Il crepuscolo di Commodo: Il romanzo degli ultimi pretoriani di Vladimiro Maccari 

Trama:

Dalla frontiera del Danubio alle caserme dei Castra Praetoria, dai marmi del Palazzo imperiale alla sabbia del Colosseo, una storia di amicizia e di lealtà nella turbolenta Roma del II secolo d.C.
DIFENDERAI L’IMPERATORE O LO ROVESCERAI?
Roma, 192 d.C. Sul finire del proprio regno,l’imperatore Commodo ha ormai definitivamente rinnegato la saggia eredità del padre Marco Aurelio. L’Ercole Romano, come si è autoproclamato, scende nell’arena per emulare le imprese del semidio, di cui si crede la reincarnazione, perseguita i senatori per incamerarne i beni, si circonda di esseri dissoluti con cui sperpera il tesoro imperiale e ha lasciato le redini del governo alla sua concubina, la sensibile Marcia, al prefetto del pretorio Leto, al cubicolario Ecletto e al valoroso Pertinace, prefetto dell’urbe. Tutti costoro, spaventati dalla folle imprevedibilità dell’imperatore, decidono di agire…
Il giovane Gaio e il tribuno Fausto, gli ultimi veri pretoriani in un corpo ormai corrotto, saranno chiamati a fare una scelta: continuare a servire l’imperatore, a cui hanno giurato obbedienza, o complottare per rovesciarlo…

Dall’autore de “Il veterano – Una storia della rivolta di Boudicca” e “La gladiatrice – Una storia del regno di Domiziano” un nuovo affascinante romanzo storico su uno dei più folli imperatori di Roma.

  • Editore ‏ : ‎ Independently published (17 ottobre 2021)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 327 pagine

Recensione a cura di Alice Croce Ortega

Un autore che apprezzo molto, una copertina che suscita curiosità per diverse ragioni (ma che cos’è, una statua colorata? E cosa ci fa un imperatore con una pelle di animale addosso, non erano i «signiferi» a conciarsi così? Eh no, la clava mi ricorda un altro personaggio…): finalmente posso leggere “Il crepuscolo di Commodo. Il romanzo degli ultimi pretoriani”, grazie alla gentilezza del suo autore.

All’inizio ci troviamo catapultati in una scena drammatica: siamo oltre il Danubio, nella Terra dei Cotini, e i legionari dell’esercito più potente e organizzato del mondo sono alla ricerca disperata di un pozzo, perchè stanno morendo di sete. Sono disidratati, stanno perdendo le forze, non sono in grado di affrontare Marcomanni e Quadi, che alleatisi con i traditori Cotini, hanno annientato la quattordicesima legione «Gemina», stretto d’assedio Aquileia e razziato terre che erano in pace da secoli. Poi la grande battaglia sul Danubio ghiacciato, e adesso li stanno facendo cadere in trappola: ma malgrado tutto non si rassegnano, progettano di riunirsi con i compagni della centuria poco lontana per mettere insieme le forze e salvare almeno l’onore. Ma prima che riescano a mettere in atto il progetto uno dei condottieri avversari, Valaor, riconosce Fausto, il centurione della «Legio I Adiutrix» e lo sfida a duello: sarebbe un disonore sottrarsi…  È qui, sullo scenario della battaglia del “miracolo della pioggia” che cominciamo a conoscere i personaggi di questo coinvolgente romanzo che, passo dopo passo, ci porterá in Liguria, presso la villa di Modesto, caro amico ed ex commilitone di Fausto, e poi a Roma, tra i pretoriani con Gaio, il figlio di Modesto e poi al cospetto dello stesso Commodo e della sua stravagante corte.

“Stravagante” è un aggettivo che ben si addice alla personalità dell’imperatore Commodo come ci viene tratteggiata dall’autore. Il figlio di Marco Aurelio infatti si rivela quanto meno eccentrico: conduce una vita dissoluta e poco gli importa del protocollo; si circonda di personaggi pittoreschi invece dei saggi consiglieri che avevano affiancato il padre; estraneo alla fede cristiana, fedele ai culti tradizionali, nonché sensibile al tema della divinità dell’imperatore, sentendosi affine agli dei non teme di rendersi ridicolo quando dichiara di essere Ercole redivivo. E per dimostrarlo, lui che era comunque un atleta dal fisico prestante, scende nell’arena e inscena le imprese di Ercole pur non mettendo mai davvero a rischio la sua incolumità, per il suo divertimento e quello dei cittadini di Roma. 

Un imperatore così distratto dalla sua missione, purtroppo, diventa facilmente manipolabile e trascura la «res publica», e si rende così inviso al Senato e alla “classe dirigente”, tanto che la sua stessa compagna, la concubina Marcia, che pur se ne era innamorato quando era ancora un giovane e valoroso condottiero, comincia a pensare che forse sarebbe meglio – per Roma e per i Romani – che  fosse sostituito da una figura più adatta…

La complessa vicenda ci viene narrata da diversi punti di vista: oltre a Marcia, un personaggio tormentato e profondo che esprime il sentire dei romani che si affacciano alla religione cristiana, abbiamo quelli del già citato Flavio, del veterano Modesto, del suo giovane figlio Gaio che arriva a Roma pieno di genuino entusiasmo fondato sui concetti cardine di «fortutido» (il «et facere et pati fortia romanum est» di Tito livio – II, 12), «virtus» (il valore militare che si fonda su solide qualità morali), «fides» (la fede nella parola data, e nei propri ideali) per arruolarsi nella mitica guardia del Pretorio e che non riesce ad accettare la decadenza che vede intorno a sé… Un grande romanzo corale che ci mostrerá l’incendio di Roma del 191 d.C., le prodezze di Commodo nell’arena, l’incredibile elezione del suo successore…

È difficile esprimere la complessità di questo romanzo così ricco di fatti, di personaggi e di eventi straordinari: un’epoca storica meno conosciuta di altre, di cui ci sono giunte meno  testimomonianze, anche per una obiettiva carenza di fonti latine dirette, ma comunque complessa e affascinante; prova ne è che in effetti l’autore ci lascia con la voglia di saperne di più, non solo di cosa succede dal punto di vista storico, ma anche sui personaggi: tanti, tutti interessanti e promettenti dal punto di vista narrativo. Che dire, posso solo consigliare di leggerlo: in attesa della prossima puntata della “Saga dei Pretoriani”. 

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