Hebdomas. Hostaria delle pene di Luigina Ganau e Pier Luigi Caligaris

È un lunedì mattina come tanti e Greg, come fa da anni, si appresta a salire sul treno per raggiungere la solita destinazione. Quando sta per prendere posto nella cabina, nota su un sedile un libro abbandonato. Spinto dalla curiosità, lo prende e inizia a leggerlo. L’Hostaria delle Pene è una locanda in cui l’oste, il santone russo Rasputin, accoglie di volta in volta diversi personaggi, storici e non, i quali condividono con il loro interlocutore storie personali e la loro visione del mondo. Man mano che la lettura procede, in Greg maturano riflessioni sulla piaga dell’omologazione incentivata dal sistema, sulla sua vita e sul rapporto con il figlio, a cui non può far a meno di pensare senza tormentarsi. Ma cosa è accaduto al ragazzo? A chi appartiene il libro misterioso? Ma soprattutto, l’Hostaria delle Pene è solo un luogo fittizio, oppure esiste davvero?

Copertina rigida: 140 pagine
Editore: Kimerik (6 marzo 2019)
Collana: Kimera
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8893759713
ISBN-13: 978-8893759717

Recensione a cura di Sara Valentino

Immaginate una mattina qualunque, aspettate il treno di un giorno qualunque, salite perché vi conduca al lavoro di un mese qualunque e trovate un libro abbandonato sul sedile, un libro qualunque… e iniziate a leggerlo.

L’Hostaria delle pene è il luogo dove si svolgono le vicende raccontate nel libro che Greg trova casualmente un lunedì mattina sul sedile accanto a lui sul treno.

Trasportati in un mondo apparentemente virtuale seguiamo le vicende che vedono protagonisti diversi personaggi, storici e non. E’ l’Hebdomas, una settimana che capita una volta a l’anno e un personaggio d’eccezione deve svolgere il lavoro per cui è stato chiamato. Rasputin, si avete capito bene, proprio lui nato dopo la metà dell’800 in uno sperduto villaggio della tundra siberiana da una coppia di contadini. Donnaiolo, dalla forte personalità, sguardo enigmatico, immune al veleno è lui che invita i prescelti a l’Hostaria delle pene, li ascolta, li scruta, vuole scovare i semi che possono ancora salvare l’umanità.

Mi è capitato di essere invitata a questa Hostaria, dopo aver riflettuto lungamente con l’imput degli spunti che i due autori inseriscono sapientemente nelle visite di ogni invitato.

Siamo abituati a un mondo fatto di pubblicità, di immagini violente, di progresso .. fare, volere sempre di più. Si tratta di una sorta di veleno, a piccole dosi indotto nelle nostre menti che ormai assuefatte non sanno più liberarsi.

“Pochi sono coloro che vedono con i propri occhi e provano sentimenti con la propria anima”

Siamo succubi delle immagini, delle foto, di messaggi come se questo potesse in qualche modo fermare il tempo e darci il diritto divino di fermare il tempo e di essere eterni.

“Vedeva queste scoperte come figlie del demonio, poteri occulti che avrebbero reso l’uomo non più attore del palcoscenico individuale, ma burattino di una scena mondiale: l’avatar di se stesso”

Abbiamo un nostro Io più profondo, che gli autori chiamano “L’intruso” colui che cerca di inviarci segnali di fumo, a volte pare che ci uccida con i pensieri, ci logori, ma cerca solo di ridarci vitalità e di far fuoriuscire il nostro essere, il nostro essere realmente. Seppellito sotto quintali di scarti.

“il male cova sotto le ceneri che, strato dopo strato, abbiamo permesso si depositassero sulla nostra mente offuscandone lo sguardo.

E’ la cattiveria di chi ci ha posseduto castrando i nostri pensieri, i nostri desideri e le nostre passioni, trasformandole in rabbia, torpore, a volte sete di vendetta, bisogno di rivalsa, riscatto di ciò che ci apparteneva e che ingiustamente ci è stato sottratto”

Invidia, tremendo sentimento verso chi ha di più, verso chi ci ha defraudato di qualcosa. Ma la vendetta è figlia di un Dio del male. Ma noi crediamo in un Dio buono, e dove è stato quando ci hanno derubati, è lui che ha deciso cosa dovesse essere di noi? E allora dovremmo pensare a un Dio del bene e uno del male? in realtà bene e male sono due facce della stessa medaglia e senza l’uno non può esserci l’altro e viceversa… equilibrio semplice equilibrio.

Questo breve romanzo è un monito e una preghiera, perché quando sarà troppo tardi non potremo fare più nulla. Ricordiamoci chi siamo, da dove veniamo, amiamo la nostra madre terra. Siamo troppo presi dal virtuale fino a non renderci più conto di cosa è reale e cosa no, perdiamo i valori, gli sguardi e gli abbracci. Il progresso ci ha resi poveri, poverissimi di sogni e di speranze. E’ tempo di risvegliarsi a una nuova primavera.

“In quegli anni vissi di esagerazioni.

Egoista, non mi rendevo conto della realtà

e del male che stavo seminando.

Ma tutto torna e, prima o poi, ne avrei pagato il conto.”

 

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