Il resto non conta di François Garde

Recensione a cura di Sara Valentino

“Il resto non conta”, un titolo che si presta a diverse riflessioni, è ciò che ha rappresentato per me questo delizioso romanzo storico.

Ho terminato il romanzo di François Garde da alcuni giorni, solo oggi però sono riuscita a scriverne. Ha smosso in me molte emozioni che erano sopite, altre nuove che mi serviranno sicuramente per vivere. Garde non ci regala “solo” un romanzo storico sulla vita di Gioacchino Murat, ci racconta l’uomo che fu, il suo coraggio indomito fino alla fine. La sua storia, a grandi linee, la conosciamo tutti, una fine apparentemente ingloriosa, forse anche realmente giacchè nasce in sordina e muore in un paese, a suo dire, nemmeno segnato su una cartina. Non era nessuno eppure divenne re.

Il volume di Garde, edito Corbaccio, si legge su due piani temporali differenti e inizia il giorno in cui Murat sbarcò a Pizzo Calabro con pochi uomini e con l’intento coraggioso di riprendersi il regno di Napoli.

“Forza! Con meno di trenta uomini si può costruire un impero!”

Purtroppo sappiamo che non andò tutto come pianificato e sperato, fu catturato e imprigionato nella fortezza. Per lui, aitante e valoroso uomo d’armi e di potere, nonchè amato dalle donne, essere rinchiuso, senza poter stare all’aria aperta, senza l’esercizio fisico a cui era abituato, appare strano.

“Sì, è sempre stato libero, incredibilmente libero, anche se non si è mai tirato indietro da nessun pericolo”

Consapevole che nemmeno il suo Dio avrebbe potuto salvarlo, credendo di essere in debito con il creatore per tutta la pazienza elargita nei suoi confronti, non si fa illusioni sulla sorte che presto gli toccherà. Inizia a pensare, riflettere e ricordare. Ecco che il secondo spazio temporale, in parallelo, della narrazione ci racconta tutto dal principio alla fine, in questo modo, attraverso una più che minuziosa ricerca storica, abbiamo un quadro della storia italiana, e non, del periodo. Potrei suggerire che alcuni punti della parte storica li troverete più prolissi di altri ma sono fondamentali per chiudere il cerchio.

Il suo pensare vola a Caterina Bonaparte, sua moglie, e associa a lei le più grandi gioie ma anche le sventure più crudeli. Si interroga sui reali sentimenti verso la donna. “Non sa ancora se l’ha veramente amata o se sia stata la sua passione per lui a illuminare la vita di entrambi”

Nel raccontare le vicende storiche, Garde non si risparmia e sviscera le abitudini, gli eccessi, gli sfarzi e le stravaganze di Murat, eppure lui stesso sottolinea che non erano i fronzoli a renderlo imponente e che l’unica cosa di cui poteva essere davvero privato, ciò che più conta per lui, è la luce simile a una benedizione, calda e inesauribile delle terre del Sud. Lo ricordiamo, Murat nacque in un paesino francese nell’Occitania. Cosa resterà di un semplice figlio di locandieri, a cui era proibito anche entrare nella scuderia, poi divenuto maresciallo, con grandi battaglie sulle spalle, divenuto Re di Napoli?

“Non resterà nulla di lui, al massimo una brillante leggenda”

Ho visitato più volte il castello di Pizzo, sua ultima dimora terrena, la ricostruzione al suo interno e la storia di Murat rendono il suo spirito ancora vivo, aleggiante tra le mura. Forse anche questo mi ha permesso di rimanere così coinvolta dalla tragica fine.

Ho voltato l’ultima pagina e ho pianto, non per la fine che conosciamo, per l’uomo, per il grande coraggio, l’orgoglio. Gesti di un uomo libero, libero dalla paura della morte, libero dalla rabbia, senza più furia, nè desiderio di vendetta, gesti che spiazzano per l’intensità umana. Prima dell’ultimo ordine…

Raccontare questa fine è aprire alla luce che sorge le finestre insondabili della notte”

Foto mie da una delle ultime visite.

Nel 1815 Murat tenta di riconquistare il trono di Napoli che ha perso dopo sei anni di regno. L’ascesa irresistibile di questo figlio di un locandiere del Quercy, diventato generale della Rivoluzione e in seguito maresciallo dell’Impero, non ha conosciuto fino a questo momento alcun limite se non la volontà di Napoleone. Ma il destino di colui che Carolina Bonaparte, sorella dell’imperatore, aveva scelto di sposare, si interrompe brutalmente. Catturato, gettato in prigione, viene fucilato il 13 ottobre 1815. Dalla cella in cui trascorre l’ultima settimana di vita, nel castello che oggi si chiama Castello Murat a Pizzo Calabro, François Garde ricostruisce con una serie di flash back l’ascesa irresistibile e la vita avventurosa di un uomo che ha legato a filo doppio le sue sorti a quelle di Napoleone, e racconta al contempo un periodo decisivo per la storia italiana.

  • Editore : Corbaccio (25 marzo 2021)
  • Lingua : Italiano
  • Copertina flessibile : 300 pagine
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