Il fantasma del cambusiere – Fiammetta Rossi

Chi avrebbe mai detto che la parte migliore della mia esistenza l’avrei vissuta da morto?

Julian Moore è il fantasma scorbutico e misogino di un cambusiere scozzese morto assassinato in casa sua, che vede all’improvviso il proprio cottage affittato da una bella donna inglese e dal fratello di dieci anni.

Lui, che in vita era un ottimo cuoco sulle baleniere e con un carattere tutt’altro che socievole, dovrà fare i conti con inquilini rumorosi che, per colmo di sventura, sono persino incapaci di cucinare.

Il fantasma farà di tutto per mandarli via, però Lady Margareth è testarda e non vuole saperne di andarsene, soprattutto perché è in fuga. Qualcuno minaccia di ucciderla.  Non solo: qualcosa lega il fantasma alla donna visto che lei è l’unica che può sentirlo senza che lui lo voglia. Di sicuro c’è un segreto nella vita di Lady Margareth e un mistero attorno alla morte violenta di Julian Moore. Entrambi dovranno imparare a far conto uno sull’altra per riuscire a convivere e, soprattutto, a far luce sui troppi enigmi che li circondano.

Breve biografia di Fiammetta Rossi

Fiammetta Rossi nasce a Roma nel 1972. Dopo aver trascorso l’infanzia in Sud Africa torna in Italia e si laurea in Economia e Commercio.

Attualmente vive a Vigevano, cura una rubrica radiofonica dedicata ai libri per DeejayFoxRadio e collabora con il MassaCarraraNews. Ha pubblicato diversi racconti d’appendice con il Giallo Mondadori, una raccolta di favole dal titolo Ancora nonna! (Kimerik 2014), e i romanzi per ragazzi: La strana bottega del signor Balaji (Leucotea 2018), Breinen e il segreto della Fonte (Il seme bianco, 2019) e 200 ORE (Delos Digital, 2022).

Citazione: Chi avrebbe mai detto che la parte migliore della mia esistenza l’avrei vissuta da morto? 

Abstract 1

Come osate? Siete voi a dover lasciare in pace me! Vi ordino di fare subito fagotto e liberare immediatamente la mia proprietà!

‒ No! Trovatevi un’altra casa da infestare; non ho fatto un viaggio tanto lungo per farmi cacciare via da… da voi! 

Che donna testarda e prepotente, porco mondo, ecco perché non mi sono mai voluto sposare!

Questa casa è mia, siete voi che la infestate. 

‒ Non è più vostra, siete morto. 

La cosa non vi riguarda! Non tollero intrusi.

‒ Non siamo intrusi, abbiamo un regolare contratto d’affitto. Verificate pure se non mi volete credere. 

Mollate gli ormeggi signora, voi e il vostro secondo! Salpate per altri lidi, cercatevi un altro bastimento, quello che volete, ma togliete le cime e issate l’ancora oppure, quant’è vero che siete una stupida donna inglese io…

‒ Non sono inglese, tantomeno stupida! Mia madre era scozzese quindi vi suggerisco di moderare i termini e poi non tollero che mi si diano ordini. 

E io non intendo tollerare ordini da voi!

Abstract 2

Dal giorno della mia morte sono passati dieci lunghi, monotoni e grigi anni. Dieci anni senza che nessun angelo custode o che so io, m’avesse detto cosa diavolo ci stavo a fare ancora qui. Certo, non sono mai stato un cristiano purosangue: qualche bestemmia m’era scappata di tanto in tanto e avevo collezionato anche un buon numero di risse in giro per il mondo. Ma dieci anni senza sapere che fare è una cattiveria. Dico io. 

A ogni modo non sono tipo da lamenti e piagnistei. Io e il buon Dio abbiamo sempre avuto un rapporto speciale e se vuole dirmi qualcosa, ebbene sa benissimo dove trovarmi.

Abstract 3

‒ Chi ci abitava qui? ‒ chiese il ragazzino di nome Jonathan. Quello sgorbio tutto ossa avrà avuto almeno dieci anni e lo stesso visetto angelico della sorella ma non mi gabbava affatto con quegli occhietti svelti da diavoletto.

‒ Un pescatore. È morto di morte violenta dieci anni fa. Dei ladri credo. Gli misero a soqquadro la casa che rimase abbandonata per molti anni, prima di venir affittata. Il primo inquilino ci rimase solo poche ore: scappò via lasciando qua i suoi stessi bagagli e non ne volle più sapere. Il secondo però, rimase ben otto giorni prima di desistere pure lui. Da allora nessuno l’ha più voluta ed è rimasta disabitata e… con una triste fama.  

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