Il delitto del fascista Nuvola Nera di Angelo Marenzana

Trama.

Alessandria, 1945. I bombardamenti alleati sono sempre più frequenti e sempre più vicini. L’ex poliziotto Lorenzo Maida è rientrato in Italia e si è trasferito da qualche anno in città, deciso a ricostruirsi una vita come commerciante di tessuti. Ma il precario equilibrio appena ritrovato è destinato a svanire quando Vito Todisco, cognato di Maida e amico di sempre, lo coinvolge nelle indagini su un omicidio. La vittima è Egidio Visconti, fascista della prima ora, stroncato sulla porta di casa con un colpo mortale inferto al cuore. Ha della sabbia in bocca, quasi fosse un macabro rituale. Quando anche Osvaldo Mantelli, fidato tirapiedi della vittima, viene ritrovato morto, ucciso in circostanze molto simili, l’ipotesi iniziale di un ordinario per quanto efferato regolamento di conti sembra non avere più fondamento. Intanto, la triste storia di una ragazza morta suicida vent’anni prima per non aver superato l’onta di uno stupro riemerge prepotente dal passato. Ma cosa c’entra con il duplice omicidio? E da quale segreto sono legate le due vittime tanto da meritare la stessa sorte? Tra incontri imprevedibili e la tagliente ironia del suo dipendente Curcio, Maida svelerà una verità ben più profonda che turba la calma nebbiosa di Alessandria, mentre squadriglie di aerei alleati sono pronte a portare l’inferno sulla terra negli ultimi dieci giorni prima della agognata liberazione.

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Copertina flessibile: 272 pagine
Editore: Fanucci (27 febbraio 2019)
Collana: Nero italiano
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8834737415
ISBN-13: 978-8834737415

a cura di Giuseppe Cuminatto

Mi viene proposto di recensire questo romanzo di un autore a me sconosciuto e con un titolo forse troppo “esplicito”, soprattutto se si tratta di un giallo, come si evince dalla prima parola: delitto. Ma poi c’è “fascista” ed il cerchio si stringe su epoca, ambientazione e circostanze anche se resta il dubbio: Nuvola Nera è la vittima o l’assassino? Un po’ di suspense il titolo la lascia.
La datazione del prologo la si identificherà solo all’inizio del primo capitolo “Vent’anni dopo…”, ma già si delinea chiaramente l’area geografica, teatro della vicenda e, tra le brume che accompagnano il corso del Tanaro si intravvede lo sfondo scenografico: un po’ fosco, come i pensieri di Valentina, protagonista del primo episodio con la sua scelta estrema e fantasma che aleggerà su tutto il resto della narrazione.
La vicenda è ben circoscritta cronologicamente e geograficamente: Alessandria, da martedì 17 a domenica 27 aprile 1945. Una cittadina al centro del triangolo industriale, ma in quei giorni coinvolta nei momenti culminanti della guerra di liberazione italiana, le cui ostilità cessarono formalmente il 29 aprile 1945 con la resa incondizionata dell’esercito tedesco, ma la cui conclusione viene ancor oggi solennemente celebrata il 25 aprile.
Tutta la vicenda si svolge in quei tredici giorni, perché proprio allora, al pezzo grosso del partito fascista Egidio Visconti, detto Nìula Neira, viene trafitto il cuore e poco dopo anche il camerata Osvaldo Mantelli, suo intimo amico (e non solo), viene trovato con la giugulare recisa. Cos’hanno in comune i due delitti? Un unico assassino? La militanza attiva nel partito? Lo stesso movente di vendetta? Le indagini sono formalmente condotte dal commissario Todisco, ma chi effettivamente tira le fila è suo cognato Maida: un personaggio interessante, con una mente instancabile, un intuito non comune e un passato a dir poco discutibile. Aveva militato nelle squadre franchiste nella Spagna degli anni ’30, ora fa il mercante di stoffe, ma preferisce fare l’investigatore alle spalle del cognato poliziotto.
L’azione di ricerca si svolge con tutti i crismi dell’indagine poliziesca classica, gli attesi colpi di scena e i cambi di prospettiva che impongono le scoperte che si fanno sui “gusti” e sulla vita privata, attuale e passata, delle due vittime.
Quello che, però, valorizza il romanzo è sicuramente la capacità dell’autore di portare il lettore, con un linguaggio descrittivo corretto e dotto (ma mai erudito), anche se a volte un po’ lento, ma sempre vivo e coinvolgente, ad immergersi in una città descritta con i dettagli che solo l’esperienza diretta può permettersi di evidenziare e in un clima (meteorologico, ma soprattutto sociale e politico) che ormai ha perso quasi tutti i testimoni oculari. Per tutta la narrazione si percepisce e si respira come se ci si fosse immersi ed a rendere l’atmosfera più vera e più umana contribuiscono in modo determinante i personaggi minori: i meccanici, gli avventori dei negozi e dei bar, i vicini di casa, le ragazze del bordello: persone vere, vive e presenti anche se tendono a stare al riparo, perché sono giorni in cui la paura la fa da padrona.
Un romanzo storico? Un giallo-poliziesco? Secondo me un’equilibrata amalgama di entrambi i generi, che può soddisfare e compiacere molti lettori, ma non convincere fino in fondo gli amanti “puri” dell’uno o dell’altro. Leggerlo comunque piacevole e l’occasione per arrovellarsi un po’ a condividere le indagini e nel contempo a far conoscenza con luoghi, persone, fatti e circostanze che fanno parte, volenti o nolenti, della nostra storia e quindi di noi.

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