Il segreto del calice fiammingo di Patrizia Debicke van der Noot

1422. Una feroce guerra fratricida insanguina la Francia. Jan van Eyck, maestro pittore fiammingo, viene inviato da Philippe le Bon, duca di Borgogna, come spia per tastare il polso dei suoi alleati. Ma il mutare degli eventi incalza, e una misteriosa e tragica profezia legata al Sacro calice di Valencia intreccerà i destini del pittore, di Philippe Le Bon e di Alfonso V, cesellando la strenua alleanza tra Borgogna e Aragona.

La sacra reliquia sarà oggetto di intrighi politici e passionali, minacciose congiure e biechi tradimenti, nel feroce teatro di scontro tra aragonesi e angioini. La sua strenua difesa impegnerà come protettori e custodi lo stesso Jan van Eyck e Barthélemy, suo nipote ed erede. Una promessa e un fatale e cavalleresco impegno li condurranno da Bruges a Valencia a Barcellona, dall’Aragona a Gaeta e a Genova, da Milano ad Arras e in Borgogna. E infine a Bruxelles e Napoli, superando battaglie navali, guerre e ostacoli, fino alla vittoria finale.

  • Editore ‏ : ‎ Ali Ribelli Edizioni (30 settembre 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 444 pagine

Recensione di Alice Croce Ortega

Dopo aver letto “Il Miniaturista” e “La ragazza con l’orecchino di perla” ho cominciato a sviluppare un certo interesse per i Paesi Bassi, per le atmosfere e le ambientazioni proprie di quei luoghi; nonché, naturalmente, per i pittori fiamminghi, la loro storia e le loro opere. Così sono stata subito attratta da questo titolo, “Il mistero del calice fiammingo”.

Il romanzo esordisce con una scena toccante. 

Siamo a Gand, nel 1426: il fratello del protagonista, Hubert van Eyck, è in punto di morte e chiede a Jan di mandare a chiamare Pierre de Billant, cartonista e ricamatore proveniente da un villaggio vicino a Mastricht, come lui al servizio del duca di Borgogna, Philippe Le Bon. Con un supremo sforzo, il moribondo rivela a Jan qualcosa che cambierà la sua vita, ovvero l’esistenza di un giovane erede…

Questo è solo l’inizio di un romanzo avventuroso, lungo il quale assisteremo alle complesse vicende che ruotano intorno alla vita dell’artista, che sarà coinvolto, ben al di là del suo ruolo di “varlet de chambre”, in qualità di diplomatico e spia nelle lotta per il potere tra sua maestà Alfonso d’Aragona e il duca di Borgogna da una parte e la duchessa Yolande D’Anjou e la perfida Beatriz Arriga dall’altra. 

La vicenda che l’autrice intesse, districandosi abilmente tra le complesse vicende storiche e le poche notizie giunte fino a noi su Jan Van Eyck, è davvero ingegnosa e interessante: si osserva uno studio approfondito del contesto storico e una grande abilità nel far muovere i numerosi personaggi che si avvicendano sulla scena, quasi come su una grande scacchiera che va da Napoli all’Aragona e viceversa, con tutto quello che c’è in mezzo.

Ma proprio questo è una delle criticità che ho riscontrato: i personaggi e le vicende che si susseguono sono numerosissimi, al punto che si perde un po’ il filo. Di conseguenza, si ha come l’impressione di una narrazione un po’ “affrettata”: forse perché in questo libro, che avrebbe potuto costituire materia come minimo per una trilogia, pochissimo spazio viene dedicato alle emozioni e ai dettagli che ci fanno appassionare e che ci coinvolgono nella lettura di un romanzo. 

Il risultato è un’opera costituita un lunghissimo elenco di avvenimenti e personaggi che si avvicendano sulla scena in modo anche un po’ confuso (talvolta senza che si evidenzino bene gli stacchi), lasciando l’impressione di una cronaca un po’ fredda. Anche le magnifiche opere d’arte vengono descritte in maniera un po’ sbrigativa, compreso il Polittico dell’Agnello Mistico: un’opera quasi mitica, un polittico apribile composto da dodici pannelli di legno di quercia, otto dei quali dipinti anche sul lato posteriore, in maniera da essere visibili solo quando il polittico è chiuso, dalle dimensioni straordinarie: 375×258 cm da aperto. Di quest’opera nel romanzo sappiamo che è stata iniziata da Hubert, il quale vi teneva moltissimo, tanto da impegnare il fratello Jan a ultimarlo assolutamente, chiedendoglielo sul letto di morte. Jan non sa molto di come il fratello volesse procedere nell’esecuzione: l’autrice del romanzo ci descrive qualcosa di prezioso, ovvero i pensieri e le suggestioni dell’artista man mano che progetta l’opera nella sua mente, ma mi è mancata un po’ la percezione del  fascino che quella creazione artistica indubbiamente esercita su tanta critica e anche alla semplice osservazione di una profana come me.

Per concludere, il mio modesto parere di lettrice è che in un romanzo storico è sicuramente necessario che venga rispettata la realtà storica e che la parte “di fantasia” si intrecci armoniosamente con i fatti tramandati dalle fonti. Tuttavia ciò non è sufficiente, o rischia di non esserlo: un romanzo deve proporci dei personaggi ben caratterizzati, deve appassionarci alle loro vicende, deve coinvolgerci; deve altresì darsi dei tempi adeguati in cui lo svogimento dei fatti possa articolarsi, in modo che noi lettori si abbia il tempo di assimilare quello che leggiamo anche senza prendere appunti, come si fa con i manuali o libri di studio. In questo romanzo, purtroppo, solo a tratti ho riscontrato queste caratteristiche: quelle che ti fanno amare un romanzo con il cuore, non solo con la testa.

Con tutto ciò, questo libro conserva un indubbio elemento di attrattiva, rappresentato dall’introdurre il lettore in un periodo storico molto complesso e affascinante, facendocene conoscere i protagonisti nonché approfondendo la personalità di così eminenti artisti e le loro magnifiche opere. Il Calice del titolo, elemento centrale del romanzo, come è facile immaginare altro non sarebbe che il Santo Graal: pur senza rivelare nulla del ruolo di tale oggetto nella narrazione, possiamo precisare che esiste realmente, è noto come il Calice di Valencia, e a tutt’oggi esso è l’unico – tra i vari esemplari che ci sono stati tramandati nel corso della Storia – che viene considerato ancora come il possibile autentico vaso utilizzato da Gesù Cristo nell’Ultima Cena. Può essere ammirato nella Cattedrale di Valencia, in Spagna, dove è stato oggetto di numerosi studi di appronfondimento storico, religioso e scientifico. 

Per chi volesse approfondire l’argomento, vi consiglio questo sito ricchissimo di informazioni: 

https://reliquiosamente.com/2013/07/22/il-santo-calice-di-valencia/?fbclid=IwAR0olsfsioyQbbxZS8BznVO_VNyvMLLr9tgwgqVcijxhtxI0YddXgQZebCs
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