Il Mistero dell’Erebus di Michael Palin

RECENSIONE DI SARA VALENTINO

“Il mistero dell’Erebus” di Michael Palin edito da Neri Pozza rappresenta esattamente ciò che un documentario scritto può essere. L’autore è sceneggiatore e ho notato che il racconto di questa misteriosa avventura ha insito questo aspetto. Ho parlato di documentario per un motivo molto semplice: non siamo di dinanzi a un romanzo ma a un’indagine che si può leggere, in alcuni punti, come un romanzo.

Da quando ho saputo della scoperta dei relitti di Terror e Erebus nei fondali dell’Artico canadese sono rimasta in attesa di scoprire di più, qualche dettaglio circa le circostanze della scomparsa dei membri dell’equipaggio e dell’affondamento di entrambe le navi.

Ho tentato di leggere, qualche anno fa, un romanzo sull’argomento, ne è stata tratta anche una serie tv, ma alcuni elementi troppo fantasiosi mi hanno scoraggiata. Quando ho appreso dell’esistenza di questo testo sono rimasta affascinata subito dalla copertina, del resto le cover Neri Pozza sono un biglietto da visita sempre superbo. All’interno del libro troverete una sezione con alcune fotografie dei ritrovamenti, tra le quali spicca quella del corpo di Jhon Torrington, esumato da Owen Beattie nel 1984, morto nelle prime fasi del viaggio scientifico della Royal Navy Stoker alla ricerca del tristemente famoso Passaggio a Nord Ovest.

Palin è da sempre affascinato dalle storie marinare, passa molto tempo sulle navi in compagnia delle troupe BBC, con la compagnia di romanzi di Patrick O’Brian. Riporta e condivide una citazione del presidente Kennedy “c’è del sale nel nostro sangue, nel nostro sudore, nelle nostre lacrime. Siamo legati all’Oceano. E quando torniamo al mare… torniamo al luogo da cui siamo venuti”

Tornare al mare è ciò che è accaduto ai centoventinove uomini svaniti insieme alle loro navi (Terror ed Erebus) nel 1846. A settembre del 2014 una squadra di archeologi subacquei scopre sul fondo del mare i resti delle imbarcazioni e lo stesso giorno Palin sa che deve assolutamente raccontare questa storia. Non era solo una storia di morte, ma di vita e di resurrezione. Gli interrogativi sono molteplici: dove era arrivata la spedizione? Cosa era accaduto realmente? Molti misteri e ancora tante domande restano senza risposta. Inizia uno studio forsennato di testimonianze, lettere, documenti, memorie e diari.

La prima parte del testo è dedicata ai dettagli sulla costruzione e le attività, poche, dell’Erebus prima di avere la nuova assegnazione. La storia di come fu modificata nel suo arsenale per essere attrezzata come nave per navigare nell’Artico, rafforzata. L’equipaggiamento, le provviste, tutto viene descritto con dovizia insieme a un tragico evento che sembra essere di cattivo auspicio.

“A volte penso che forse è meglio una beata ignoranza su qualsiasi catastrofe possa essere accaduta o su qualsiasi altra spaventosa difficoltà debbano ancora superare, piuttosto che apprendere, come nello specchio magico di una favola, le loro vicissitudini quotidiane” Così pensa Lady Franklin, moglie del comandante dell’Erebus. Non perderà mai la speranza, anche quando tutti l’avranno persa. Arrivò il 1847 e nessuna notizia, pochi indizi e nessuna certezza. Furono spese 700.000 Sterline per le ricerche ma dopo otto anni ancora nessuna notizia.

Tantissime domande senza risposta. Quali le cause del loro destino? Quale brutalità li ha sorpresi? Perchè abbandonarono improvvisamente le navi che erano state la loro casa per anni?

Durante una delle spedizioni di ricerca, parlando con gli inuit questi dissero di aver visto quaranta uomini dirigersi verso l’isola di Guglielmo, avevano raccontato che le loro navi erano state schiacciate dal ghiaccio ed erano in cerca di cibo. Riferiscono ancora gli inuit di aver trovato i corpi di trenta uomini, quella stessa stagione, all’interno di tende, sotto una barca rovesciata. “Dallo stato di mutilazione di alcuni corpi e dal contenuto dei bollitori è evidente che per poter sopravvivere i nostri disgraziati compatrioti sono stati costretti a ricorrere all’estrema, spaventosa risorsa”

Un modo orribile di morire.. Si spera di trovare nuovi documenti che possano far più luce sulle tante ombre che ancora oscurano questo disastro.

Trama

Canada, settembre 2014. Lungo la costa di un’anonima isola, una delle migliaia presenti nell’Artico canadese, una barchetta di nome Investigator sta compiendo dei rilevamenti acustici, quando si imbatte in qualcosa di più che sabbia e scogli: distesa sul fondale c’è una forma scura, solida e sconosciuta. Ha la poppa sfondata, come se qualcuno l’avesse morsicata; le travi del ponte sono scoperte e tutte rivestite da uno strato lanoso di vegetazione acquatica; tra i relitti, mezzo sprofondati nella sabbia, ci sono due eliche, otto ancore e un segmento del timone. È una nave, ma non una nave qualunque. È una nave scomparsa dalla faccia della terra, insieme al suo equipaggio, centosessantotto anni prima. Una nave che ha avuto una delle più straordinarie avventure dell’intera storia navale britannica: è la hms Erebus. Commissionata nel 1823, la hms Erebus venne utilizzata, con grande successo, per una spedizione in Antartide dal 1837 al 1840, dove, insieme alla sorella Terror, si guadagnò la formidabile reputazione di essere la nave più affidabile e resistente al ghiaccio di tutta la Marina britannica. Per questo motivo fu scelta per un’altra grandiosa impresa marinara nel glaciale Nord: la conquista del Passaggio a Nord-ovest. Agli ordini dell’Ammiragliato britannico, nel maggio del 1845 il capitano Sir John Franklin, celebre esploratore e ufficiale della Royal Navy, salì a bordo di una nave perfettamente equipaggiata per una spedizione della durata di tre anni: motori a vapore e ponti erano stati rinforzati, abbondante cibo era ammassato nella stiva e a bordo c’erano strumenti avanzatissimi per studiare il magnetismo, la geologia, la botanica e la zoologia e addirittura una macchina fotografica per dagherrotipi. Tutto faceva pensare a un’impresa organizzata con cura e dopo profonde riflessioni. Alle dieci e trenta del mattino del 19 maggio l’Erebus e la Terror levarono le ancore, ruotarono di 360 gradi per essere sicure che le bussole funzionassero e finalmente la spedizione di Franklin verso il Passaggio a Nord-ovest prese il via, con ventiquattro ufficiali e centodieci uomini a bordo. Fu l’inizio di uno dei peggiori disastri nella storia delle esplorazioni artiche. In questo suggestivo libro Michael Palin offre un resoconto di prima mano del percorso e delle condizioni affrontati dall’equipaggio dell’Erebus che, nel 1846, insieme alla Terror, svanì dalla faccia della terra. Cos’è veramente accaduto all’Erebus? Com’era fatta? Dov’era riuscita ad arrivare? Come aveva potuto sopravvivere a tanto, per poi scomparire in quel modo misterioso? Ricercato e illustrato sapientemente con mappe, fotografie, dipinti e incisioni, Il mistero dell’Erebus è l’avvincente racconto di una spedizione tragica ma indimenticabile.

  • Copertina flessibile
  • Editore: Neri Pozza (21 maggio 2020)
  • Collana: I narratori delle tavole
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10: 8854519901
  • ISBN-13: 978-8854519909

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