Il ritorno degli dei – Graham Hancock

a cura di Sara Valentino

Trama. Vent’anni fa Graham Hancock ha scritto “Impronte degli dei”, un libro che esamina in una chiave rivoluzionaria il passato dell’umanità aprendo la strada a un nuovo concetto di archeologia. Dopo anni di ricerche che hanno portato a scoperte sensazionali su quella civiltà perduta che Hancock aveva ipotizzato in “Impronte”, nasce “Il ritorno degli dei”. Le più recenti scoperte scientifiche e archeologiche sembrano infatti confermare la teoria «eretica» di Hancock di un cataclisma apocalittico dovuto alla collisione del nostro pianeta con una cometa fra 13 mila e 12 mila anni fa, alla fine dell’ultima glaciazione, e che ha spazzato via quasi ogni traccia di una civiltà avanzata diffusa su tutta la Terra. Nel “Ritorno degli dei” Hancock identifica e documenta le tracce che dimostrano l’esistenza di questa civiltà e si pone in una prospettiva nuova riguardo all’eredità del passato. Per ricominciare siamo stati aiutati e guidati dagli «dèi Costruttori», i Sapienti sopravvissuti all’epoca antidiluviana che tramandando alle generazioni future tradizioni e sapienza derivanti da un’era precedente riuscirono a rinnovarsi, come la mitica fenice. La loro missione non fu però soltanto quella di consegnarci il patrimonio di conoscenze, ma anche di lasciarci un messaggio: sarebbe successo ancora. Un nuovo cataclisma incombe sulla Terra e il «ritorno della fenice», a cui sono da sempre associati distruzione e rinnovamento, avverrà proprio nei nostri tempi, anzi forse sta avvenendo proprio adesso e dobbiamo essere pronti ad affrontarlo.

Ricordo ancora molto bene la lettura del precedente libro di Hancock, “Impronte degli dei”, lo leggevo anche nei tragitti per raggiungere il lavoro. Ricerche e teorie che per molti sono pura fantasia, per i puristi… io invece ne sono da sempre attratta e affascinata.

In questo lavoro l’autore, da sempre interessato all’archeologia e ai misteri del passato, ripercorre attraverso le ricerche, le sue interviste, i suoi viaggi, un’idea di un’antica civiltà spazzata via da un cataclisma. Ci racconta di ricerche scientifiche confermate nel 2007 circa un evento apocalittico avvenuto tra 12800 e 11600 anni fa. Un cataclisma che sconvolse il nostro pianeta e spazzò via una civiltà evoluta. E’ dunque, a suo parere, ragionevole pensare che se così tante culture e civiltà tramandano miti che affondano nella conclusione di un’età cancellata da un diluvio e da tempeste di fuoco, qualcosa di vero c’è. E se è esistita ha lasciato tracce che ancora possono essere identificate? In questo libro si parla proprio di questo e si cerca di rispondere a questa e ad altre domande.

Sul diluvio vi sono più di duemila miti che sono giunti fino a noi, sono coerenti su molti punti. In particolare concordano sul fatto che il cataclisma non fu casuale ma causato da noi, dal nostro comportamento.

La nostra arroganza e la crudeltà reciproca, il frastuono dei nostri conflitti e la malvagità dei nostri cuori adirarono gli dèi. Smettemmo di coltivare la spiritualità. Cessammo di amare e di prenderci cura della terra e non guardavamo più all’universo con occhi pieni di meraviglia e di timore reverenziale. Abbagliati dal successo, la nostra prosperità ci fece dimenticare la moderazione. Così avvenne, ci dice Platone, agli abitanti di Atlantide, un tempo cittadini generosi e buoni, che in epoche passate possedevano una – grandezza di mente e si relazionavano l’un l’altro con i capricci della fortuna con una certa tolleranza e saggezza – ma che si gonfiarono di orgoglio smisurato per i loro successi e divennero preda del materialismo grossolano, dell’avidità e della violenza”

Credo che dunque questo sia un monito per la brutta piega che sta prendendo la nostra civiltà… mio parere ovviamente.

Il viaggio è bellissimo, per chi ama addentrarsi nei misteri che ancora sono tali è imperdibile. Raccontarlo tutto non è possibile in poche righe ma certamente mi piace parlare di un luogo dal fascino ineguagliabile: Göbekli Tepe.

Si tratta del più antico esempio di architettura monumentale rinvenuto fino a oggi nel mondo, sicuramente il più antico accettato come tale dagli archeologi. Le sue dimensioni sono enormi. E’ un’opera magnifica, impressionante. L’autore ha l’occasione di visitare il sito con il professor Schmidt colui che lo ha scoperto che ha scoperto il tempio che sta riscrivendo la storia.

L’archeologo racconta che Göbekli Tepe non è esattamente un tempio, è un santuario collinare e che la storia non si sta riscrivendo, ma si sta aggiungendo un capitolo importante alla quella esistente e conosciuta. Le aree fino a quel momento portate alla luce risalgono a 12000 anni fa. Si parla già di una società di cacciatori e raccoglitori molto organizzata capace di trasportare grandi pietre quindi con una sorta di conoscenza ingegneristica. Era un punto dove la gente si incontrava, si riuniva, una innovazione, la base di diffusione di conoscenze. Sappiamo anche, dagli strati più recenti, che nell’8200 a.C. il sito venne abbandonato. Non si conosce la sua nascita con certezza perchè le parti più antiche, fino a questo momento dissotterrate, hanno poco più di 11600 anni.

Nella parte centrale del testo trovate fotografie del viaggio di Hancock. Consiglio la lettura a frammenti per poter fare le opportune ricerche.

  • Editore ‏ : ‎ Corbaccio (8 aprile 2021)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 592 pagine
  • Link d’acquisto
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