta sicurezza: Padre nostro che sei nei cieli, perché in lui ho riposto ogni mio tesoro e ho collocato tutta la mia fiducia e la mia speranza”.» 

Inizia così la vita di un uomo nuovo, il nuovo Francesco che parte per il suo viaggio e lo fa iniziando da Gubbio, dove trovate la bellissima statua con il lupo a memoria di un episodio della sua vita.

Oggi a poco più ottocento anni di distanza vogliamo ricordare la partenza di Francesco per la Terrasanta nel 1219. Quello che avete tra le mani è uno studio preciso che è adatto a chi desidera fare un tuffo nella storia e a chi cerca materiale di studio approfondito su questo importante episodio.

Ci troviamo immersi nel contesto storico della Quinta Crociata e a comprendere il valore del pellegrinaggio di Francesco, con particolare attenzione all’incontro a Damietta con il sultano al-Malik al Kamil.

Si tratta del tentativo di san Francesco d’Assisi nel voler portare l’annuncio del Vangelo ai musulmani. E’ la crociata della fede e della predicazione evangelica.

“Nella tarda estate del 1219, Francesco si trova a Damietta, al pari di migliaia di altri pellegrini e crociati decisi a riportare Gerusalemme in mani cristiane. In un momento imprecisato, collocabile con una buona approssimazione tra il 29 agosto, data d’un aspro scontro tra le parti, e il 5 novembre, quando la città cadde in mani latine, entrò nel campo musulmano, accolto dal sultano al-Malik al-Kamil nella tenda adibita alle pubbliche discussioni”

Domande si affollano alla nostra mente e a quella degli storici, in un aura di mistero che possiamo immaginare ci si chiede cosa desiderava Francesco. Desiderava porre fine al conflitto? Voleva convertire il sultano? Ricercava il martirio?

E’ possibile e plausibile pensare che Francesco abbia voluto riproporre il messaggio dei predicatori di conversione.

“Francesco incarnò l’ideale crociato forse meglio di chiunque altro, cogliendolo nella sua primigenia e archetipica radicalità: nel significato cioè di “opus pacis”, finalizzato ad allargare il nome cristiano a tutta la Terra”

Ciò che di fatto si può supporre, dopo l’attento studio delle fonti e l’analisi dei documenti, ipotizzare che sebbene Francesco non sia riuscito nella sua opera di conversione fu però ascoltato e non gli fu torto alcun capello; fu probabilmente ritenuto innocuo o in lui si riconobbe un monaco senza superbia. Bisogna tener presente che le fonti crociate e quelle minoritiche hanno messaggi differenti, ciò non vuol dire uno meno veritiero dell’altro ma ogni fonte risponde alle sue esigenze.

Le innumerevoli fonti bibliografiche che troverete nelle ultime pagine del saggio, unitamente alle cartine del tempo, rendono l’idea dello studio approfondito da cui il presente testo è nato. Un testo che, lo ricordo, non riguarda esclusivamente l’episodio della visita di Francesco al Sultano ma anche di un contesto storico, della missione dell’Ordine, della politica e degli interessi delle forze in campo. Sullo sondo di una Damietta assediata, di uno scontro e della sconfitta cristiana si parla di un incontro di fede o meglio tra fedi,culture e religioni, di ascolto e di rispetto reciproco.

 

 

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