Il bambino che disegnava le ombre – Oriana Ramunno. #blogtour – Il programma di eutanasia Aktion T4

Ho avuto il piacere di partecipare a questo Blog Tour, organizzato dal blog Thriller Storici e Dintorni, che ringrazio. “Il bambino che disegnava le ombre” di Oriana Ramunno edito Rizzoli è un giallo ambientato durante la seconda guerra mondiale, sono i giorni che precedono il Natale dell’anno 1943 nel campo di concentramento di Auschwitz. Una morte misteriosa, quella di un medico, un pediatra, che lavora in una sezione particolare, dove si fanno esperimenti sui bambini.

Un libro devastante, scritto con maestria, con dovizia di particolari anche terribili che squassano e polverizzano il lettore. E’ la Storia, è giusto e sacrosanto continuare, pure attraverso parole dolorose, a ricordare i crimini di cui si è macchiata l’umanità e augurarsi così che non accada mai più.

Attraverso la lettura veniamo catapultati in un blocco, il numero 10, le finestre sono sbarrate, quasi tutte; gli ospiti, i giovani ospiti, sono gli “eletti”. Sulla scrivania del medico fa bella mostra un macabro trofeo.

Cosa accadeva veramente in questi luoghi di sperimentazione? Cosa rappresenta il programma Aktion T4?

“Ne ho dovute fare tante, main Herr. Anche su bambini ancora moribondi…” “Vivi?”

Lettera in cui Hitler commissiona l’eutanasia per i pazienti incurabili. Conservata al centro di documentazione di Norimberga.

“Gli ordini erano di creare una sezione speciale per bambini, con un archivio dei minori che presentassero deformità fisiche o mentali. Non ci era sembrato nulla di così strano inizialmente”

T4 è l’abbreviazione di “Tiergartenstrasse 4”, via e numero civico di Berlino al cui indirizzo era situato il quartier generale dalla Gemeinnützige Stiftung für Heil- und Anstaltspflege, l’ente pubblico per la salute e l’assistenza sociale.

Il programma Aktion T4 fu messo a punto dal regime nazista allo scopo di purificare la razza. Un progetto indegno laddove venivano eliminate “vite non degne di essere vissute”.

Tutta la Germania nazista operava in questo senso ma gli uffici erano l’uno distaccato dall’altro al fine di evitare che le notizie trapelassero.

L’eutanasia che oggi conosciamo come un “diritto” volontario era intesa invece a quel tempo come una maniera per (inizialmente) risparmiare risorse.

Infatti durante la Prima Guerra Mondiale i malati di alcuni istituti furono uccisi dando avvio a una sorta di “eutanasia di stato”. Nel 1920 apparve anche un libro dal titolo “L’autorizzazione all’eliminazione delle vite non più degne di essere vissute”, di Alfred Hoche. Ecco pronte le basi per il progetto di cui stiamo parlando oggi.

Adolf Hitler, il 1° settembre 1939, diede avvio alla terribile macchina di eliminazione dei disabili fisici e mentali, scrivendo un ordine su carta intestata della Cancelleria. Il testo recitava:

“Il Reichsleiter Bouhler e il dottor Brandt sono incaricati, sotto la propria responsabilità, di estendere le competenze di alcuni medici da loro nominati, autorizzandoli a concedere la morte per grazia ai malati considerati incurabili secondo l’umano giudizio, previa valutazione critica del loro stato di malattia”.

Camera a gas, ad Hadamar

Formalmente il programma era indirizzato alle categorie di cui sopra, in realtà si estese poi a tutti coloro che potevano considerarsi una minaccia biologica. Il non conforme era pericoloso e andava eliminato alla radice.

Dal 1933 al 1939 iniziò l’azione di sterilizzazione, si stima che i morti di questo progetto siano stati circa 250.000, bambini compresi.

Gli eugenisti si dissero che i bambini un domani avrebbero procreato, per cui la loro eliminazione avvenne in maniera repentina e subdola.

Il Ministero dell’Interno ordinò a tutti i medici e alle ostetriche in servizio negli ospedali tedeschi di denunciare tutti i casi di bambini nati con gravi malformazioni.
In particolare dovevano essere segnalati “tutti i bambini di età inferiore ai tre anni nei quali sia sospetta una delle seguenti gravi malattie ereditarie: idiozia e sindrome di Down (specialmente se associata a cecità o sordità); macrocefalia; idrocefalia; malformazioni di ogni genere specialmente agli arti, alla testa e alla colonna vertebrale; inoltre le paralisi, incluse le condizioni spastiche”.

Una commissione di tre membri esaminava i casi e decideva all’unanimità sulla possibile eutanasia. Se un esperto era a favore dell’eliminazione fisica del paziente apponeva il segno + su un apposito modulo, in caso contrario, apponeva il segno – 

Venivano tolti alle famiglie, rassicurandole dicendo loro che sarebbero stati curati con nuove terapie. Venivano poi avvisate le famiglie che dopo un peggioramento i bambini sarebbero stati trasferiti in altra struttura, dove poi morivano. La comunicazione del decesso avveniva dando come giustificazione una improvvisa polmonite.

La spirale di orrore era solo all’inizio. Dopo lo scoppio della guerra, infatti, il programma venne esteso fino a includere anche gli adolescenti.

“È per me intollerabile l’idea che i migliori, il fiore della nostra gioventù, debbano perdere la vita al fronte perché i deboli di mente ed elementi sociali irresponsabili possano avere un’esistenza sicura negli istituti psichiatrici” dichiarava pubblicamente Hermann Pfannmüller, uno tra i medici coinvolti nell’Aktion T4.

I principali centri preposti al programma Aktion T4 furono strutture al di fuori di ogni sospetto: il castello di Hartheim, Grafenek, Bemburg, Sonnenstein, Hadamar e Brandeburgo sull’Havel, oltre al manicomio di Kaufbeuren. Prima di cremarne i corpi, i cervelli dei bambini venivano studiati e catalogati. L’eutanasia avveniva lasciandoli morire di fame oppure con iniezioni letali.

L’ultima uccisione del progetto Aktion T4 fu eseguita il 29 maggio 1945 presso l’istituto statale di Kaufbeuren-Irsee in Baviera. Richard Jenne, di soli 4 anni fu ucciso da una suora, che aveva soppresso oltre 200 bambini, ben tre settimane dopo il termine del secondo conflitto mondiale in Germania.

Action T4 fu esteso anche agli adulti, inizialmente uccisi con iniezioni letali ma successivamente, per velocizzare le operazioni, fu utilizzato il monossido di carbonio. Fu lo stesso Führer a proporne l’impiego al Ministro della Sanità del tempo, Karl Brandt. L’uccisione con questo metodo più veloce ed efficace avveniva attraverso l’utilizzo di camere a gas e la successiva cremazione nei forni

Fonti: Il programma “Aktion T4”, l’ignobile piano nazista % Dossier due punto uno; Wikipedia; Aktion T4: il progetto di eutanasia nazista | Storiaestorie; Sterminio disabili: il progetto Aktion T4 e l’Eugenetica nazista (abilitychannel.tv); ilmitte.com

Sara Valentino

Quando Hugo Fischer arriva ad Auschwitz è il 23 dicembre del 1943, nevica e il Blocco 10 appare più spettrale del solito. Lui è l’investigatore di punta della Kriminalpolizei e nasconde un segreto che lo rende dipendente dalla morfina. È stato chiamato nel campo per scoprire chi ha assassinato Sigismud Braun, un pediatra che lavorava a stretto contatto con Josef Mengele durante i suoi esperimenti con i gemelli, ma non ha idea di quello che sta per affrontare. A Berlino infatti si sa ben poco di quello che succede nei campi di concentramento e lui non è pronto a fare i conti con gli orrori che vengono perpetrati oltre il filo spinato. Dalla soluzione del caso dipende la sua carriera, forse anche la sua vita, e Fischer si ritroverà a vedersela con militari e medici nazisti, un’umanità crudele e deviata, ma anche con alcuni prigionieri che continuano a resistere. Tra loro c’è Gioele, un bambino ebreo dagli occhi così particolari da avere attirato l’attenzione di Mengele. È stato lui a trovare il cadavere del dottor Braun e a tratteggiare la scena del delitto grazie alle sue sorprendenti abilità nel disegno. Mentre tutto intorno diventa, ogni giorno di più, una discesa finale agli inferi, tra Gioele e Hugo Fischer nascerà una strana amicizia, un affetto insolito in quel luogo dell’orrore, e proprio per questo ancora più prezioso.

  • Editore : Rizzoli (30 marzo 2021)
  • Lingua : Italiano
  • Copertina flessibile : 384 pagine
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