Il cavaliere, la morte e il diavolo. 1527 Cellini indaga su un omicidio durante il sacco di Roma di Luigi De Pascalis

Roma 6 maggio 1527: i lanzichenecchi di Carlo V irrompono in città dando inizio al famigerato Sacco, un’orgia di sangue, ferro, fuoco e follia che non ha paragoni negli annali della Città Eterna. È in questo scenario infernale che prende avvio la missione ad altissimo rischio di due investigatori per caso: il riflessivo soldato spagnolo José Grazia e l’irruente scultore italiano Benvenuto Cellini, i quali per incarico del Papa dovranno smascherare uno spietato assassino seriale noto come il Bagatto. Per quale motivo, in una città in cui i morti si contano a decine di migliaia, un solo assassino riveste tanta importanza agli occhi della Chiesa? Il Papa è il mandate o una vittima del Bagatto? Quale significato può avere un misterioso libro, apparentemente svanito nel nulla, che la Santa Sede vuole recuperare ad ogni costo?

  • Editore ‏ : ‎ La Lepre Edizioni (2 novembre 2021)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 350 pagine

Recensione a cura di Sara Valentino

Luigi De Pascalis ci conduce ad affrontare e rivivere un episodio storico estremamente crudo che vede protagonista la nostra Roma. Attraverso la sua narrazione, molto curata, con uno stile pregevole, siamo protagonisti di quello che è passato alla storia come “Sacco di Roma”.

Il romanzo storico di De Pascalis, “Il cavaliere, la morte e il diavolo. 1527: Cellini indaga su un duplice omicidio”, è un giallo storico che denota la profonda conoscenza storica dell’autore unita, in un connubio che stimola le nostre papille letterarie, a un intricato mistero e a un giallo costellato di colpi di scena.

Siamo nel 1527, il 6 maggio le truppe imperiali di Carlo V, per lo più Lanzichenecchi, invadono Roma, affamati, avidi di perfidia, crudeltà e desiderosi di distruggere e possedere, sguarnita militarmente per le scelte del papa Clemente VII.

Il bilancio è terribile, migliaia e migliaia di morti, stupri, crudeltà, efferatezza e opere artistiche distrutte. Per non parlare della peste che come una dama luttuosa segue i mercenari e affonda i suoi artigli sulla popolazione già allo stremo.

Il papa si è rifugiato a Castel Sant’Angelo, i lanzichenecchi di fede protestante erano mossi da intenzioni antipapali, per la Chiesa fu un colpo durissimo, dovette sborsare una somma considerevole per la resa, un colpo aggiuntivo in quanto già impegnata a contrastare la Riforma Luterana.

“De Còrdoba diede un’occhiata distratta alla scena sanguinosa e ignorò le grida di trionfo dei Lanzichenecchi che inneggiavano a Lutero da dentro San Pietro”

Il romanzo è la descrizione romanzata di questa triste vicenda, senza nulla togliere per indorare la pillola ci racconta e dipinge le scene nella loro atrocità, le peggiori nefandezze compiute anche verso i e le religiose. La lettura potrebbe sembrare meno avvincente in alcuni punti, ma è necessaria per descrivere e calare i lettori nell’episodio storico, con i risvolti politici e religiosi che avvennero e comprenderne le macchinazioni.

Molti malati, giovani e vecchi, furono trucidati nei propri letti. Altri, compresi i frati e gli infermieri che li assistevano, vennero uccisi mentre tentavano di scappare”

Non c’era scampo e non c’era speranza.”

Mentre accadono le peggiori cose ripercorriamo ciò che pochi anni prima avvenne nel Palazzo Apostolico. Leone X sul letto di morte consegna un oggetto molto importante al suo buffone, un segreto capace di sgretolare le fondamenta della Chiesa. Molti moriranno per questo mistero, il segreto più importante della Cristianità.

Un protagonista inusuale sale sul palcoscenico e viene incaricato di indagare su un duplice omicidio, che parrà strano pensarci in effetti con la moltitudine di morti per le strade. Benvenuto Cellini si mette dunque sulle tracce del presunto mandante che si fa chiamare Bagatto, non si sa chi si nasconda sotto a questo nome ma l’indagine è un’avventura mozzafiato oltre che davvero molto interessante.

Sulla scena del delitto si trova uno strano medaglione, da un lato vi era rappresentato il sole e dall’altro il SATOR. Il viaggio percorrerà gli oscuri e intricati cunicoli tracciati sin dai tempi di Agrippa e del suo De Occulta Philosophia fino a un’antica profezia che parla dei sessantanove libri e di quello aggiuntivo.

Una giostra di morte e dolore e un’indagine che coinvolge il lettore a 360 gradi, invogliando a fare ricerche e approfondire per capire. Però non voglio che passi “solo” per un giallo storico stupendo, desidero anche parlare di come l’autore conosce il lato umano e disumano degli uomini, di ciò che essi vedono e di quello che non vogliono o non riescono a vedere. Di come il destino comunque sia traccia le nostre vite, ci conduce nelle strade che noi soli dobbiamo prendere.

Che gli esseri umani non vedono la verità neppure quando ce l’hanno davanti agli occhi…. Nessuna attività umana vede le cose come sono, ma solo come le vuole vedere…”

Ho sottolineato moltissimi altri passaggi che qui non posso riportare per non allungare troppo la recensione, sicuramente ne ho tratto molti insegnamenti anche di vita. Tra le pagine trovate alcune immagini scelte dall’autore a corredo di questo romanzo.

Attento, Benvenuto, nei momenti difficili, quando la vita è appesa a un filo esile e insanguinato, ogni respiro, ogni sensazione, ogni sentimento hanno più valore e sapore”

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