Huck Finn nel West di Robert Coover (Autore), Riccardo Duranti (Traduttore)

Recensione a cura di Sara Valentino

Una lettura inusuale sicuramente quella di “Huck Finn nel West”. Ho una sorta di attrazione per il Far West e per il genere western, in questo libro, letto in prospettiva di puntate per me, ho trovato e ritrovato tutti gli elementi di ambientazione del genere. Credo che vada centellinato nella lettura, come puntate di una serie western appunto.

Come ha scritto il traduttore nelle prefazione, desidero anche io focalizzare l’attenzione sullo stile narrativo, uno stile che appare sgrammaticato volutamente, difficilissimo da tradurre lo posso immaginare e devo dire anche da leggere. All’inizio è bene entrare nel personaggio che si racconta in prima persona, si racconta per com’è senza fronzoli, quindi un Huck Finn che non è colto, il suo racconto è coerente con il suo status e con quello dei personaggi con cui avrà modo di interagire nelle avventure. Una sfida incredibile, quella di questo narrare, che abbraccia il lettore e lo porta direttamente nei saloon, nelle grandi pianure, attorno al fuoco, a seguire carovane. Il lettore, io medesima in questo caso, si abitua al linguaggio pian piano e può gustarsi le meravigliose storie e descrizioni paesaggistiche.

“Huck Finn nel West” nasce come un ipotetico seguito alle storie di Tom Sawyer, il quale avrà naturalmente una parte nel romanzo. Non è necessario aver letto Mark Twain per gustarsi le avventure qui raccontate.

Una menzione alla casa editrice, NN editore, che cura in maniera perfetta le sue opere nel contenuto e nella copertina. In particolare questa edizione presenta, a fine libro, “le pagina bianche di NN”, dove è possibile scrivere i pensieri, le emozioni, annotare le citazioni o qualsivoglia idea del lettore.

Storie di Frontiera, la corsa all’oro, gli scontri terribili e sanguinosi con i nativi, tutto raccontato con ironia e con quel linguaggio, di cui parlavamo prima, particolare e puro ma non certo banale, molto curato. Si racconta l’America quella che sta aprendo le porte alla contemporanea.

“Nei tramonti c’è una luce triste e cremosa che ammorbidisce i bordi e fonde assieme pensieri e cose, un po’ come fanno i ricordi quando si scatenano da soli”

Huckleberry Finn dopo aver lasciato Tom inizia una serie di avventure, incontra donne, forse le ama, si unisce a banditi, ai soldati, conosce l’amicizia e scopre che non tutto ciò che si dice dei nativi è vero, l’amicizia è un valore molto importante che ci accompagna durante la lettura. Più di tutto però ho amato i cavalli, Huck ne è un domatore ma il legame che si crea tra lui e gli animali è profondo, è amore. “I cavalli una parte nobile ce l’hanno davvero, mentre le persone umane no.”

“Era come se c’era qualcosa di malvagio nel diventare grandi”

Poesia e scene dure, anche crudeli, si alternano; il quadro di quel periodo, di quel mondo, viene sviscerato senza quasi che ce ne possiamo avvedere. Gli insegnamenti disseminati tra le pagine sono da evidenziare e annotare.

“… sia la fortuna che la sfortuna hanno l’abitudine di spargersi nelle vicinanze e di rimanere attaccate lì e che la maniera più sicura di allontanare la buona sorte è quella di rimanere troppo stretti a quello che si ha già”

Altro tema, ma ce ne sono veramente molti da approfondire, è quello della solitudine, come possiamo immaginare. Ma nel vedere lo scorrere di un fiume, nell’abbraccio con la natura, Huck ci insegna che non c’è nulla di male a sentirsi soli.

“…c’erano cowboy che davano di matto per via del tremendo gemito del vento, il vuoto desolato e il modo in cui il sole sembrava mangiarci vivi, ma io mi ci stavo abituando e anzi mi andava bene così. Il deserto sembrava solo e mesto proprio come lo ero io e perciò mi pareva di stare in famiglia”

Naturalmente è molto evidente l’odio verso i nativi, i bianchi credono che la terra di Dio è solo del popolo di Dio e che non si può condividere con dei selvaggi. Una pagina, delle tante, tanto dolorosa della nostra Storia.

Quando uno cerca di attaccarsi al potere, non è più libero di fare altro”

Il popolo del Grande Spirito rimane nei nostri cuori per l’immenso attaccamento alla natura, nel rispetto verso di essa che noi non abbiamo più. Così ci raccontano come Ape avesse regalato un po’ di miele senza che ci fosse bisogno di calpestare lei e la sua famiglia perchè si era nella luna del grande flusso e c’era abbondanza per tutti.

“L’unica cosa che abbiamo è ORA, Huck, e ora dura per sempre. Finchè non c’è più”

Huckleberry Finn è diventato grande; ha abbandonato da tempo la vita civile vissuta da ragazzo e insieme a Tom Sawyer si è avventurato nel Far West, dove le regole non esistono. Insieme, cavalcano sulle rotte del Pony Express, mentre attorno a loro divampa la Guerra di secessione. Ma ben presto Tom capisce di non voler fuggire dalla civiltà: sposa la sua antica fidanzata Becky Thatcher e torna a Est per inseguire potere e successo. Huck rimane solo: doma cavalli selvaggi, guida carovane di fanatici religiosi, diventa amico dell’indiano Eeteh che gli racconta le storie dei Grandi Spiriti. Sotto i suoi occhi, l’America moderna nasce e si impone con la violenza e con l’inganno, pagando il progresso con il sangue dei nativi e dei neri, non più schiavi ma non ancora liberi. Robert Coover si confronta con una figura chiave della letteratura mondiale: Huck è disincantato ma ancora innocente, affronta la vita senza pregiudizi e senza filtri. Al contrario di Tom, che conosce il potere e ne ha imparato ogni astuzia, vede la verità oltre le parole e porta alla luce le profonde contraddizioni del sogno americano. Denso di poesia, esilarante e a tratti crudele, “Huck Finn nel West” è un romanzo d’avventura e insieme la storia stessa dell’America contemporanea; e parla a quella parte di noi che si nutre di miti, che li inventa continuamente, e attraverso la narrazione riscopre e plasma la propria vita.

  • Editore : NN Editore (11 marzo 2021)
  • Lingua : Italiano
  • Copertina flessibile : 364 pagine
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