Nel ricostruire la vita del capo Cavallo Pazzo, il figlio del tuono e della grandine, che nel 1876 sconfisse il 7º Cavalleggeri di Custer nei pressi del Little Bighorn, Vittorio Zucconi ha scoperto molto più di un messia guerriero con una penna di falco rosso tra i capelli: ha incontrato la vita quotidiana, le donne, i bambini, gli amori, i riti e la disperazione di quello che fu un magnifico popolo di liberi cacciatori, i Lakota Sioux delle Grandi Praterie americane, distrutti dall’invasione dei bianchi. Ne è uscito “Gli spiriti non dimenticano”, un racconto struggente e meraviglioso, che nessun “viso pallido” potrà leggere senza un brivido di tenerezza e di vergogna. E senza cadere alla fine, come l’autore stesso, sotto l’incantesimo di Cavallo Pazzo, lasciandosi trasportare in un’avventura di straordinaria, emozionante intensità.
- Editore : Mondadori (6 giugno 2017)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 314 pagine
Sara Valentino
Una lettura straordinaria ed emozionante come non mi capitava da parecchio tempo. Ho avuto sempre un debole per gli indiani d’America e ho empatizzato con il loro dolore per essere stati strappati alla loro terra, per loro era molto più che un luogo era la Madre. Consiglio la lettura di questo saggio biografico di Zucconi perchè restituisce al mondo il ritratto di un grande uomo, Cavallo Pazzo. Sono rimasta attonita dinanzi a un giovanissimo che davanti allo steccato di Fort Laramie davanti al volto muto dello zio condotto in catene dagli uomini bianchi al quale non aveva fatto nulla, quel ragazzo è morto. Morto per risorgere come un grande e indomito guerriero, protetto dagli spiriti, che avrebbe fatto tremare la Prateria e l’America bianca. Ciò che fu la sua storia tormentata, costellata di dispiaceri e dolori enormi è raccolta in questo libro e con il suo permesso. Cavallo Pazzo era un sognatore, un uomo che faceva la spola tra la realtà e il mondo sogni. Brividi a ogni capitolo, impossibile raccontarli tutti, mi emoziono anche scrivendo queste poche righe. Le cerimonie le abbiamo vissute in questa condivisa, così come abbiamo partecipato all’ultima grande caccia al bisonte, noi sapendo che sarebbe stata l’ultima. Su tutte le pagine pesa una profezia, quella che il padre gli aveva nascosto, quella più dura per un uomo da accettare. “Devo fare ciò che lo Spirito mi ha mandato sulla Terra a fare. Cavallo Pazzo 1865
Lia Fiore Angy
Vittorio Zucconi ricostruisce la vita di un uomo diventato leggenda: Tashunka Uitko, più noto come “Cavallo Pazzo”. Nato tra il 1840 e il 1845 nel cuore delle Paha Sapa, le Colline nere, un territorio considerato sacro dagli indiani d’America, Tashunka ebbe una vita breve (morì nel 1877), ma intensa e costellata da grandi imprese che hanno fatto di lui il Messia della resistenza indiana contro i bianchi, l’Ettore dell’Iliade rossa.
Il ritratto che emerge è quello di un giovane uomo indomito, incredibilmente saggio per la sua età, taciturno, incline alla meditazione e all’introspezione. Un uomo con i suoi limiti, come il suo essere timido e impacciato con le donne, che nulla tolgono alla sua grandezza e al suo spessore morale. Tashunka è stato un guerriero coraggioso anche per come ha affrontato le avversità e le esperienze dolorose che la vita, nel breve tempo concessogli, non gli ha certo risparmiato…
Gli Spiriti non dimenticano, oltre a essere una biografia esaustiva, intensa e struggente, è anche un’immersione a 360° nella vita di un popolo, nella quotidianità, nelle tradizioni e nella spiritualità dei Sioux. Sono rimasta particolarmente colpita dalla spiritualità di Cavallo Pazzo e del suo popolo, dal profondo rispetto e amore che avevano per la natura, e dal loro senso di gratitudine per il Creato. Penso che i bianchi avrebbero avuto tanto da imparare dal popolo dei Sioux, a partire dall’organizzazione sociale. Basti pensare a quanto fossero emancipate le donne Sioux rispetto ad altre parti del mondo, alla particolare attenzione per l’infanzia con i suoi bisogni specifici, alle idee sul matrimonio, sul divorzio e sui figli nati al di fuori del matrimonio. Invece, l’uomo bianco, dall’alto della sua presunta superiorità e civilizzazione, si è reso artefice di quello che può essere definito a tutti gli effetti un Olocausto. Sono pagine di storia terribili, vergognose per il mondo occidentale, e dolorose da leggere.
È stata una lettura straordinaria, toccante, suggestiva, ricca di spunti di riflessione e di insegnamenti preziosi.
Cavallo Pazzo ci insegna che non è l’età a fare di un uomo un Uomo, ma i suoi valori e il modo in cui affronta le prove della vita.
Concludo con questa citazione:
“Nel tempo le tradizioni si spengono, i miti si sbriciolano, e gli uomini, inesorabilmente dimenticano. Ma gli spiriti non dimenticano.”
E credo che anche chi ha letto questo libro non dimenticherà.
Paola Nevola
Un saggio possente che scuote l’animo, le coscienze, i cuori. Vittorio Zucconi inizia una ricerca dalle fonti e dai luoghi per narrare la vita di un grande guerriero, accompagnando il lettore alla scoperta di un popolo dai valori umani e spirituali immensi, delle loro tradizioni, usanze e rituali, mi ha portata a vivere insieme a loro a comprenderli ad ammirarli e a chinare la testa commossa di fronte alla loro tragedia.
Zucconi spoglia la storia dai soliti cliché sugli indiani che abbiamo visto nei film. Ce li mostra per quello che erano uomini e donne, vecchi, bambini, amavano, odiavano, sognavano, ridevano e scherzavano, vivevano in pace e in armonia in pieno rispetto con la natura e gli animali, prendendo solo ciò che era necessario per vivere, in un luogo che ritenevano il Paradiso Terrestre.
“Per voi uomini bianchi il Paradiso è in cielo, per noi il Paradiso è la Terra; quando ci avete rubato la Terra ci avete rubato il Paradiso”
Le differenze tra l’uomo bianco e gli indiani sono enormi e sarà impossibile una convivenza, anche perché i trattati che ogni volta vengono stipulati immancabilmente vengono disattesi dai bianchi con qualsiasi pretesto, e la cosa vergognosa e ignobile è che il pretesto è quello per compiere massacri sanguinosi e atroci.
Un giovane uomo coraggioso Riccetto, capisce la realtà dei fatti, non si può riporre fiducia nell’uomo bianco. Quel giovane uomo si sente un prescelto dal Grande Spirito per portare avanti la lotta del suo popolo di poter vivere nella terra dei loro padri. Quel giovane diventa un grande guerriero carismatico Tashunka Uitko Cavallo Pazzo, guidato e confortato nei suoi ritiri spirituali dal Grande Spirito, sarà seguito dai suoi fedeli come un Messia in grandi battaglie vittoriose condotte con astuzia.
Un uomo riservato, umile, leale, sagace, determinato sempre rispettoso delle tradizioni e delle donne che ha avuto, un uomo provato anche dalle sofferenze della vita, sarà amato, ammirato, ma desterà anche invidie. Grandi nomi di grandi capi e tribù accompagnano la sua storia come Nuvola Rossa, Toro Seduto e grandi guerrieri.
Questa è una storia struggente, dolorosa e immensamente triste. Ci porta a conoscere questi popoli con le loro usanze a comprendere quanto erano avanti con le loro famiglie allargate, dove le donne erano il centro, il rispetto per le diversità, per gli anziani, il loro senso dell’amicizia e a capire la nostra grettezza e i nostri limiti. Un’altra cosa importante va menzionata che l’uomo bianco per sottomettere e annientare gli indiani, ha sterminato i loro animali sacri, i bisonti, per togliere il loro sostentamento, il loro principio vitale, non solo la terra. Per poi volerli integrare cioè toglierli anche l’identità.
Un saggio scritto in modo semplice e chiaro, con una certa ironia tagliente che fa provare molta vergogna.
Cinzia Cogni
Considero questo saggio uno dei più emozionanti che io abbia letto e credo che il merito sia la capacità dell’ autore di aver ridato un’anima ai protagonisti di questa reale e drammatica storia. Per tantissimi anni, la versione dei nativi americani di ciò che accadde veramente durante la lunga serie di conflitti armati contro la colonizzazione americana, non è stata creduta, ma taciuta o riscritta; col tempo però, la verità ha iniziato ad emergere in tutto il suo orrore e l’unica parola con cui oggi possiamo definire questa guerra insensata, è una sola: genocidio.
Con uno stile semplice, ma che arriva al cuore, Zucconi è riuscito a scrivere una biografia completa su Cavallo pazzo, il nativo americano, capo dei Lakota Sioux, la cui figura divenne leggendaria per il suo coraggio e il suo eroismo.
Di lui non esistono foto, ma le sue imprese hanno fatto il giro del mondo, e nonostante le smentite dei “visi pallidi”, questo piccolo uomo, intelligente,schivo, introverso, riflessivo, ma considerato da tutti un grande guerriero, è riuscito per diversi anni a sconfiggere i suoi nemici senza farsi mai catturare né ferire.
Essendo un saggio, l’autore, poteva limitarsi a raccontare la vita di Cavallo Pazzo e le informazioni che ha reperito nei suoi anni di ricerca e studio, invece è riuscito ha riscrivere la sua biografia come fosse un romanzo, ove traspaiono le emozioni, i dolori, le ingiustizie di un popolo, la cui unica colpa per l’uomo bianco, era di vivere liberi in un territorio selvaggio ricco di risorse ancora da sfruttare.
Descrivendo questo eroe, Zucconi, ci porta anche nel suo mondo, tra la sua gente, nella sua quotidianità, ricordando le loro tradizioni, la loro spiritualità e quel rapporto speciale con la natura fatto di rispetto e riconoscenza, che ” l’uomo bianco” è riuscito a disperdere in poco tempo.
Eppure anche gli indiani avevano i loro difetti e Zucconi non li nasconde di certo, anzi, più volte ci racconta dei litigi e delle vendette che avvenivano tra di loro, l’invidia serpeggiava anche in quelle tende e per questo motivo l’ascesa di Cavallo Pazzo a capo tribù, creerà tensioni e problemi anche tra la sua gente.
Se siete persone empatiche proverete un forte dolore quando leggerete come sono stati costretti ad abbandonare i loro villaggi; vi sentirete umiliati e offesi per loro, quando ogni volta gli americani tradiscono i patti o li ingannano; proverete orrore per ogni atrocità subita e percepirete il coraggio, la voglia di libertà e la disperazione di Cavallo Pazzo, quando,pur sapendo già il tragico epilogo, non vuole arrendersi… Infine piangerete, consapevoli che a questo mondo non c’è spazio per i buoni ideali, che ogni “messia” sceso in terra per ricordarci i giusti valori, ha vita breve, anche se il messaggio che lascia è eterno, ma non tutti sanno ascoltare…
No, “Gli spiriti non dimenticano” non è solo un saggio, ma un inno alla libertà di un uomo straordinario che chiede di essere ricordato nella storia assieme al suo popolo, perché tutti sappiano che la loro morte è iniziata il giorno in cui gli hanno strappato le radici e con esse il loro cuore.
“Voi usate le parole e i pezzi di carta come bastoni. Qualunque cosa noi indiani facciamo, non è mai abbastanza per voi bianchi. Prendete tutto, prendetevi anche il nostro cuore.”
Emilia Mariaemilia Guido
Un saggio ricco e preciso ma coinvolgente, scorrevole ed emozionante più di molti romanzi.
Concordo in pieno con quanto già scritto da Sara, Cinzia e Paola: attraverso la storia di Cavallo Pazzo, l’indomabile guerriero Sioux, l’autore riesce a immergerci nella vita e nella cultura dei nativi americani, facendoci amare la loro saggezza e filosofia di vita, così distante dalla falsità prevaricatrice dei “conquistatori” e così moderna nei concetti di giustizia e rispetto della natura. La violenza che “l’uomo bianco” ha utilizzato contro i popoli che abitavano da millenni nella prateria e contro il loro territorio, causando lo sterminio dei nativi americani, viene fatta rivivere con grande empatia e graffiante ironia. Ho sorriso, sperato (anche se già sapevo…), pianto e pensato molto: come sarebbe il nostro mondo se, invece di prevaricare e distruggere, i “conquistatori” si fossero comportati da “ospiti” cercando di imparare e assimilare i valori dei nuovi popoli incontrati? Forse un mondo tecnologicamente meno avanzato, certamente un mondo con un equilibrio maggiore tra uomo e natura, un mondo dove conta “essere” , non “avere”…
“Per voi uomini bianchi, il Paradiso è in cielo; per noi, il Paradiso è la Terra. Quando ci avete rubato la Terra, ci avete rubato il Paradiso. PICCOLA FOGLIA (1990)”
Concludo con le parole che l’autore fa pronunciare al padre di Cavallo Pazzo e che contengono i “principi morali” dei Lakota, che mi ricordano molto quelli predicati da un altro Messia…
«Quattro sono le virtù che fanno di un uomo un Lakota degno del suo popolo e dei suoi antenati» intonò il padre. «La prima virtù è il coraggio. È meglio morire sul campo di battaglia che invecchiare da vigliacchi. «La seconda virtù è la forza di carattere. Tu devi sopportare il dolore, la fatica, la fame e la sete senza mai lamentarti e devi comportarti con i tuoi fratelli e sorelle lakota come vorresti che loro si comportassero con te. «La terza virtù è la generosità. Nessun uomo deve mangiare un boccone se sa che i suoi fratelli hanno fame. L’ultimo pezzo non deve essere per te, ma per gli altri. Meglio privarsi del proprio cavallo, che vedere un fratello costretto a camminare a piedi. «La quarta virtù è la più difficile. È la saggezza. Saggezza vuol dire rinunciare al tuo piacere per il bene degli altri, vuol dire avere la forza di guidare, di essere d’esempio, di portare la pace dove c’è la rissa.»
Fabiola Màdaro
Non ho ancora completato la lettura per impegni che mi hanno tenuta lontana da questo libro, ma una cosa posso dirla: questo saggio è travolgente, spiritualmente stimolante e tiene alta l’attenzione come i migliori romanzi d’avventura. Ci sono momenti in cui speri che avvenga il colpo di scena, pur sapendo già come sono andate le cose. Finirò la mia lettura ora che sono più libera, ma so già che è un libro che resterà ne cuore