Il palazzo del diavolo a Trento.

L’eco dello splendore della città di Trento era arrivato anche in Germania e il banchiere Giorgio Fugger partì per il Tirolo seguendo la sua curiosità. L’Adige scorreva lento e le chiatte portavano le merci da un lato all’altro del fiume. I palazzi più belli e pieni di ornamenti si ergevano lungo la via Belenzani, che arrivava fino alla piazza del duomo. Proprio per recarsi nella cattedrale alla messa incontrava una bellissima trentina di nobile famiglia, Elena Madruzzo. Vederla e innamorarsi perdutamente fu una cosa sola. Ma la giovane non sembrava disposta ad accettare di diventare sua moglie. Lui la coperse di doni e di gentilezze, ma la ragazza non si accontentò. Quando Giorgio le chiese che cosa potesse fare per ottenere le sue grazie, lei gli disse tra le lacrime che le sue dame non credevano che la famiglia Fugger fosse così facoltosa come si voleva far credere. Le dicevano che sarebbe andata a vivere in una catapecchia. Per lei era una vergogna. Il banchiere allora, per consolarla le disse che se lo sposava sarebbero andati ad abitare nel più bel palazzo della città. Agli occhi della fanciulla la promessa sembrò essere una presa in giro che la fece arrabbiare. «Non deve essere un palazzo bello, deve essere anche nuovo! Altrimenti non ti sposerò! E fra tre giorni sceglierò il mio sposo tra i più ricchi che si presenteranno alla mia famiglia.»

Fugger sapeva che nessuno avrebbe potuto costruire un palazzo in soli tre giorni. Preso da stizza, esclamò «Che vada al diavolo anche il palazzo!» Aveva appena pronunciato queste parole che apparve proprio il diavolo con lunghe corna e zoccoli di asino, gli occhi iniettati di sangue. «Mi hai chiamato?» Fugger gli raccontò la faccenda. «Io posso aiutarti, gli rispose il demonio, ma tu devi darmi la tua anima. Quando morirai verrà all’inferno insieme a me!»

«D’accordo.» rispose il Fugger, per nulla intimorito. «Metto solo una piccola condizione al patto che suggelliamo.» .Fugger prese da un armadietto un sacchetto di chicchi  di grano. «Li vedi questi chicchi? Tu dovrai raccoglierli dopo che li avrò sparsi sul pavimento del salone del palazzo. Allora la mia anima sarà tua.»

Il diavolo si mise a ridere. «Se non vuoi altro!» Quella stessa notte chiamò a raduno cento e più diavoli e insieme cominciarono la costruzione. In men che non si dica, il palazzo fu costruito bello e splendente come oggi si trova in via Manci. Toccava a Fugger. «Bene ora spargerò i chicchi e tu li raccoglierai.» Così fece. Quando il diavolo gli riportò i chicchi di grano raccolti, Giorgio Fugger scosse la testa. «Eh, no, caro mio, qui mancano ancora cinque chicchi che tu non hai raccolto.» «Come? Io li ho raccolti tutti.» «Non mi pare proprio. Vieni con me.» Sotto una croce in un angolo della sala vi erano ancora cinque chicchi sul pavimento. Davanti alla croce il malvagio si era dovuto fermare. 

Il diavolo si accorse dell’inganno e fece per scagliarsi contro il banchiere che col segno di croce lo allontanò. Dalla rabbia, allora il demonio investì il palazzo di fiamme che lasciarono nera di caligine un’intera facciata e sprofondò in un baratro sotto il palazzo.

Va da sé che Giorgio Fugger sposò la bella Elena Madruzzo e il palazzo si chiama oggi Fugger-Galasso per ricordare anche il comandante dell’esercito di Ferdinando II, a cui Fugger lo vendette. Ma i trentini lo chiamano el palaz del diaol.

a cura di Ivana Tomasetti

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