Il marchese di Montespan di Jean Teulè

È il 20 settembre del 1668 e il marchese di Montespan è appena arrivato alla corte di Saint-Germain-en-Laye, dove Luigi XIV tiene il suo gran Consiglio.
Il suo arrivo non è passato di certo inosservato. Louis-Henri di Montespan è sulla bocca di tutti a corte. Tutti sanno che la sua magnifica consorte, Françoise de Rochechouart de Mortemart, detta Athénaïs, dama d’onore della regina, è rimasta «ferita sul campo». Di ritorno da una delle sue guerre in cerca di fortuna, Louis-Henri l’ha trovata col ventre rigonfio, e non certo della sua spada.
La marchesa di Montespan, infatti, è diventata non solo uno dei piú bei fiori che Sua Maestà Luigi XIV ha colto nel «giardino» della regina, ma la sua favorita, scacciando dai lussuosi talami di Versailles la pur avvenente Louise de La Vallière.
Il marchese di Montespan è sceso dalla sua vettura al centro della corte lastricata e lo sgomento è calato sui volti dei cortigiani. La sua carrozza verde mela è stata ridipinta di nero e i quattro pennacchi che ornavano gli angoli del tetto sono stati sostituiti con gigantesche corna di cervo. Al disegno del suo stemma dipinto sulle portiere, il bizzarro marchese ha fatto poi aggiungere delle corna.
Le guardie, impressionate, lo lasciano passare e Louis-Henri, bardato anche lui di nero, con il viso impassibile e la mano sull’elsa della spada, raggiunge la Sala dei passi perduti, la celebre sala con il soffitto stracarico di ghirlande e voluttuose dee.
Quando il monarca compare, Montespan si stupisce di quanto sia piccolo di statura e goffo coi suoi tacchi altissimi e i baffi sottili. Seguito da ministri e dignitari di corte, il re si ferma al cospetto del marchese e gli chiede il perché del suo abito nero. Dato che l’etichetta impone di scoprirsi il capo al cospetto di Sua Maestà, Louis-Henri si mette in testa un cappello grigio – il re li detesta – e risponde che porta il lutto per il suo amore, «ucciso da una canaglia».
Così comincia, in queste pagine, la ribellione di Louis-Henri de Montespan, il suo crimine di lesa maestà nei confronti di un dio vivente con la pelle butterata dal vaiolo cui tutto – il fuoco e l’acqua, la notte e il giorno – è sottomesso. Così comincia anche uno straordinario romanzo in cui Jean Teulé ci restituisce lo spirito di un’epoca irresistibilmente frivola e l’avventura di un uomo che, un secolo prima della Rivoluzione francese, incarnò lo spirito rivoluzionario che pose fine all’ancien régime.

Lunghezza stampa: 318
Editore: Neri Pozza (15 aprile 2015)

Recensione a cura di Sara Valentino

Questa è la storia di un uomo che incarna forse il più conosciuto “cornuto” di tutti i tempi, forse… di certo colui che prese di petto la situazione, ironico, beffardo e irriverente.

Ma andiamo con ordine il 28 gennaio 1663 Francoise de Rochechouart de Mortemart e Luois-Henri de Pardaillan de Gondrin marchese di Montespan vengono uniti in matrimonio.

La loro carrozza è verde mela ornata di dorature e reca lo stemma del marchese di Montespan sulle portiere. La loro unione sarà caratterizzata da una passione pura, sfrenata e giocosa hanno l’ardore dei giovani e forse la marchesa lo ha innato. E’ bellissima, viene descritta dall’autore anche nella sua fisicità attraverso gli occhi di chi la può osservare, di chi la sogna e di chi la vorrebbe come amante. Incantevole e ironica, caratteristiche che saranno il trampolino di lancio della sua ascesa sociale.

I marchesi amano la bella vita, il gioco e le feste, ma i denari scarseggiano e i debiti si accumulano.

Il marchese cerca fortuna partendo come ufficiale per le spedizioni di sua maestà il Re. Sfortunatamente non riuscirà nell’intento e non avrà modo di dar lustro al suo nome, tornerà con la vergogna e altri debiti. Nel frattempo sua moglie, ribattezzata Athenais, darà alla luce il loro secondo figlio, questa volta una bambina.

Da questo momento in poi inizierà per Athènais un periodo di struggimento, lacrime e desolazione. Lei vorrebbe la vita di corte, feste e sollazzi invece la situazione economica della famiglia sembra solo peggiorare.

Il fato, lo zampino di un destino beffardo e la voglia di emergere faranno in modo che in una festa galeotta la Montespan venga adocchiata per diventare dama di compagnia della regina Maria Teresa d’Austria. E’ l’inizio della fine…

“Si vive in un’epoca in cui l’unica legge è il piacere dei potenti” Cercherà, per l’ultima volta, Francoise, di chiedere al marito di non farla tornare più a Versailles. Lì, dice, anche i migliori perdono il senno.

Quando la marchesa di Montespan, sulla bocca ormai di tutti, diviene la favorita del Re, la sua amante e madre di numerosi figli, il Marchese incredulo crolla.

“Quanto a me, non condanno affatto il tuo comportamento; ognuno si salva a suo modo”

La carrozza verde mela verrà trasformata, verranno aggiunte delle grosse corna e così il marchese irriverente, si farà beffe anche del Re.. ma a nulla servirà se non a far peggiorare la sua già delicata situazione. Non accetterà mai i soldi in cambio della moglie, non la svenderà mai e conserverà il suo amore puro per sempre.

Quanto a lei, il male e lo strascico di dolore, inferto al marito e soprattutto alla sua bambina sembra che non riescano a scalfire il suo cuore indurito e il suo inesauribile desiderio di potere e gloria.

“La sua feroce ambizione dovrebbe condurlo alla cortigianeria più perfetta e raffinata, in un secolo in cui, vista la concorrenza, sembra impossibile eccellere in bassezza”

Romanzo dalla narrazione curatissima ed efficace, che narra le vicende di un uomo esistito che però non ha trovato spazio tra le pagine di storia, nonostante a mio parere ne abbia avuto tutto il diritto.

Uno spaccato di un’epoca vissuta all’insegna del vizio, della lussuria delle sregolatezze alla corte di Versailles. La congiura dei veleni e i riti segreti e misteriosi di cui ho letto altre volte sono raccontati senza lasciare nulla al caso, rafforzando nel lettore l’idea di come si vivesse in un covo di vipere quale la corte del Re Sole.

Leggerete le sue avventure, le fughe, le bischerate, vi farà sorridere ma anche addolorare, ci sono pagine strazianti.

“Guardano la finestra illuminata al pianerottolo del castello e ascoltano il marchese urlare e piangere per tutta la notte”

Il destino, scherza con noi mortali e beffardo avrà un colpo di coda inatteso.

 

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