Il sentiero del diavolo – Eugenia Rico (Autore) P. Marchetti (Traduttore)

In cerca di risposte, una scrittrice decide di tornare alla casa della sua infanzia, nelle Asturie, dove si mantengono ancora intatti i culti atavici della natura, simboleggiati dalla figura di Ana dei Lupi, sacerdotessa-strega del XVII secolo. La ricerca porterà la scrittrice a incrociare anche la figura di Alonso de Salazar, l’uomo che per primo riuscì a fermare la caccia alle streghe. In un affascinante viaggio spazio-temporale tra i luoghi e le culture dell’epoca, impariamo a conoscere Ana la quale, appena tredicenne e stanca degli abusi subiti dallo zio, intraprende un cammino di riscatto di sé, attraverso comportamenti stravaganti che la condurranno a parlare con i lupi e a imparare l’uso medicinale delle erbe, diventando a poco a poco potente e temuta come una strega nelle comunità tra le foreste del nord della Spagna. Nel frattempo, l’inquisitore Alonso de Salazar viene inviato in quei luoghi, dove si ritiene sia concentrata la pratica della stregoneria. Una volta giunto lì, si rende conto però della follia e della barbarie che sono all’origine della persecuzione di migliaia di donne e uomini innocenti. Scriverà un libro che diventerà uno dei testi più letti della storia e che riuscirà a fermare quell’orrore prima in Spagna e poi nel resto d’Europa. A partire da questi due personaggi, avvolti nella leggenda e oggi purtroppo caduti nell’oblio, Eugenia Rico intesse un romanzo fatto di miti, rituali e credenze antiche che ancora oggi condizionano la nostra società.

Copertina flessibile: 149 pagine
Editore: Elliot (30 agosto 2018)
Collana: Scatti

Recensione a cura di Sara Valentino

Un romanzo che ho incontrato per puro caso e che mi ha calamitato tra le sue pagine. Non faccio mistero di provare una mistica attrazione per i testi che parlano di streghe, stregoneria e inquisizione. E’ un po’ come se avessi vissuto quei secoli bui, secoli in cui il capro espiatorio decretato furono le donne, le sagge, le curatrici.

“Avevano inventato le streghe perchè bisogna sempre inventare qualcuno a cui dare la colpa”

La follia degli uomini, è lì che va cercato il diavolo, nell’isteria che porta uomini e donne a condannare, accusare vicini, amici per salvarsi per liberarsi. La superstizione e l’ignoranza hanno fatto tutto il resto.

Questo romanzo lo possiamo suddividere in parti perché sono ben delineate e abbastanza distinte, quasi paiono slegate, salvo poi ricongiungersi nel finale.

E’ un viaggio, la storia del viaggio simbolico che a metà del nostro cammino, come novelli “Dante”, tutti noi ci accingiamo a intraprendere. Un cammino a ritroso quello della protagonista, alla ricerca delle sue origini, della vita di una giovane bimba e poi fanciulla a cui era stato affidato un talismano perché venisse protetta dal male del mondo. Siamo nelle Asturie e nella sua ricerca vola come a cavallo di una scopa capace di spazzare via i brutti pensieri.

“Non c’è viaggio se il viaggiatore non cambia, se il viaggio non è un viaggio per ritrovare qualcosa che si era perduto”

Si torna indietro, si torna con il pensiero e anche fisicamente alle origini, per vedere di cercare se possibile di rivivere quelle belle sensazioni, quelle meravigliose persone, quei luoghi incantevoli, ma non si può trovare ciò che si è lasciato, qualcosa cambia, nel bene e nel male, perché si cresce lungo il cammino.

“Torno per scoprire quello che già sapevo, che tornare è impossibile. Il luogo dove tanto abbiamo amato non esiste più, se non, nella nostra memoria”

E la nostra Eugenia Rico vola con la memoria a un passato più lontano e fa rivivere tra le pagine la vita di Ana dei lupi, una donna sfortunata, con un grande dono, i lupi saranno la sua salvezza e i suoi amici. Ma se per un uomo parlare con i lupi significa essere un santo, per una donna è indice di stregoneria. L’atavica lotta verso le donne, la discriminazione in nome di una società patriarcale. Ci viene raccontata la sua storia, che non conoscevo, visse nel XVII secolo, quando ancora si bruciavano le streghe.

Ancora oggi, figurativamente, le streghe continuano ad essere bruciate, fatte a pezzi in senso letterale su internet, dai troll e molti altri casi di cronaca.

“Una cosa è certa, se sei una strega, se non sei come gli altri, prima o poi dovrai passare attraverso il fuoco. Per questo è meglio che vada tu stesso in cerca dell’incendio”

Siamo a caccia di verità, ma la verità a volte non è quello che vediamo ma è avvolta come da una cortina di nebbia.

Proseguendo nella lettura incontriamo un uomo, un eroe forse, che fine fanno gli eroi? a loro è destinato a volte l’oblio.. Alonso de Salazar, inquisitore spagnolo coinvolto nel processo per stregoneria di Zugarramurdi viene ricordato in questo romanzo come il salvatore di questa follia.

Mi è piaciuto molto il  messaggio dell’autrice che fa riferimento alla religione antica, “Tutto ciò che esiste è sacro e pertanto è buono” la comunione con il tutto è la vera magia.

Ho trovato la narrazione fluida, sebbene in alcuni punti un pochino ripetitiva e mi è spiaciuto aver letto così poche pagine su Ana dei lupi.

“Non c’è niente che sia più difficile del ricominciare”  – “tutti noi siamo viandanti solitari”

 

 

 

 

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