I delitti dell’anatomista – Bruno Vitiello

Firenze, 1505. Alcuni misteriosi delitti insanguinano le strade della città: le vittime non vengono solo uccise, ma anche anatomizzate secondo i più scrupolosi dettami della scienza. Niccolò Machiavelli, capo della Seconda Cancelleria, riceve l’incarico di assicurare rapidamente alla giustizia l’autore degli efferati omicidi, costringendo Michelangelo Buonarroti, Leonardo Da Vinci e Girolamo Fracastoro a indagare negli ambienti dell’arte e della medicina. Sarebbe facile trovare un colpevole a tutti i costi nel sottobosco di ladri, meretrici e zingare dei bassifondi fiorentini, ma solo un medico o un artista dall’anima malata può aver compiuto uno scempio simile. E se il folle e spietato anatomista fosse proprio uno di loro tre? Mentre gli improvvisati detective s’impegnano a superare le reciproche diffidenze per catturare l’assassino, un mostro cerca vendetta. Sullo sfondo di una Firenze in pieno subbuglio, tra feste di carnevale e rivolte di piazza, ha inizio una frenetica caccia all’uomo. Un giallo a tinte forti con una trama a prova di bomba, che ci porta all’interno delle menti dei veri protagonisti del Rinascimento grazie a una ricostruzione storica magistrale.

  • Editore ‏ : ‎ Giunti Editore (15 febbraio 2023)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 360 pagine

Recensione a cura di Claudia Pellegrini

Siamo a Firenze nel 1505. Un periodo particolare, di transizione se vogliamo, infatti la città si è risvegliata da poco dall’incubo di Savonarola (era stato giustiziato nel 1498), i Medici sono un lontano ma ameno ricordo, e la rinnovata Repubblica arranca su gambe malferme. È in questo clima che si sviluppa la nostra storia, che non può che iniziare con un inquietante omicidio.

Un falegname, tale Bartolomeo Canacci, viene rinvenuto cadavere all’interno della sua bottega:

“La spoglia di ciò che era stato Bartolomeo Canacci era distesa sulla schiena, le gambe un po’ divaricate e le braccia appena discoste dai fianchi, una mano mostrante il palmo e l’altra il dorso, proprio come in una tavola dell’Anatomia corporis humani di Mondino de Lizzi, il più autorevole testo in circolazione sull’argomento. Le braccia, le gambe e il torso erano stati scuoiati, la pelle inchiodata con cura sul tavolo, il grasso cutaneo asportato per mostrare i fasci rossastri dei muscoli. La cassa toracica era stata rimossa, gli organi interni recisi e sistemati in ordine ai lati del cadavere. Anche la scatola cranica era stata aperta, il cervello estratto e poggiato accanto alla testa”.

Un lavoro, per quanto macabro, fatto a regola d’arte e con competenza. Non è un semplice omicidio, è qualcosa di più grande, di simbolico, di ritualistico quasi, il gesto di qualcuno che sta tentando di lasciare un messaggio cifrato, e non a caso sulla parete l’assassino ha disegnato con il sangue un giglio, lo stemma della famiglia Medici, gli stessi che nonostante siano stati banditi insieme a tutti i loro sostenitori, sono sempre lì sull’uscio di casa con un piede in avanti pronti a rientrare. Per decifrare l’oscuro messaggio servono le competenze di coloro che bazzicano l’ambiente degli esami autoptici, dunque medici ma anche artisti che, come è noto, danno un’importanza fondamentale allo studio del corpo umano. 

Questa è la conclusione alla quale giunge Niccolò Machiavelli, Segretario della seconda cancelleria, chiamato a risolvere il caso dal Gonfaloniere di Giustizia, Pier Soderini, il quale decide di avvalersi di tre noti individui che conoscono bene la materia. Leonardo da Vinci, che non ha bisogno di alcuna presentazione e che tutti sanno essere un profondo conoscitore dell’anatomia umana, tant’è vero che bazzica ospedali, obitori e similaria, a caccia di cadaveri da studiare; Michelangelo Buonarroti, anche lui noto in certi ambienti, denunciato tempo prima per essersi fatto pizzicare ad anatomizzare un cadavere, cosa che a Firenze viene punita con la pena capitale; Girolamo Fracastoro, giovane medico che in virtù della sua professione è ben edotto in materia.

Ma per quale motivo dovrebbero collaborare a un’indagine che non è di loro competenza? Semplice, perché lo scaltro Machiavelli insinua che non sarebbe affatto strano se la colpa dell’omicidio finisse per ricadere su di loro, su due artisti già denunciati per qualcosa del genere, e su un medico forestiero. Il fine, dopotutto, giustifica i mezzi, e i tre, obtorto collo, essendo in ballo sono costretti a fare un giro di danza.

E mentre Leonardo sembra non essere rimasto affatto colpito da ciò che ha visto, Michelangelo, che forse è più sensibile, impressionabile, proprio non riesce a liberarsi di quell’immagine:

“Il destino gli proponeva una nuova, rischiosa sfida che riguardava l’arte ma sotto un aspetto crudele, perverso …”.

Sì, perché l’esecutore di quel macabro spettacolo ha proposto agli occhi del mondo la sua opera come se fosse un’opera d’arte, cosciente e con la volontà che altri la vedessero. Dunque più che un semplice omicidio a scopo di studio, sembra essere ben altro. I due artisti e il medico rimuginano sull’accaduto tentando di coglierne i particolari, magari si sono trovati davanti a un qualche rituale occulto, uno di quelli praticati da una setta, dopotutto non è un mistero che a Firenze ne esistano diverse, tutte più o meno innocue, ma una di queste potrebbe aver subito una degenerazione, non lo si può escludere.

Qualche giorno dopo però accade un fatto insolito. Un ragazzino viene avvicinato da un uomo che indossa una maschera, il quale gli offre un pasticcino che lo narcotizza quasi all’istante. Il bambino si chiama Petruccio, ed evidentemente non sa che non bisogna accettare caramelle, o come in questo caso dolci, dagli sconosciuti! In città ben presto inizia a circolare la voce che un bambino è stato rapito, e come accade sovente in questi casi si scatena prima il cosiddetto satanic panic, dando la colpa alle streghe 

“Rapiscono i fanciulli perfino dalle culle, succhiando il loro sangue per storpiarli! Così vuole Satana, il loro padrone!”;

Poi si ripiega sul classico dei classici, gli ebrei, e la folla inferocita tenta di irrompere nel ghetto per fare un massacro. L’episodio non può non far riflettere i nostri investigatori che sperano che la scomparsa di questo bambino non abbia alcun collegamento con il loro anatomista. Tuttavia non si fa alcun progresso in merito, e questa ipotesi finisce quasi per cadere nel dimenticatoio, fin quando non viene rinvenuto il cadaverino nella basilica di San Lorenzo, proprio in prossimità delle tombe della famiglia Medici:

“Il corpo del fanciullo era smembrato in sei parti. Testa, gambe e braccia disposte a raggiera intorno al busto, in una posizione che a Leonardo sembrò una macabra e alquanto bizzarra parodia dell’Uomo Vitruviano, un disegno che aveva realizzato più di dieci anni prima. Anche il ragazzo, come la sua vecchia raffigurazione, era perfettamente iscritto in un cerchio e in un quadrato immaginari”.

A questo punto il collegamento con la famiglia dei Medici è evidente e non si può ignorare. Ma bisogna fare presto e concludere le indagini, e non solo perché il volgo è assetato di sangue e bisogna dar loro qualcosa da bere, ma anche perché Soderini minaccia di passare la patata bollente all’Inquisizione, e quando i domini canis entrano in ballo, prendono a casaccio il primo che passa e a suon di torture ottengono una confessione e poi accendono un bel falò. E Machiavelli di falò ai tempi di Savonarola ne ha visti abbastanza da farseli bastare per tutta la vita. Dunque bisogna trovare un collegamento tra le due vittime, qualcosa che li accomuni, quel piccolo indizio che possa portarli all’esecutore prima che venga incolpato davvero il primo che passa.

E purtroppo la sfortuna vuole che un pittore sconosciuto e mediocre, tale Baldo Folchi, venga accusato di essere l’anatomista da un anonimo mediante il consueto bigliettino inserito nei tamburi. Cosa sono i tamburi? A Firenze esistevano una sorta di cassette della posta, dei contenitori pubblici in cui era possibile inserire delle denunce anonime, uno strumento micidiale per infamare chicchessia che, a mio parere, non era affatto utile, anzi, risultava deleterio. E infatti in questo caso il povero Folchi, che già non se la passa benissimo, reo esclusivamente di aver dipinto immagini erotiche per facoltosi sporcaccioni, viene tirato in ballo e fagocitato dalle Stinche, il noto carcere fiorentino, dove chi entra raramente ne esce tutto intero. E risulta ovvio a tutti che il Folchi è tutto tranne l’anatomista:

“È sempre stato bravissimo a picchiare donne e bambini, ma uccidere e sezionare…Quello è un altro discorso. Ci vuole fegato per fare certe cose”.

Chi è dunque l’anatomista? Perché nei suoi omicidi sono presenti dei chiari riferimenti alla famiglia Medici? Queste sono le principali domande alle quali dovranno rispondere i due artisti e il medico chiamati ad occuparsi delle indagini. Non vi svelerò altro riguardo la trama, tranne che ogni verità verrà svelata e tutto avrà perfettamente senso.

Dunque, siamo davanti a un thriller storico che si legge con grande interesse poiché l’autore ha fatto delle scelte mirate, intelligenti, e non le ha buttate lì a casaccio, ma le ha mescolate sapientemente, creando dunque un certo discorso che fila, che è plausibile, che è verosimile.

La presenza di personaggi storici realmente esistiti, e peraltro di una certa levatura, rende la storia ancora più interessante e da un certo merito all’autore, non è infatti semplice far muovere in un’opera di fiction un personaggio storico, c’è sempre il timore di non cogliere a pieno la vera personalità del soggetto in questione, di uscire fuori dai binari della storia collocandolo in un luogo in cui all’epoca dei fatti non poteva essere, ecc… Invece in questo caso Leonardo, Michelangelo e Machiavelli sono tratteggiati alla perfezione, non risultano né forzati in ciò che fanno o dicono né eccessivamente tratteggiati in modo fantasioso, anzi, almeno secondo il mio parere sono credibilissimi. 

Ho trovato poi molto interessante lo studio del medico Fracastoro in merito alle larve cadaveriche. Sì, è un discorso poco piacevole, ma oggi sappiamo che anche grazie agli insetti necrofori è possibile datare un omicidio con un certo margine di precisione. Dunque grazie all’autore per aver toccato questo argomento che sicuramente all’epoca non veniva affatto preso in considerazione.

Abbiamo una bella descrizione molto particolareggiata del noto carcere fiorentino delle Stinche, la cui visione ricorda a Michelangelo alcuni versi del terzo canto dell’Inferno dantesco, dove il poeta descrive la pena degli ignavi (costretti a girare nudi per l’eternità inseguendo un’insegna che corre velocissima e gira su se stessa, punti e feriti da vespe e mosconi. Il loro sangue, mescolato alle loro lacrime, viene succhiato da fastidiosi vermi). Inoltre, sempre restando in tema di detenzione, ho appreso il nome che veniva dato all’epoca alla visione dei tormenti. Mi spiego meglio. Prima che un detenuto venisse interrogato, per evitare di doverlo torturare così che confessasse qualcosa, gli venivano mostrati i vari strumenti di tortura. Se il soggetto si spaventava e confessava evitava la tortura, altrimenti si procedeva con il tormento. Questa pratica di visionare in anticipo i ferri del mestiere del boia era denominata territio visualis:

“Si chiama territio visualis, se ti interessa la terminologia giuridica. Se ti rendi conto, con i tuoi stessi occhi, dell’atroce dolore che la tua ostinazione potrebbe causarti, forse eviterai di soffrire inutilmente”.

Inoltre, per rendere ancora più “croccantina” la vicenda, l’autore ha scelto di costruire l’azione intorno a dei delitti a sfondo rituale, cosa che rende un thriller storico ancora più appetibile poiché permette al lettore non solo di immergersi in atmosfere particolarmente affascinanti, misteriose e sovrannaturali, ma di formulare più ipotesi su assassini, moventi e modalità. E una volta giunti alle ultime pagine, quando la verità sarà svelata, ci si trova davanti ad una motivazione che non è affatto banale, benchè sia una delle più comuni in letteratura e non solo, ma talmente costruita ad arte e con verosimiglianza che sfido chiunque a comprenderla prima della grande rivelazione.

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