Il sentiero degli oleandri di Teresa Simon

Recensione a cura di Giulia Angioi

“Devi allontanarti da me, tesoro mio, anche se il mio cuore, al solo pensiero sanguina. Ma non posso più tenerti accanto. Il fuoco mortale cade dal cielo, brucia le case, annienta la gente e io non posso proteggerti da tutto questo.”


Un vecchio diario ritrovato in una soffitta, un medaglione che racchiude all’interno dei fiori di oleandro rosa, e tre donne: Jule, Johanna, Sophie.Tre vite che si intrecciano, tra passato e presente. Tre storie incastrate tra loro come i pezzi di un puzzle, che si compone pagina dopo pagina, tra colpi di scena, rivelazioni, bugie e segreti di famiglia.
“I sentieri dell’oleandro” è una storia intensa, struggente, ed appassionante, in cui c’è tutto: vita, morte, amore, amicizia, dolore, guerra.
La guerra… Tra queste pagine ci viene mostrata in tutta la sua insensatezza e drammaticità. La vediamo con gli occhi di una bimba, troppo piccola per capire davvero cosa sta accadendo, ma terrorizzata dal suono dell’allarme sirena; la viviamo nella testimonianza di una giovane mamma, che cerca di rassicurare la sua bambina, di non mostrare la preoccupazione, la stanchezza, e il dolore, aggrappandosi con tutte le sue forze a quel motto di famiglia: “Dum spiro, spero”; la osserviamo nelle esistenze segnate per sempre di chi è stato torturato, internato, o costretto a combattere, a spegnere altre giovani vite, a trasformarsi in un assassino.
Una guerra che uccide corpi, ma anche anime, lasciando solo involucri vuoti.

“La guerra ci trasforma in bestie, annienta la nostra umanità, distrugge tutto ciò in cui abbiamo sempre creduto. Ho del sangue nelle mani, Sophie, così tanto sangue che non potrò mai più lavare via per tutta la vita. Devi essere inorridita da un mostro come me.”  “La mia anima piange di nostalgia per voi. Ma anche perché desidera un po’ di umanità. Come potremmo noi, con così tanto sangue nelle mani, dormire di nuovo in pace nei letti appena fatti o mangiare comodamente l’arrosto della domenica a casa? Quali padri o fratelli possiamo essere per voi? Come posso amarti con la coscienza pulita se divento un mostro ogni giorno di più?”
Parole che fanno riflettere perché, ancora oggi, c’è chi attribuisce la colpa di quel grande crimine contro l’umanità, che è stato l’Olocausto, ad un’intera nazione, e ci si dimentica che tanti giovani, donne, bambini, di nazionalità tedesca sono state anche loro vittime innocenti della follia dell’uomo.
In questo romanzo si fa riferimento a quella che fu definita la “tempesta di fuoco”. Tra il 26 luglio e il 3 agosto 1943, Amburgo subì l’attacco dei bombardieri britannici. Di gran parte della città non restarono che cumuli di cenere e macerie. 34.000 persone rimasero uccise durante gli attacchi e altre morirono, nei giorni successivi, a causa delle ferite riportate.

“Sì, sono venuta al mondo nel bel mezzo della tempesta di fuoco. La ‘bambina delle fiamme’: ecco come mi chiamava spesso mia madre con affetto, e mi ha sempre raccontato per ore della leggendaria fenice che risorge dalle ceneri.”

I personaggi, tutti di fantasia, sono ben delineati, e uno, in particolare, mi è rimasto nel cuore: il giovane Malte. Attraverso questo personaggio, l’autrice fa accenno ad una pagina dell’Olocausto di cui si parla poco: la discriminazione e la persecuzione degli omosessuali nel Terzo Reich.Essi erano in fondo alle gerarchie dei lager, dove venivano marchiati con il “triangolo rosa”, e subivano atroci torture, oltre alla sterilizzazione forzata.
È stata una lettura coinvolgente ed emozionante. Come Johanna e Jule, anch’io non sono riuscita a staccarmi dalle pagine di quel vecchio diario, andando oltre ad alcune imprecisioni, che solitamente mi infastidiscono molto, come l’utilizzo di un linguaggio non sempre appropriato all’epoca in cui il romanzo è ambientato. 
Concludo con questa breve citazione, che allude al titolo.

L’oleandro appartiene alla nostra famiglia. Siamo le donne degli oleandri, a cui il dolce amore porta anche molta amarezza.”

Amburgo, 1936. La giovane Sophie Terhoven, figlia di un influente mercante di caffè, vive negli agi in una casa molto, molto confortevole. Hannes Kröger è il figlio del cuoco, ma è amico e confidente di Sophie fin da quando erano bambini. Il sentimento fortissimo che li ha sempre legati, con il tempo, finisce per trasformarsi in amore. Ma come potrebbe una ragazza dell’alta borghesia sposare un uomo che non ha nulla da offrirle? Come se non bastasse, i loro genitori condividono un segreto che potrebbe rivelarsi un ostacolo insormontabile. Giorni nostri. Jule gestisce una caffetteria ad Amburgo ma, nonostante il suo impegno, è in difficoltà economiche. Per questo accetta spesso altri lavori, tra cui quello di scrivere biografie su commissione. Ama cercare indizi su persone vissute in altre epoche, seduta a un tavolino con una tazza di caffè fumante davanti. E così, quando la sua amica Johanna le porta un diario rinvenuto durante la ristrutturazione della sua soffitta, Jule è subito intrigata dalla bella calligrafia con cui è scritto il nome della proprietaria. Chi era Sophie? E qual è stato il suo destino?

  • Editore : Newton Compton Editori (28 maggio 2020)
  • Copertina flessibile : 348 pagine
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