Giordano Bruno, il monumento in Campo de’ Fiori.

a cura di Sara Valentino

Campo de’ Fiori, Roma, la statua di Giordano Bruno si erge maestosa, un monumento eretto il 9 giugno 1889 nel luogo dove avvenne il rogo che uccise il filosofo, era il 17 febbraio 1600.

Fortemente criticata dalla comunità ecclesiastica la statua fu voluta da due comitati universitari internazionali, sorti l’uno nel 1876 e l’altro nel 1884, con il favore e l’adesione di uomini di cultura provenienti da tutta Europa raccolsero la somma necessaria per la realizzazione del monumento.

Il Comune di Roma concesse oltre al permesso per la costruzione in Campo de’ Fiori anche un contributo di natura economica. La statua venne realizzata in bronzo e granito di Baveno.

L’incarico fu affidato a Ettore Ferrari il quale presentò un primo bozzetto nel 1879 raffigurante un Giordano Bruno in atteggiamento di sfida davanti al tribunale inquisitorio. Questo non venne accettato e nel 1887 fu presentata una seconda proposta con la rappresentazione che conosciamo e Giordano Bruno in atteggiamento da filosofo.

Gli otto medaglioni in bronzo che si trovano sul basamento, due per ogni lato, rappresentano otto liberi pensatori che sfidarono il potere ecclesiastico: Paolo Sarpi, Tommaso Campanella, Pietro Ramo, Giulio Cesare Vanini, Martin Lutero, Aonio Paleario, Michele Serveto, John Wyclif e Jan Hus.

Da sottolineare che il medaglione di Paolo Sarpi avrebbe dovuto rappresentare Galileo Galilei ma costui abiurò e di conseguenza non fu scelto. Il medaglione di Giulio Cesare Vanini contiene anche una miniatura di Martin Lutero. Quest’ultima pensate che fu notata nella sua particolarità soltanto nel 1991.

Sul basamento vi sono anche quattro formelle, una per lato. La centrale riporta una frase del filosofo Giovanni Bovio: «A Bruno / il secolo da lui divinato / qui / dove il rogo arse». Le altre tre rappresentano su bassorilievo momenti della vita del filosofo.

Una curiosità riporta il fatto che il giorno dell’inaugurazione papa Leone XIII rimase tutto il giorno inginocchiato e osservando il digiuno ai piedi della statua. Poco prima minacciava di partire da Roma per rifugiarsi in Austria qualora la statua fosse stata scoperta al pubblico. Il Primo Ministro italiano, Crispi, rispose al Papa che in caso di abbandono dell’Italia non avrebbe più potuto farvi ritorno. Naturalmente la statua e anche il Papa rimasero. Quest’ultimo però condannò il fatto per l’oltraggio che affermava di avere subito da parte di un mondo moderno ostile alla Chiesa e a Dio.

A dover di cronaca bisogna dire che anni prima, nel 1849, ci fu un’altra statua, poi rimossa per volere del papa Pio IX.

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