Il sabir dei pirati. 1001 vicende della guerra di corsa nel Mediterraneo di Federico De Ambrosis 

Attraverso 1001 aneddoti, questo libro propone una ricostruzione storica dei fatti di pirateria e guerra di corsa avvenuti nelle acque del Mediterraneo tra il 1536 e il 1574. La parabola umana di Giovanni Dionigi Galeni, sequestrato da ragazzino a Isola di Capo Rizzuto e destinato, dopo la conversione, a una folgorante carriera nella marina turca, si dirama in altri quattro filoni narrativi dedicati ai coprotagonisti e alle scenografie di questa storia sconosciuta ai più. “La quantità di fatti, aneddoti e avvenimenti che Federico ha prima catalogato e poi narrato è incredibile. Ha ricostruito un intero mondo di cui avevamo perso traccia. Questo è l’equivalente di Star Wars della storia della pirateria del Mediterraneo.” Massimo Roccaforte

  • Lunghezza stampa740 pagine
  • LinguaItaliano
  • EditoreProspero Editore
  • Data di pubblicazione26 maggio 2022

Recensione a cura di Alice Croce Ortega

“Il sabir dei pirati” è senz’altro un romanzo storico: un romanzo che ci racconta la storia di Giovanni Dionigi Galeni, il futuro Uluch Alì Pascià, un giovanissimo calabrese rapito dai pirati, come tanti all’epoca, e diventato incredibilmente uno dei più prestigiosi comandanti corsari al servizio dell’Impero Ottomano. Una storia affascinante che ci guida nel mondo della guerra di corsa attraverso gli occhi di un ragazzino che cerca dapprima di sopravvivere nell’unico modo possibile, ovvero tramite la conversione all’Islam, e poi cerca di migliorare progressivamente la sua condizione, giungendo al vertice del comando grazie al suo coraggio, al suo ingegno e perché no, anche grazie alla spietatezza che ha imparato in anni di servizio sulle galee corsare.

Fin qui potremmo paragonarlo a un romanzo come tanti altri, anche se contraddistinto dal fatto di essere suddiviso in aneddoti, invece di narrare la storia di Giovanni Dionigi Galeni con la continuità che contraddistingue la maggior parte dei romanzi di questo tipo. Ma finita la storia di Giovanni, il libro continua con altre quattro sezioni che narrano altre quattro storie che si intrecciano in vario modo con la storia del nostro protagonista; esse ci rivelano come “Il Sabir dei Pirati”, come libro, non sia altro che una parte di un progetto ben più vasto che narra la storia della guerra di corsa nel Mediterraneo dalla sua nascita, nei primi mesi del 1497, il 902 dell’Impero Ottomano, fino al 1575, anno nel quale, secondo la maggiornaza degli studiosi, il Mediterraneo smise di essere “il palcoscenico principale della storia”.

Leggere questo romanzo e il sito che lo integra non è un’impresa da poco, ma sotto i nostri occhi vedremo comporsi qualcosa di simile a un atlante storico ricco di mappe, di nomi e di date: ma soprattutto ricco di vita, della vita pulsante dei suoi protagonisti raccontati per mezzo di coloriti aneddoti che talvolta si fanno bastare poche pennellate per tracciare il profilo di questo o quel personaggio; ma quando si tratta dei protagonisti, di un Andrea Doria o di un Barbarossa, allora si intessono interi arazzi di storie magnifiche e terribili allo stesso tempo. Anche gli eventi come la battaglia di Lepanto o la presa di Djerba diventano splendidi quadri ricchi di particolari, di personaggi che si incontrano come per magia, di tragedie e di trionfi.

È un modo di raccontare la storia che amo moltissimo: forse perché da bambina quello che maggiormente mi colpiva era proprio l’aneddoto, il racconto dell’evento storico “tradotto” dalla maestra o dalla professoressa a misura di bambino o di ragazzo e che va a colpire l’immaginazione, rimanendo per sempre nella memoria e contribuendo a costruire in una mente giovane i necessari punti di riferimento intorno ai quali intessere la conoscenza della storia – nel prosieguo degli studi – in maniera più completa e continuativa, andando in profondità, e cogliendone il senso più autentico. Uno stile di insegnamento che forse oggi è andato perso, a favore di un più generico studio secondo una linea cronologica ma che va, inevitabilmente a mio parere, verso un impoverimento dei contenuti. 

Il limite di questo tipo di scrittura può essere la sua frammentazione, e in effetti in parte è così, ma difficilmente si sarebbe potuta raggiungere una tale ricchezza di contenuti con un romanzo classico. O forse ci sarebbe voluta una saga da trenta volumi, chissà… 

Ma in realtà un filo conduttore c’è ed è prima di tutto quello geografico: tutto avviene intorno al Mare Mediterraneo, in “un’epoca in cui tutti i marinai si capivano grazie a una lingua franca, il sabir; un’epoca in cui Lampedusa, isolata in mezzo al canale di Sicilia, era porto-franco: ciascuno poteva rifornirsi senza essere attaccato; un’epoca in cui frotte di europei passavano «dall’altra parte» e si univano alle città stato della Barberia o alle file dei corsari ottomani. Ma anche un’epoca di schiavi e in cui si veniva condannati «alla galera» (dal sito www.ilsabirdeipirati.it)”. 

Il secondo – ma non ultimo per importanza – filo che lega i protagonisti e i luoghi di queste vicende è proprio il “sabir” in quanto tale, la lingua franca parlata dalla gente di mare di tutto il Mediterraneo, quella che consentiva ai popoli di commerciare ma anche di combattere, sentendosi parte di un tutto unico:

Molti secoli prima della diffusione dell’inglese come idioma universale, esisteva una «lingua franca» parlata dai popoli delle coste del Mediterraneo. Era la lingua usata dai pirati musulmani, ma alcuni sostengono che nacque addirittura durante le Crociate. Il Sabir (dallo spagnolo saber, sapere) era un mix di termini derivanti dal turco, dall’ arabo, dall’italiano, in particolare veneziano e genovese; lo spagnolo, il catalano, il greco, l’occitano, il siciliano, il napoletano.

Il Sabir come lingua parlata era così diffuso che scrittori famosi lo inserirono nei loro testi, come Molière o Goldoni. Quando i francesi nel 1830 partirono alla conquista dell’Algeria, venne consegnato loro una specie di dizionario di Sabir per poter farsi capire dai Berberi. Lo parlavano non solo militari e pirati, ma anche commercianti e pescatori. I marinai di Ponza raccontavano ancora qualche decennio fa di un «linguaggio dei marinai» che, come una vera e propria lingua internazionale, aveva consentito loro di dialogare nei porti e lungo le coste non solo del Mediterraneo, ma anche del Mar Rosso e persino della Cina. Tunisi, Cipro, Grecia, Malta, Alicante, Casablanca, Aden.

Nell’epoca della globalizzazione appare veramente sorprendente scoprire l’esistenza di una lingua mondiale che, al contrario dell’inglese, non era calata dall’alto, ma nasceva dal popolo del mare e, cosa ancora più sorprendente, che alcuni isolani fino a non molto tempo fa, ancora conoscevano e utilizzavano con disinvoltura. Oggi la lingua non è più utilizzata, ma nella terminologia marinaresca di tutto il Mediterraneo sono ancora oggi presenti parole appartenenti a questa lingua, come per esempio «vira e ‘maina»” (da www.neifatti.it)

Questo il regalo che l’autore Federico De Ambrosis mi ha fatto: mi ha restituito una visione del Mare Nostrum, “unità dinamica” nella quale confluiscono le tre unità aristoteliche come sfondo di un racconto che ha i connotati sia della commedia che della tragedia, come centro del nostro mondo: forse invitandoci a mettere un po’ da parte quella più recente che ce lo propone come una frontiera tra il nord e il sud del mondo, con le nefaste conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.

In ultimo, è importante dire che questo è un libro che va letto senza fretta, perché ricchissimo di contenuti che vanno assimilati poco alla volta, da conservare in biblioteca e trattare quasi come un manuale da consultare all’occorrenza, insieme al sito; e che piacerà a chiunque sia attratto dal mondo della pirateria e della marina perché finalmente ci mostra pirati e corsari nella loro giusta dimensione, mostrandoci quale fu il loro vero ruolo nella storia: non semplice colore locale, ma veri capi politici e militari che hanno contribuito a plasmare il mondo come lo conosciamo.

https://fr.wikipedia.org/wiki/Fichier:K%C4%B1l%C4%B1%C3%A7AliPasha_IstanbulNavalMuseum.JPG
https://it.wikipedia.org/wiki/Le_Castella_(Isola_di_Capo_Rizzuto)#/media/File:Fortezza_Aragonese_Le_Castella_(KR).jpg
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