Il ladro di ragazze di Carlo Silini

Un’antica leggenda del Mendrisiotto narra di un non meglio precisato mago padrone di un castello in una zona solitaria alle pendici del Monte San Giorgio (Cantone) – che con l’aiuto delle sue guardie rapisce giovani e povere ragazze nella pianura tra Mendrisio e Rancate. I vecchi raccontano di una grotta situata nel bosco dove le fanciulle venivano rinchiuse e rese vittime di un misterioso gioco magico. Il romanzo fa rivivere l’ambiente sociale, religioso e popolare dei baliaggi svizzeri a Sud delle Alpi e del Ducato di Milano nella prima metà del Seicento. L’autore costruisce una vicenda incentrata su un gruppo di personaggi in parte inventati e in parte tratti dai documenti dell’epoca. In questo scenario si inserisce una grandiosa quanto ardita caccia all’uomo – disseminata di clamorosi errori giudiziari – che si intreccia con storie d’amore, omicidi, briganti, nobili e villani.

  • Editore ‏ : ‎ GCE (2 novembre 2017)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina rigida ‏ : ‎ 464 pagine

Recensione a cura di Fabiana Farina

La lettura di questo libro arrivò quasi per caso. La verità è che dovevo leggere un altro libro che si rivelò essere il terzo di questa trilogia. Andando avanti nella lettura del terzo libro mi sono resa conto che non riuscivo a carpire e a captare tutte le sfumature della trama, mi rimanevano delle zone d’ombra nel racconto, il che era un vero peccato perché il libro si è presentato in pompa magna. Così grazie a Sara e alla gentilezza di Gabrielecapellieditore che mi ha fatto avere le copie dei primi due libri, ho potuto iniziare la trilogia subito dal primo volume e boom! Son partita con il botto. 

“C’è chi vale come un baule d’oro, chi come un cesto di pere è chi come un secchio di merda”. 

Il racconto è ambientato temporalmente verso la metà del 1600 nella zona che comprende il Canton Ticino (Lugano e Mendrisio) per la confederazione elvetica e Como, Vimercate e un imprecisato luogo della Brianza per il Ducato di Milano ed è in questo ampio territorio che sono scomparse un bel numero di ragazze. 

Ma no ragazze qualunque, hanno tutte una determinata tipologia. Sono tutte bellissime, tutte giovanissime, tutte contadine e soprattutto nessuno, nemmeno la propria famiglia ha denunciato la loro scomparsa, anzi sono ritenute una bocca in meno da sfamare, non interessano neanche alle autorità giudiziarie, i balivi o il landfogto non hanno  un proprio tornaconto a mettere in moto la loro ricerca. Insomma sono praticamente figlie di nessuno tranne la Lena, l’ultima ragazza rapita. 

La Lena (Maddalena) oltre a essere l’ultima figlia di una famiglia numerosa e di aver tanti fratelli che si guadagnano da vivere come briganti ha la fortuna di avere un fidanzatino, lo Stralüsc (Tonio) che è alle dipendenze del balivo di Lugano. 

Tonio sarà il solo che cercherà di far luce su questi avvenimenti andando a sbattere contro un muro di menefreghismo fino a quando il Mago di Cantone non vorrà soddisfare le sue voglie sulla donna sbagliata. 

È a questo punto, quando a essere in pericolo è la figlia di un nobile, che tutti ritrovano la memoria e sanno esattamente chi è il rapitore. 

“Solo i milionari possono peccare tranquilli.” 

È un libro pazzesco! 

Il sapere che nella zona che mi ha adottato e in cui vivo sono successi fatti del genere è abbastanza sconvolgente e eccitante. 

L’autore, come lui stesso ci dice, non è uno storico ma ha eseguito un ottimo lavoro di ricerca essendo il libro molto ben documentato dal momento in cui luoghi, personaggi, fatti, almeno alcuni, sono esistiti e successi veramente, facendo clamore soprattutto alle cronache giudiziarie dell’epoca. 

“Chi più, chi meno, tutte le donne sono puttane. Soprattutto quelle che si infilano nel recinto di casa mia e mi spiano sulle piante.” 

La lettura di questo romanzo è un alternarsi di colpi di scena, ogni personaggio è ogni luogo  sono descritti in modo impeccabile. 

Sembra che verso la fine  perda un po’ di vivacità che però dà luogo alla corsa finale. 

Ovviamente essendo il primo volume di una trilogia il finale rimane aperto anche se il libro è autoconclusivo. 

Cosa altro aggiungere?… leggetelo, divertitevi e “venite” a fare un tour con l’immaginazione tra la  Lombardia e la Svizzera. 

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