Has Jenniffer Parker been Killed? Or has she just disappeared? (seconda puntata)

 

Jennifer Parker è stata uccisa? Oppure è solo scomparsa?

Parte Seconda

Il buio della sera suggeriva alla signora Delroy di abbandonare quel luogo cupo e sinistro al punto da gelare il sangue nelle vene. Sarebbe stato meglio se si fosse avventurata in pieno giorno a cercare Jennifer, piuttosto che attendere il tardo pomeriggio prima di decidersi a raggiungere casa sua. Aveva fatto tardi dal lavoro era questa la verità. Marilyn Delroy trentacinque anni, trascinava un’esistenza infelice. Al pari di Jennifer viveva da sola. L’incidente stradale dove il marito aveva perso la vita, era ancora vivo in memoria nonostante fossero trascorsi sette anni dal fatale infortunio. L’auto, senza una plausibile spiegazione, era scivolata sull’asfalto andando a sbattere contro il guard-rail e lì si erano schiantati. Tom, il suo amato Tom, era stato balzato contro il parabrezza morendo sul colpo. Lei aveva avuto la meglio, almeno in parte. In grembo portata un bimbo di cinque mesi. Marilyn si era salvata il bimbo no. Lo aveva perduto per sempre. In pochi istanti la sua vita era cambiata e l’orizzonte si era fatto buio e nero come la pece. Gli anni erano trascorsi e Marilyn si era adatta alla nuova esistenza, alternando il lavoro di segretaria d’azienda, ai ricordi del passato. A Yellow Springs nessuno sembrava dare importanza alla scomparsa di Jennifer. Eppure erano trascorsi tre giorni dal momento in cui della giovane, si era persa ogni traccia. Solo Marilyn mostrava un certo interesse nei riguardi della ragazza solitaria per natura e dall’aspetto strano. Il vento gelido le soffiava sul viso, Marilyn sentiva il peso di quella situazione fuori dalla contesto generale. L’apparizione di prima, il bimbo vestito di bianco le aveva confuso la mente. Era reale oppure soltanto il frutto della sua immaginazione falsata dal particolare momento? Difficile da comprendere nel giusto modo. La grande casa, buia e lasciata a se, esercitava un’innaturale attrazione su di lei, forte al punto da non potervi resistere. Quindi aveva vinto l’indecisione, si era imposta coraggio accostandosi alla porta d’ingresso. La poca luce che rischiarava l’ambiente circostante proveniva da … strano davvero, il chiarore dal colore verdastro si era levato senza che lei capisse da dove traesse origine. La stessa aria, pesante e intrisa di strani odori, quello irritante di zolfo bruciato primo tra tutti, era difficile da respirare. Marilyn era confusa e smarrita allo stesso tempo. Si era più volte chiesta da dove arrivassero le sensazioni che avvertiva crescere dentro di se, ma per quanto ne cercasse l’origine, l’origine stessa le sfuggiva. Pur tuttavia non era questo il quesito più importate, quanto piuttosto se varcare o no l’ingresso della tetra e sinistra abitazione esplorandone l’interno. Raggiunto la porta, Marilyn allunga il braccio ma prima che abbia avuto il tempo di sfiorarla, la chiusura ruota su se stessa muovendosi sui cardini. Il cupo scricchiolio rompe il silenzio. Sembra impossibile da credere ma si è aperta da sola. Pochi attimi appena e lo sguardo della donna è libero di posarsi dal lato opposto. L’ambiente è vasto e semisommerso dall’oscurità. Nessun rumore si sente, ad eccezione del vento gelido che muove le fronde degli alberi. Marilyn allunga il primo passo, incerto, tremolante. Il cuore le batte forte nel petto. lo sente pulsare anche alla tempia. Il timore è in forte crescita, adesso rischia di diventare paura. Viscida, sottile, difficile da controllare. L’istinto le suggerisce di girare sui tacchi e fuggire via. Marilyn però rimane, anzi prosegue inoltrandosi nel cupo e gelido ambiente.
“Jennifer mi senti? Jennifer sei in casa? Rispondi per favore.” Nessun suono arriva al suo orecchio se non quello dell’eco che la sua stessa voce ha procurato. Che cosa fare a questo punto? Marilyn è indecisa ma la forza che la smuove di dentro la spinge a proseguire e questo fa, inoltrandosi sempre più all’interno della sinistra abitazione. Curioso davvero si direbbe che nessuno l’avesse più abitata da un lungo periodo. I mobili sono coperti da uno spesso strato di polvere. C’è disordine dappertutto, rovina anche questo. Non è possibile che una persona possa abitare in un posto del genere, lasciato a se da chissà quanto tempo. Pochi attimi e varca l’ingresso del salone, è spoglio di mobile. Solo a fianco del caminetto riesce a scorgere qualcosa, ma non capisce di che cosa potrebbe trattarsi. La penombra avvolge quell’angolo di mondo. Marilyn si avvicina, mette a fuoco l’immagine e subito arriva il sussulto.
“Aah …” la reazione è giustificata. Rannicchiato sopra a una sedia con le mani dietro alla schiena, c’è una persona che … no. Non è una persona in carne ed ossa quanto piuttosto un manichino accovacciato sopra a quella sedia. Il volto è bianco, gli occhi grandi e neri sono in parte socchiusi. Immobile come un pezzo di legno la sta osservando. Lo sguardo è innaturale; cupo; penetrante. Marilyn sente il sangue gelarle nelle vene. Il respiro adesso è un affanno, paralizzata, incapace di muoversi osserva il bizzarro fantoccio e la paura le cresce dentro. Perché? Questo sembra chiedersi. All’improvviso qualcosa succede. Un’ombra evanescente e sinistra prende forma nella parete di fianco. Disegna le fattezze di un individuo ma è piatta e informe come solo un’ombra riesce a essere. Subito inizia a scivolare sul muro, e ancora procedendo nella direzione del manichino accovacciato sopra alla sedia. Giunta all’angolo che la parete forma con quella a fianco, vi gira attorno scivolandovi sopra fino a posarsi sul manichino per poi ricalcarsi a esso. Un attimo di vuoto assoluto prima che nell’ambiente si avverta un leggero sibilo che presto cresce d’intensità. Sotto lo sguardo esterrefatto di Marilyn, il bizzarro pupazzo all’improvviso si anima. Distende prima la gamba destra, poi la sinistra. Allunga le braccia. Uno strappo e si alza dalla sedia iniziando a muoversi nella direzione della povera donna che lo osserva terrorizzata. Subito l’orrore le cresce dentro e la paralizza. Marilyn è incapace di reagire, in balia degli aventi attende immobile il suo destino. Il macabro pupazzo accelera il passo. La raggiunge fermandosi davanti a lei. La fronteggia. Viso contro viso. Soltanto alcuni centimetri li separano. Subito allunga le braccia come se volesse afferrarla nel frattempo, spalanca gli occhi fissandola intensamente. Le labbra di legno si muovono e la voce dal suono cupo e orripilante le esce dalla bocca per gridare:
“L’orrore … l’orrore.”
Marilyn d’istinto si trascina all’indietro, cerca la fuga. Grida a sua volta:
“Aaah … aaah …” di colpo apre gli occhi e si sveglia.
Sudata allunga il braccio cercando la lampada sul comodino. La raggiunge e accende la luce. La stanza è la sua, quella di casa. Il cupo e tetro ambiante dove rischiava di perdersi è scomparso, svanito al pari dell’incubo che lo aveva fatto nascere. Guarda l’orologio. Le tre di notte. Solleva le coperte e lascia il letto. Cerca le pantofole, le trova. Dio del cielo ma che cosa le è successo? Questo si chiede la povera donna? Da dov’è scaturito quel sogno così inquietante? Si alza e si muove per raggiungere la cucina. Avverte il bisogno di bere un sorso d’acqua. Che posto è Yellow Springs? Non conosce la cittadina, non c’è mai stata. Esiste veramente? Soprattutto, chi diavolo è Jennifer Parker? È la prima volta che ne sente il nome. Di certo non l’ha mai incontrata, ancor meno sentito parlare di lei. Ciò nonostante dentro di se percepisce una strana sensazione, e come se la conoscesse da qualche tempo, forse da sempre. Questo non è possibile, fino a ieri non sapeva neppure il nome … eppure … ora ha chiaro in mente l’espressione del suo volto, i lineamenti del viso. Le abitudini. No … assurdo solo a pensarlo e impossibile da credere. La giovane e sconosciuta fanciulla è il frutto di un sogno, un incubo in verità e solo quello. Ora è finito, amen. Porta il bicchiere alla bocca e beve l’acqua in un sol fiato. Respira dentro di se. Sì, adesso va sicuramente meglio, si è ripresa a sufficienza. Persino la paura è passata anche se … niente, presto avrebbe scordato il bizzarro incubo che l’aveva spinta ad alzarsi in piena notte. Di questo si è convinta. Cerca come meglio può di distrarsi. Posato sopra il tavolo, c’è la posta che la sera precedente aveva prelevato dalla cassetta all’ingresso di casa. Stanca dal lavoro l’aveva guardata di sfuggita. Ad ogni modo non c’era nulla d’importante. Le solite bollette da pagare in aggiunta ai fogli pubblicitari che d’abitudine non leggeva mai. Li separa dal resto delle buste ed è pronta a lasciarli cadere nella pattumiera quando lo sguardo si posa su uno in particolare. È diverso dagli altri e singolare nella forma. Incuriosita, apre la busta, tira fuori il foglio custodito all’interno e legge l’annuncio che sopra è stato stampato:
“Da Jennifer Parker libri antichi a prezzi modici.”
Subito il pallore le investe il viso. La paura è tornata e Marilyn Delroy si lascia cadere a peso morto nella sedia accanto.

Fine Parte Seconda

Bene, adesso che avete letto la seconda parte del nostro inquietante racconto, olio di gomiti ed energia alle cellule grigie della vostra mente. Evitiamo i suggerimenti, in fondo non sono necessari. Lasciamo che sia il pensiero a spaziare libero cedendo se stesso all’immaginazione. Ebbene, a vostro giudizio che cosa sta succedendo in quel misterioso e sinistro angolo di mondo? In quale tragico gioco del destino è scivolata la povera Marilyn Delroy? Esiste un modo per sostenerla prima che la situazione precipiti senza possibilità di recupero? In ultima analisi … chi o che cosa rappresenta Jennifer Parker?
Meditate gente, meditate.

Attendiamo fiduciosi le vostre risposte.

Racconto e immagini di Ottavio Nicastro

E se volete conoscere chi è e cosa scrive l’autore del misterioso giallo di Jennifer ecco un assaggio delle sue ultime opere!

Il Ghaladon

La vicenda abbraccia due differenti piani temporali uniti da un comune destino. Ad annunciare la profezia è l’omicidio, cruento, di un sacerdote all’interno di una basilica romana. Il corpo nudo posato sopra a un Pentalfa, presenta cabale oscure incise a fior di pelle.
A occuparsi del caso è Attilio Brancati, commissario della squadra omicidi. Ancora uccisioni, un fremito scuote il mondo cattolico, le cabale misteriose annunciano una catastrofe? La soluzione passa attraverso il mistero che gravita sull’ordine dei cavalieri Templari.
Antiche e misteriose abbazie: camere segrete; enigmi da risolvere. L’arduo cammino da Roma si spinge in Spagna, poi in Francia e ancora in Italia, dove la vicenda si chiude. Creature demoniache minacciano i personaggi principali alla ricerca del santo Graal per evitare all’umanità l’apocalisse annunciata da san Giovanni apostolo.
Riferimenti storici; luoghi; citazioni; sono reali. Soltanto le figure di spicco sono frutto di fantasia. Una corsa frenetica per battere sul tempo l’annientamento del genere umano.

La battaglia di Anghiari

Il genio di Leonardo da Vinci non ha eguali. Artista, scienziato, inventore, progettista, e altro ancora. Com’era possibile che sapesse fare tante cose e bene?
L’anno è il 2139, le guerre corporative hanno spinto l’umanità sull’orlo dell’estinzione. Alla Pegasus una nave spaziale capace di attraversare un Wormhole, è affidato il compito di raggiungere Goliath un pianeta con caratteristiche simili alla terra, che orbita nella costellazione di Proxima Centauri.
La nave si perde nel nulla.
Il 2019. Una violenta tempesta di sabbia flagella la parte nord orientale del deserto Sahariano, la forza del vento sposta una duna e riporta alla luce un’astronave aliena sepolta da lungo tempo. Gli americani inviano sul posto una spedizione al comando della dottoressa Ludovica Pennington. Il computer di bordo, all’improvviso, si riattiva e minaccia la sicurezza del pianeta. Bisogna fermarlo, come?
Si scopre che il codice di disattivazione è celato nel quadro della Gioconda. Inizia una corsa frenetica contro il tempo, il rebus da Monna Lisa si sposta alla Battaglia di Anghiari, il dipinto perduto di Leonardo da Vinci. Avventura; mistery e un finale a sorpresa.

 

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