Giuliano e Lorenzo. La primavera dei Medici di Adriana Assini

Giuliano è il sole; Lorenzo è cielo, mare e terra. Sono giovani, colti, carismatici e ammirati entrambi quando diventano i principi di Firenze. All’altezza del nome che portano, trattano con successo sia gli affari privati che la cura della cosa pubblica, circondandosi di menti eccelse e rinomati artisti, tra i quali spicca il Botticelli. Ma presto, accanto a tanta luce, crescono le ombre. Spensierato e seducente, Giuliano resta in secondo piano nel governo ma primeggia nelle faccende care a Venere, finendo per invischiarsi in una pericolosa storia d’amore con una donna maritata, Simonetta Cattaneo Vespucci, la più bella tra le belle. Lorenzo, invece, pur rivelandosi un politico abile e prudente, compie alcuni passi falsi nell’insidiosa palude del potere, procurandosi temibili rivali tra i banchieri, segretamente spalleggiati dal papato e da alcuni signori d’altri Stati. Giorno dopo giorno, attorno agli invidiati fratelli Medici prendono forma e corpo oscure trame. A distanza di anni dal tramonto dei due astri, nella città dell’Arno ormai in declino sarà Cosma, un giovane cultore d’arte, a ripercorrere per la sua amata Beatrice splendori e tenebre di quella irripetibile stagione.

Copertina flessibile: 189 pagine
Editore: Scrittura & Scritture (13 giugno 2019)
Collana: Voci
Lingua: Italiano

Recensione a cura di Sara Valentino

E’ calato un triste sipario sul sole e sulla luna di Firenze. Pochi anni dopo quel simbolico tramonto, in cui sparirono i grandi Giuliano e Lorenzo de’ Medici, un piccolo corteo funebre si ritrova a dare un ultimo saluto a un uomo: Alessandro Filipepi, il Botticelli.

“Viene la nausea a riflettere sulla mutevolezza della sorte senza un avviso, altera i nostri piani e si fa beffa delle nostre più intime speranze, derubandoci di illusioni e desideri”

Non sempre, e non per sempre, i desideri restano tali, pensiamo a Botticelli che troverà almeno con la morte, ironia della sorte, la gioia di essere tumulato poco distante dalla sua musa ispiratrice, Simonetta Vespucci. La tomba è nella Chiesa di Ognissanti, patronata dalla famiglia Vespucci, ma quella di Simonetta non è più lì in quanto portata via da una delle piene dell’Arno.

Anche per noi oggi, fateci caso, è così: inutile fare grandi piani, che con un colpo di spugna e da maestro, il fato cancella o altera improvvisamente tutto. Quel che molti dimenticano è che tutti alla fine siamo destinati a un unico luogo, inutile far guerre o voler soverchiare e calpestare il prossimo per arrivare quel gradino più su.

Per dirla con le parole splendide di Adriana Assini  “Consoliamoci, che alla fine della sfida, tanto va nel sacco il re quanto la pedina”.

Mentre seguiamo le acque dell’Arno, custode silenzioso di molte risposte, ci apprestiamo anche noi a seguire il corteo funebre. Facciamo quindi la conoscenza dei nostri protagonisti Cosma e Maso, i quali imbattendosi in ser Giotto nell’accompagnare il feretro, saranno invitati nella sua dimora.

Inizia così, il Cosma, affascinato dalla bella Beatrice, moglie di Giotto ad affabularla con un racconto magico e coinvolgente. Egli narra la storia di quei banchieri che vissero la Florentia e la resero Magnifica un decennio addietro.

“La loro forza? Usarono l’ago e il refe per ricomporre quei dissidi che i loro malaccorti concorrenti cercavano di dirimere armati di forbici”

Ora immaginate un pentagramma e ogni nota è un verso di questo romanzo. Perché la storia di cui si parla è assai nota, ma ci vuole un’arte per raccontarla musicalmente.

Adriana Assini utilizza una prosa che è poesia pura per raccontare e narrare attraverso le parole del Cosma le vicende di Giuliano de’ Medici, il sole che illuminò i giorni di una Firenze splendida. Giuliano il secondogenito di Piero il Gottoso è amante dell’arte, innamorato di Simonetta Cattaneo, sposa del Vespucci, e amico di Botticelli.

Si racconta naturalmente anche del Magnifico, della politica del tempo, e di come sia stato oggetto di trame oscure e di una tremenda, e dal tragico esito, congiura.

“Destriero di razza ma senza briglie, non prova imbarazzo nel mostrarsi frale come tela di ragno. Pensò che la sorte l’avesse frodato e ne fu smarrito”

Continua a suonare l’armonia di Adriana Assini e il pentagramma raggiunge note alte e grevi. L’adulazione si veste da menzogna e ieri come oggi i congiurati si apprestano a compiere il terribile gesto.

Un momento questo, che ogni volta lo leggo, lo vivo e ne resto affranta e coinvolta, ripercorro gli attimi concitati di quel giorno, guardo in faccia quell’odio sprezzante che volto fu a spezzare la vita dei fratelli e a spazzare via i Medici da Firenze.

La “Primavera”, commissionata al Botticelli dai Medici, sarebbe stata il dono per la nascita del figlio di Giuliano, con la di lui morte il dipinto incompleto cambierà destino divenendo un omaggio di nozze.

Ma Simonetta e Giuliano rivivono in questo dipinto (la Grazia centrale guarda Mercurio) che rappresenta l’amore universale, di conseguenza per me la “Primavera” sarà l’unico trait d’union di un amore senza altre speranze.

“La vita fugge ma l’amore salva”

Questo è solo uno dei tanti messaggi che come proverbi si fissano nella mente del lettore, citazioni che sono lezioni di vita da sottolineare e conservare.

Giuliano, infine, al termine di questo pentagramma, troverà nel breve tratto di corda che separa due date, unite da un sottile filo di speranza, ciò che cerca? Non lo sappiamo, ma ce lo auguriamo.

Simonetta Cattaneo morì il 26 aprile 1476, Giuliano de’Medici il 26 aprile 1478.

“La paura è una cattiva consigliera. Ma allontanarmi senza dimenticarti mi darà ragione”

 

 

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