Il guardiano del faro, mestiere, Francia

Abbiamo parlato nelle scorse settimane di alcuni fari affascinanti ma facciamo una breve pausa per scoprire qualcosa di più sulla storia dei guardiani di faro. Si tratta di figure altrettanto fascinose.

La comparsa dei primi fari coincide con l’arrivo dei primi guardiani incaricati di accenderli, di spegnerli e di provvedere alla loro manutenzione. Partendo da questa premessa, la loro origine potrebbe risalire ai sacerdoti di Alessandria oppure ai monaci dell’abbazia benedettina di Saint Mathieu che, sin dal XII secolo, accendono un fuoco sulla punta della Bretagna. In realtà gli elettromeccanici faristi, così denominati dagli anni’50, hanno poco in comune con i loro antenati.

I guardiani del faro vivono “sul limite del mondo, nè fuori nè dentro di esso, sul margine indistinto fra interno ed esterno, come ai confini del mondo, in questa linea senza spessore dove il mondo non è più mondo e comincia ad esserlo” Louis Marin

I fari sono diventati i guardiani del faro. Una certa emarginazione è forse il prezzo da pagare per questa eccezione culturale. I guardiani si sentono investiti di responsabilità nei riguardi della storia dei luoghi da loro abitati. I racconti in cui essi sono gli eroi mescolano l’esilio geografico con un esilio sociale, un allontanamento dal mondo degli uomini.

Il guardiano è però un lavoratore che collabora con un’istituzione: il Service des Phares. In Francia, all’indomani della Rivoluzione, viene trasferita la responsabilità dei fari a un’autorità civile, il ministero degli interni. Viene così costituita un’istituzione la Commission des Phares, composta da studiosi, marittimi, idrografi, ingegneri. Nel 1825 questa commissione propone un ambizioso sistema di illuminazione costituito da 51 fari principali. Nel 1839 sulle coste della Manica entra in vigore un regime di monopolio statale che, meno di dieci anni dopo, viene esteso a tutto il litorale. Da questo momento in poi gli ingegneri sono tenuti a prescrivere le operazioni da svolgere. Nel 1848 è pubblicato un primo regolamento, preludio al decreto imperiale del 1853 che istituisce il corpo degli agents inferieurs. Il guardiano del faro è ormai un dipendente statale.

Il regolamento dei guardiani prevede anche una divisa: fatta eccezione per il copricapo, indossarla rimane facoltativo, visto che l’amministrazione fornisce soltanto i bottoni.

La gerarchia prevede sette livelli che vanno dal capofaro al guardiano di 6a classe. All’epoca nessuno abbraccia la professione per amore dei fari, la retribuzione è anche scarsa, ma lo status di dipendente statale è allettante perchè dà diritto a un’indennità di pensionamento assai ambita.

Le vecchie fotografie mostrano talvolta i guardiani di faro circondati dai familiari. Questa contiguità è una diretta conseguenza delle scelte politiche dell’amministrazione per garantire l’efficienza del servizio.

“I fari serviti da un unico guardiano sono affidati, nella maggioranza dei casi, a uomini sposati, che alloggiano nell’edificio insieme ai familiari. Questa soluzione offre il duplice vantaggio di migliorare la vita del guardiano e di garantire, in caso di necessità, la sua sostituzione nello svolgimento del servizio, che è talmente semplice da poter essere affidato a una donna o persino a un bambino. L’alloggio consiste in una o due stanze con camino, una soffitta e, talvolta, una cantina. Di solito vi sono annessi un cortile e un giardinetto. Nella maggioranza degli edifici, la casa è adiacente alla torre, in modo tale che, qualora il guardiano sia costretto ad alzarsi per controllare lo stato della fiamma, non debba esporsi, appena uscito dal letto, alle rigide temperature” Léonce Reynaud, Mémoire sur l’éclairage et le balisage del cotes de France, 1865

All’inizio degli anni’50, come dicevamo poco sopra, viene creata una nuova figura professionale, quella dell’elettromeccanico farista, la cui formazione mescola teoria e uno stage pratico. Negli anni’60 viene aperta una scola nel faro delle Beleines. Via via i guardiani vengono sostituiti dagli elettromeccanici.

Fonte: Fari – Jean Guichard – Edizione L’ippocampo

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