Il presepe di Marino Niola, Elisabetta Moro

Il presepe è la Buona Novella che diventa presente. È la Natività che rinasce. E ogni anno si fa storia viva. Universale e locale. Perché ogni paese ne fa lo specchio di sé stesso. Il presepe francescano rappresenta la Natività, il presepe napoletano rappresenta l’umanità; e per questo ha conquistato l’immaginario globale, ed è amato da credenti e non credenti. Perché la versione partenopea della nascita di Gesù è un teatro della devozione dove si fondono e si confondono sacro e profano. E dove, in pochi centimetri quadrati di sughero e cartapesta, si raduna una straboccante folla multicolore e multietnica: pastori, mercanti, suonatori, venditori ambulanti, osti, lavandaie, cuoche, contadine, tessitrici, balie, re neri, visir ottomani, schiavi nubiani. Cui anno dopo anno si aggiungono personaggi dell’attualità. Risultato, una storia infinita e sorprendente, nella quale alla viva voce degli autori si sovrappone il racconto di testimonial eccellenti. Viaggiatori, artisti, scrittori, teologi e anche Papa Francesco che, in una lettera ai fedeli, esorta le famiglie a continuare questa tradizione che si può considerare un Made in Italy della religione.

  • Editore ‏ : ‎ Il Mulino (28 ottobre 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 244 pagine

Attraverso lo sguardo e lo studio di due antropologi quali Marino Niola e Elisabetta Moro si dispiegano le pagine raccontando le origini del Presepe.

Il presepe di Francesco, quello di Greccio del 1123, il quale vestì gli abitanti di questo borgo pastorale in provincia di Rieti con panni di pastori, di Re Magi, di San Giuseppe e della Madonna rappresenta la Natività. Sono in scena le figure essenziali. Di questo primo presepe possiamo ancora vedere la rappresentazione di Giotto nella Basilica Superiore di Assisi.

Però quando guardiamo i nostri presepi, costruiti anche con amore, muschio e sughero, un po’ di bambagia e il cielo come non corre il nostro pensiero al film straordinario “Natale in casa Cupiello” scritta da Edoardo de Filippo.

Del resto il presepe divenne popolare dal Settecento a Napoli, nel Regno di Napoli e ancora oggi si possono ammirare vere e proprie opere d’arte dedicate alla sacra rappresentazione della natività che per i napoletani diviene simbolo di umanità. Sacro e profano si uniscono dando vita a una rappresentazione che incanta credenti e non credenti.

Il presepe accoglie i simboli di Napoli di ieri e di oggi.

All’interno di questo saggio una carrellata di splendide immagini di statuine tra le quali:

Edoardo De Filippo e il caffè. Affacciato al balcone il grande uomo di teatro si prepara la caffettiera napoletana.

Venditrice di uova, l’uovo è simbolo di nascita e rinascita. Tradizionalmente Cristo veniva raffigurato come un pulcino che esce dal guscio.

Venditore di tarallucci e vino. La festa della letizia universale è caratterizzata dai proverbiali simboli del lieto fine.

Il banco del macellaio. La carne è il cibo della festa per un popolo perennemente affamato, che sogna l’abbondanza e si nutre di speranza almeno il giorno di Natale.

Pulcinella Mangiamaccheroni. La maschera simbolo della napoletanità, inventata dal teatrante Silvio Fiorillo nel 1632. Immancabile protagonista del Natale in commedia.

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