Il giorno del diavolo – Andrew Michael Hurley

Cent’anni fa, durante una bufera eccezionale, gli abitanti delle Endlands sono rimasti confinati in casa per settimane. E quando sono finalmente usciti il Diavolo aveva seminato il suo veleno ovunque. Nessun rito, sacro o profano, è riuscito a cacciarlo. Si è portato via tredici persone in una volta sola. Il Giorno del Diavolo oggi è un giorno di tradizioni che si rinnovano per i bambini, un modo per ricordare, una messinscena intrisa di scongiuri. Ma se il Diavolo facesse veramente ritorno, a sconvolgere la vita già dura di chi ancora si occupa delle greggi, a seminare discordia tra famiglie che da sempre non si vedono di buon occhio? È autunno quando John Pentecost torna a casa, al villaggio nella brughiera del Lancashire dove è cresciuto, con la giovane moglie che aspetta un bambino. Il nonno, il patriarca, è appena morto, e oltre a congedarsi da lui bisogna dare una mano alla famiglia per riportare le pecore dai pascoli agli ovili. John e Kat sono attratti dall’idea di restare, lasciando una vita più agiata ma anche più banale per dare continuità alla tradizione. Ma antichi rancori riemersi rendono complicata la scelta, dividendo la famiglia di John, in cui sembra insinuarsi la presenza concreta del Diavolo nelle sembianze che prende quando vuole affliggerci. Una storia cupa, sinistra, inquietante, in cui la battaglia quotidiana della vita rurale è aggravata dalle complicazioni imprevedibili del soprannaturale.

Copertina flessibile: 352 pagine
Editore: Bompiani (27 marzo 2019)
Collana: Letteraria straniera
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8845296210
ISBN-13: 978-8845296215

a cura di Sara Valentino

Una storia che parte in sordina ambientata un secolo fa e nelle terre delle Endland, sconfinate distese di brughiera a perdita d’occhio.

Si racconta la storia di John Pentecost  e della sua famiglia, inizia con il suo ritorno a casa per il funerale del patriarca.

“Il giorno del diavolo” non è solo il titolo del romanzo, ma anche una festa, una ricorrenza che in queste terre viene festeggiata a titolo di scongiuro, sappiamo bene quanto la superstizione sia da sempre stata il moto precursore di molti accadimenti, tra cui la caccia alle streghe.

“Qualunque cosa facessero, alla fine non sortì alcun effetto. Quell’autunno, tra fattorie e villaggio, morirono tredici persone. I loro corpi vennero avvolti nelle coperte e lasciati in qualche capanno o nei cortiletti di casa, in attesa che si potesse trovare terra abbastanza soffice per poterceli seppellire”

Il diavolo è quindi ovunque e sembra addirittura passare da un corpo a un altro, da una persona a un animale. Superstizione solamente? Oppure la voce che si sente nel bosco echeggiare ha qualcosa di terribilmente soprannaturale?

Ho apprezzato molto la narrazione di questa storia che delicatamente, ma inesorabilmente ci trasporta nella vita e tra le difficoltà di questi personaggi. Segreti tremendi che fanno capolino, da nascondere, da dimenticare. Il richiamo della terra, delle origini è molto forte e anche a noi lettori trasmette quel desiderio di tornare alle nostre antiche radici.

“E’ un trucco che mi aveva insegnato papà, che l’aveva imparato dal Vecchio, cui l’aveva insegnato il padre, che a sua volta lo aveva appreso dal suo, e così via risalendo nel tempo. In effetti, non mi stupirebbe se padri e figli fossero venuti qui per secoli a nascondersi nell’ombra del crepuscolo per sparare alla loro cena al primo battito d’ali”

E’ molto forte il sentore di morte, della morte e della perdita di una persona cara. Nessuno di noi sa quando giungerà la fine, destino o meno è difficile accettare la perdita di qualcuno che si ama, si vorrebbe l’eternità, si vorrebbe poter passare tutti gli anni possibili insieme inseguendo i sogni e i progetti.

“Alla fine, qualunque cosa il Vecchio avesse mai posseduto sarebbe stata vagliata, oggetto dopo oggetto. Si sarebbero prese decisioni spassionate su cosa fosse superfluo e cosa utile. Riporre una vita è una faccenda lenta e frammentaria. Ognuno di noi muore prima di ciò che possiede…”

Vite, quelle della brughiera, lente; le generazioni non erano diverse l’una dall’altra. Gli allevamenti di pecore davano cibo, abbigliamento e naturalmente scandivano la vita povera e breve di questa gente. Non c’era tempo per piangere i morti, la terra non avrebbe aspettato, c’era da lavorare e poco da sentire, i pensieri erano da indirizzare alla fattoria, alla salute degli animali.

“E’ una strana espressione, venire a patti con la morte. Come se ci fossero concessioni da negoziare e conquistare. Ma la morte si prende tutto”

In questo romanzo, da cui ho fatto fatica a staccarmi completamente, si celebra l’ineluttabilità e la volubilità della vita. Una tormenta può scatenarsi dal nulla e non resta che l’accettazione, viene celebrato un pensiero che faccio mio: non è tutto scontato, ogni giorno è un dono.

 

 

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2 Risposte a “Il giorno del diavolo – Andrew Michael Hurley”

  1. Molto interessante, sembra di leggere una storia di Caldwell, famoso per “La via del tabacco” dove per tutti c’è un finale drammatico e dove la vita prende una piega che ha qualcosa di inesorabile.

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