IL VATICANO E LA FUGA DEI CRIMINALI NAZISTI

A cura di Luca Varinelli

7 febbraio 1979, Bertioga, Brasile: un uomo non troppo anziano si concede quella che doveva essere una piacevole nuotata nell’oceano Atlantico; nemmeno lui immagina che sta per vive gli ultimi istanti su questa terra: un ictus lo stroncherà poco dopo.

Capelli e baffi scuri, sembrerebbe uno dei tanti europei immigrati in terra sudamericana, con cittadinanza italiana tra l’altro: Helmut Gregor, nato in Trentino-Alto Adige. Questo almeno era quanto si leggeva sui   documenti.

Nessuno sospettava che quell’uomo, trent’anni prima, era stato uno dei più feroci sostenitori della teoria della razza pura, nonché uno dei più sadici medici impegnati in esperimenti su cavie umane.

Josef Mengele, nato in Germania nel 1911 è uno dei tanti criminali nazisti fuggiti all’estero alla fine della guerra.

Su molti di questi casi di fuga penderebbe, a detta di molti, l’ombra del Vaticano. Siamo però certi che questo sospetto sia fondato? 

Immagine che contiene testo, uomo, cravatta, persona

Descrizione generata automaticamente
Josef Mengele, l’”Angelo della Morte”

Quale appassionato di storia, di miti e di leggende, nutro un particolare piacere nello svelare i retroscena, spesso inaspettati, delle varie vicende, e la fuga dei criminali nazisti non poteva non suscitare il mio interesse.

In questo breve articolo sonderemo, attraverso domande tematiche, le varie ipotesi.

La Chiesa cattolica fu alleata dei nazisti?

Innanzitutto, per poter meglio comprendere la questione in esame, bisogna comprendere quale relazione intercorse tra la S. Sede e il Reich tedesco. In maniera approssimativa, soprattutto sulle basi dell’intesa del ’33, alcuni hanno ritenuto lecito pensare ad un’indiscussa collaborazione tra le due entità.

Ad un esame più approfondito, la realtà appare molto diversa: da qui è facile comprendere come un aiuto da parte della prima ai nazisti in fuga non avesse un valido motivo di esistere.

Non vi fu infatti un piano di cooperazione politica tra Chiesa e Terzo Reich. 

Entrambi i papi che si succedettero negli anni di ascesa del nazismo e del secondo grande conflitto manifestarono un atteggiamento tutt’altro che amichevole nei confronti della nuova ideologia. Le denunce prive di scrupoli di Pio XI furono seguite dagli atteggiamenti certamente più prudenti del suo successore, mirate soprattutto ad evitare ritorsioni contro il clero e i laici cattolici; tali atteggiamenti però non presero mai la forma del silenzio connivente.

Immagine che contiene testo, vecchio

Descrizione generata automaticamente
Pio XI

Indicato indegnamente come il “papa dei silenzi”, Pio XII, adottò in definitiva una linea cauta nel manifestare indignazione per le azioni dei nazisti: basti pensare che, durante il triste episodio del Ghetto di Roma, si rivolse alle autorità diplomatiche tedesche perché i rastrellamenti avessero fine. 

Immagine che contiene uomo, persona

Descrizione generata automaticamente
Pio XII

Per contro il Führer e i suoi gerarchi ci tennero sempre a precisare, anche in occasione di discorsi pubblici, che la loro nuova dottrina era atea e imprescindibilmente anticristiana. A volte si utilizza descrivere in termini di “religiosità nazista” lo spirito, impregnato di ideali romantici, proprio dell’ideologia in questione.

Inquietante notare come nei discorsi dei fedelissimi del Führer, Chiesa ed ebraismo sembrino essere un’unica cosa. 

“Il Führer è profondamente religioso, anche se completamente anti-cristiano. Lui vede il cristianesimo come un sintomo di decadenza. Difatti è un ramo della razza ebraica. Questo può essere visto nella somiglianza dei loro riti religiosi. Entrambi non hanno alcun punto di contatto con l’elemento animale, e quindi, alla fine saranno distrutti.” (Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda di Hitler, “Diari”, 1939)

Immagine che contiene testo, uomo, persona, esterni

Descrizione generata automaticamente
   Joseph Goebbels, Ministro del Reich

Nella sua “Storia del Terzo Reich” lo storico William Shirer ci mostra come tali individui, fossero incoraggiati a perpetrare la persecuzione della Chiesa cattolica in Germania.

Immagine che contiene testo, persona, vecchio, gruppo

Descrizione generata automaticamente

Un discorso analogo valse per il fascismo: Benito Mussolini manifestò la propria vena anticlericale sin dalla sua militanza nel PSI, e presentò come obiettivo del suo nuovo movimento proprio la “svaticanizzazione” dell’Italia. Solo in seguito, nel tentativo di consolidare il debole Stato fascista, cercò senza successo di assicurarsi l’appoggio della S. Sede e dei cattolici italiani.

I “patti del Laterano” e la succitata intesa con la Germania giocarono un ruolo nei rapporti diplomatici tra S. Sede, Italia e Germania?

Le intese e il concordato in questione non sono accordi di cooperazione politica, bensì riguardano essenzialmente l’atteggiamento che lo Stato deve tenere nei confronti dei fedeli e dell’esercizio del culto, nonché la regolazione dei rapporti economici tra Chiesa e Stato.

I “Patti Lateranensi” costituiscono l’esempio più significativo di quanto abbiamo appena dichiarato: in realtà lo Stato italiano stava cercando l’accordo con la S. Sede già da parecchi anni prima dell’avvento del fascismo. Nello stesso periodo in cui i patti vennero conclusi, il regime fascista strinse intese anche con la comunità ebraica: eppure sappiamo tutti l’epilogo di questa triste vicenda.

Immagine che contiene testo, libro, quotidiano

Descrizione generata automaticamente

Il fatto di avere contatti diplomatici non fu di per sé altrettanto significativo: anche durante gli anni di guerra si susseguono le consultazioni diplomatiche tra le “potenze alleate” e gli Stati dell’asse Roma-Berlino.

Per contro, durante questi anni, i rapporti diplomatici tra Alleati e Vaticano furono intensissimi.

Immagine che contiene persona, inpiedi, vecchio, persone

Descrizione generata automaticamente
Incontro tra papa Pio XII e il presidente USA Roosevelt nel 1937

Se consideriamo assodato che Chiesa e nazisti non si vedessero di buon occhio, non era nemmeno auspicabile un’alleanza precaria?

Nel 1937 Pio XI pubblicò un’enciclica in lingua tedesca, con cui denunciava l’ideologia nazista come neopagana e anticristiana, e criticava pesantemente ogni pensiero politico basato sulla segregazione razziale: la reazione del Reich fu rapida e violenta; la stampa cattolica subì la quasi totale soppressione, e numerosi sacerdoti cattolici furono messi agli arresti: oltre 300 di loro subirono la deportazione a Dachau.

Mit brennender Sorge: Das päpstliche Rundschreiben gegen den  Nationalsozialismus und seine Folgen in Deutschland: Pius XI, Reinhold  Schneider, Simon Hirt: Amazon.com: Books

Se mai fu ritenuta possibile una collaborazione “di comodo” tra Chiesa e Stato tedesco, da questo momento in poi ogni speranza andò irrimediabilmente in fumo. 

Su questo punto va poi considerato che, anche se i drammatici avvenimenti poco sopra esposti non si fossero verificati, non era assolutamente scontato che lo spiraglio di cooperazione lasciato dall’intesa del ’33 avrebbe avuto delle conseguenze in questo senso favorevoli: bisogna valutare i fatti, non le possibilità.

Sin dal 1941 i nazisti avevano minacciato di volere l’arresto di Pio XII: dopo aver appreso questo fatto possiamo ancora sostenere che Hitler vedesse nella Chiesa un potenziale alleato?

Se non era giustificata un’operazione di copertura per salvare i criminali di guerra, possiamo comunque negare che tale operazione ebbe luogo?

Se esaminiamo i movimenti dei vari fuggitivi, ci accorgiamo che ciascuno seguì i percorsi più disparati per raggiungere il suolo Sudamericano: alcuni si diressero direttamente in Spagna, dove il regime franchista era ancora sovrano indiscusso, mentre altri fecero tappa per l’Italia. Quest’ultima, ormai del tutto libera dal fascismo e dall’occupazione nazista costituiva dunque una sorta di zona franca in cui un profugo, fosse egli un civile o un ex-militare, poteva sentirsi relativamente al sicuro prima di tentare la via per il Sudamerica, o per qualsiasi altro Stato.

Vaticano e Spagna ai ferri corti, tutta colpa di Francisco Franco e delle  agevolazioni fiscali alla Chiesa
Il dittatore spagnolo Francisco Franco

Gli stati sudamericani, va detto, ebbero consolidati legami con il Reich sin da prima della guerra.

Sappiamo che Stati Uniti e URSS cercarono di accaparrarsi i gerarchi nazisti prigionieri, nel tentativo di scoprire dove fossero state occultate le ricchezze del Reich oppure con l’ambizione di mettere mani sulle invenzioni tecnologiche che avevano reso la Germania la prima potenza bellica: è il caso di Wernher von Braun, l’uomo che inventò il razzo che portò il primo uomo sulla Luna.

Immagine che contiene persona, uomo, tuta

Descrizione generata automaticamente
L’ingegnere tedesco Wernher von Braun

Anche la neutralissima Svizzera, che negli anni del regime nazista aveva negato visti d’ingresso agli ebrei in fuga, ospitò in particolare esuli fascisti. 

Non è invece evidente la presenza di un’unica regia occulta dietro la fuga dei criminali di guerra. Quasi tutti conoscono l’organizzazione ODESSA (acronimo tedesco per “organizzazione degli ex membri delle S.S.), ma gli stessi sembrano ignorare che detta organizzazione è in realtà un’invenzione del romanziere britannico Frederick Forsyth; nel suo romanzo, intitolato per l‘appunto “Dossier Odessa” lo scrittore descrive un semplice scenario banale, per quanto intrigante: un capitolo di ex gerarchi nazisti che aiuta altri compatrioti a procurarsi la fuga in Sudamerica. 

Si tratta, utile ribadire, di un’invenzione creata appositamente per fini narrativi: prima del 1972, anno della pubblicazione di detta opera, nessuno aveva mai sentito parlare di ODESSA.

Immagine che contiene testo

Descrizione generata automaticamente

E i crimini nazisti contro gli ebrei erano noti al Vaticano?

Sui crimini nazisti spenderò giusto qualche parola, per non esulare troppo dal discorso.

Nell’epoca in cui si sono svolti i fatti in esame, ossia l’immediato dopoguerra, benché fosse fuori dubbio che i nazisti si fossero macchiati di gravi atrocità, l’entità delle stesse non era ancora nota; non si poteva ancora dire con un grado affidabile di certezza quanti ebrei fossero stati deportati nei campi di prigionia, né quanti fossero stati ivi soppressi oppure fossero morti per altre cause.

Prima del verdetto dei giudici di Norimberga nessuno avrebbe potuto parlare a cuor leggero di Olocausto o di Shoah: se le accuse fossero state in qualche modo confutate si sarebbe incorsi in una pessima figura.

Immagine che contiene testo, persona, nero, vecchio

Descrizione generata automaticamente
Il collegio dei giudici di Norimberga

Per quanto riguarda l’accusa più grave mossa nei confronti del Vaticano, ossia l’accusa di non aver ostacolato le deportazioni, possiamo fare sommariamente un paio di considerazioni.

Suddette accuse sono in buona parte racchiuse in un libro del 1999, “il papa di Hitler, storia segreta di Pio XII” del giornalista John Cornwell

Hitler's Pope: The Secret History of Pius XII: Cornwell, John:  9780143114000: Amazon.com: Books

Tale saggio ricevette critiche negative da parte di storici del calibro di Martin Gilbert: quest’ultimo, uno dei massimi esperti del primo Novecento (fu, tra le altre cose, il biografo ufficiale di Winston Churchill), nonché docente universitario di Storia dell’Olocausto, ha sempre considerato Pio XII una figura fortemente positiva nella storia della guerra.

Immagine che contiene testo, uomo, persona, interni

Descrizione generata automaticamente
Lo storico Martin Gilbert

La “ciliegina sulla torta” giunse qualche anno dopo, quando lo stesso Cornwell ammise che l’effettivo potere di azione del papa era, nel caso di specie, alquanto limitato.

Dunque, dare credito a certe affermazioni equivarrebbe a basare un’inchiesta giudiziaria su “Il Codice Da Vinci”.

Invero Pio XII fece il possibile per fermare le deportazioni: inutile specificare che gli appelli del papa e dei vescovi cattolici si rivelarono inutili a far desistere i nazisti dal loro folle intento.

Immagine che contiene esterni, cielo, persona, persone

Descrizione generata automaticamente
Arrivo di deportati nel campo di Auschwitz

Tuttavia, le operazioni svolte in segreto dalla Chiesa per dare riparo agli ebrei in fuga rappresentano una certezza granitica. È il caso, più che emblematico, del rastrellamento del ghetto di Roma da parte delle S.S., il quale si rivelò per le stesse un grande fiasco (poco più di 1.000 ebrei catturati su un totale di oltre 12.000): la maggior parte dei membri della comunità ebraica della capitale trovò rifugio in conventi, seminari o strutture religiose. Nel caso di specie, tanto le testimonianze, espresse sia da religiosi che da profughi ebrei, quanto la concomitanza dei fatti, bastano a dimostrare che gli aiuti avvennero per espresso ordine del pontefice.

Immagine che contiene edificio, esterni, via, vecchio

Descrizione generata automaticamente
Immagine contemporanea del Ghetto di Roma

A guerra finita molte personalità di spicco del mondo ebraico, tra cui funzionari del neonato Stato di Israele, come Golda Meir e Chaim Herzog, elogiarono Pio XII per i suoi sforzi nel salvare vite umane. 

Immagine che contiene persona, interni, uomo

Descrizione generata automaticamente
Golda Meir, Primo Ministro di Israele dal 1969 al 1974

Elio Toaff, partigiano e rabbino capo di Roma, asserì che “più di chiunque altro noi abbiamo avuto modo di beneficiare della grande e caritatevole bontà e della magnanimità del rimpianto pontefice durante gli anni della persecuzione e del terrore”.  

Elio Toaff, il ricordo del Direttore -
Il rabbino Elio Toaff

Oggi l’accusa viene spesso riproposta, seppur in maniera velata, in chi dice che la Chiesa “non fece comunque abbastanza” per fermare Hitler e impedire la Shoah: questa accusa appare del tutto priva di consistenza se si guardano i fatti concreti, a meno che non si ipotizzino scenari improbabili come Pio XII che manda la Guardia Svizzera contro la Wehrmacht

Lo scrittore Primo Levi, deceduto nel 1987, e Liliana Segre, oggi senatrice della Repubblica, si sono interrogati sul perché Pio XII non si sia inginocchiato sui binari dei treni in partenza per Auschwitz o Dachau. Per quanto suoni un poco scortese, sarebbe appropriato rispondere con una banale domanda: dov’erano tutti gli altri oppositori di Hitler? 

Le parole di Primo Levi. Auschwitz, diteci se questo è un uomo - la  Repubblica
Lo scrittore Primo Levi

La drammatica esperienza dei due ebrei superstiti dimostra che non era saggio opporsi al nazismo in maniera avventata.

Quanto detto può essere uno spunto utile per correggere una visione storica distorta delle resistenze al nazismo, anche della lotta partigiana, che ha preso sempre maggior piede, soprattutto tra gli studenti: ossia l’idea che dette resistenze consistessero per la maggior parte in impavide lotte in campo aperto, piuttosto che in operazioni ponderate di spionaggio e sabotaggio.

Don Battista Testa: un uomo nella Resistenza a Cinisello ...
Don Battista Testa, membro attivo della resistenza contro il fascismo

Se non vi fu un effettivo appoggio al nazismo, come si spiega la “via dei monasteri”?

Quanto detto sopra basta a dimostrare che un’accusa di favoreggiamento ai nazisti in fuga da parte del Vaticano manca del tutto di un ragionevole movente.

Spesso quando si cerca di immaginare la fuga dei nazisti si ricade in un errore grossolano, ossia quello di non considerare il contesto in cui tale fuga sia avvenuta: ci si immagina i gerarchi impegnati in un viaggio solitario attraverso l’Italia, a bussare alle porte dei conventi, magari sfoggiando ancora le uniformi con i simboli del Reich.

Ancora una volta la realtà dei fatti è molto diversa: sul finire della guerra, e ancora nell’immediato dopoguerra, milioni di profughi, per lo più civili, fuggirono in massa dalle zone più colpite dal conflitto, non solo dalla Germania, ma anche dalla Francia e dall’Europa dell’est, per spostarsi verso zone più sicure. Tra loro vi erano persino ebrei desiderosi di raggiungere lo Stato di Israele, fondato appena nel ’48.

Immagine che contiene testo, persona, gruppo, abiti

Descrizione generata automaticamente
Profughi tedeschi nell’Italia del secondo dopoguerra

I militari nazisti, in abiti civili, avevano gioco facile a nascondersi tra la folla, accompagnati anche dai loro familiari. 

La Croce Rossa Internazionale e la Chiesa cattolica misero a disposizione le proprie strutture per favorire il transito di quell’enorme migrazione di esseri umani: non vi fu dunque nessuna rete clandestina che nascondeva nazisti nei conventi, bensì un apparato che forniva pubblicamente alloggio ai profughi; che tra questi vi fossero dei criminali in abiti civili è un’eventualità, non una coincidenza.   

Non potendo accogliere una tale massa di gente, la priorità delle autorità locali fu quella di favorire l’emigrazione dei profughi verso altri Stati, spesso senza operare controlli adeguati sull’identità dei profughi stessi.

La Spagna risultava una méta alquanto ambita dai criminali fuggiaschi; chi non riusciva a trovare rifugio in territorio iberico poteva ripiegare sull’Italia, in particolare sui territori del Trentino-Alto Adige, e confondersi tra gli abitanti di lingua tedesca.

Una ricerca dello storico Pier Luigi Guiducci, professore universitario e autore di diversi celebri saggi relativi a questo periodo, ha rivelato che dall’esame dei resoconti relativi alla fuga dei criminali di guerra non è possibile ricostruire alcuna “via dei monasteri”.

Pierluigi Guiducci - Wikipedia
Lo Storico Pier Luigi Guiducci

I casi di effettivi aiuti ai fuggitivi da parte di ecclesiastici, seppur bisogna ammettere che vi furono, appaiono quanto mai sporadici. Uno dei nomi ricorrenti è quello di Alois Hudal, un arcivescovo inviso alle gerarchie vaticane proprio per le simpatie dimostrate nei confronti del governo di Hitler.

Oltre la leggenda nera. Il Vaticano e la fuga dei criminali nazisti - Pierluigi  Guiducci - Libro - Ugo Mursia Editore - Testimonianze fra cronaca e storia  | IBS

Hudal nel dopoguerra fu pubblicamente impegnato nel supporto ai profughi tedeschi: questo fu il suo incarico ufficiale. Non risulta dunque un piano organico mirato ad aiutare i nazisti in fuga, né un beneplacito del Vaticano a fornire questo tipo di supporto. Inoltre, Hudal, esattamente come gli altri sacerdoti accusati di aver favorito la fuga di criminali nazisti, non agì mai in virtù di un’autorità conferitagli dalla S. Sede. 

Alois Hudal - Wikipedia
L’arcivescovo austriaco Alois Hudal

Il criminale Erich Priebke ammise di aver trovato rifugio momentaneo in un convento: non risulta che egli sia stato aiutato in quanto criminale ricercato, ma solo in quanto profugo. 

Fu anche in questo caso Hudal ad organizzare la fuga in Argentina, ma lo stesso Priebke nella sua testimonianza ammise anche che “la Chiesa aiutava tutti, ebrei e tedeschi”.  

Priebke Erich | Galileum Autografi
L’ufficiale delle SS Erich Priebke

Ad ogni modo, si può notare come la dicitura “via dei monasteri” abbia un’origine estremamente recente: prima era più comune il termine “ratline” per indicare le vie di fuga, spesso tutt’altro che omogenee, percorse dai criminali di guerra.

Abbiamo parlato di Hudal come di una figura marginale della S. Sede… ma a livello centrale non vi furono collusioni evidenti?

Molti fanno riferimento ad una non meglio specificata “politica anticomunista” come movente del supporto alla fuga dei criminali da parte della Chiesa, ma è possibile avanzare qualche dubbio anche su questo punto.

La logica de “il nemico del mio nemico è mio amico” in questo caso appare tutto fuorché ragionevole: durante l’oppressione nazista molti sacerdoti e vescovi cattolici subirono vessazioni e ritorsioni, e il tutto si svolse in un clima apertamente antireligioso; dopo questi fatti, che cosa mai avrebbe spinto la S. Sede a confidare nei nazisti? 

Ma anche volendo sostenere l’ipotesi dell’anticomunismo, deve essere valutato il fatto che, dopo la sconfitta della Germania, per la coalizione Alleata la potenza sovietica incombeva come un’ombra minacciosa: verso la fine del conflitto i battaglioni di Stalin avevano compiuto massacri, stupri e saccheggi senza freno.

Iosif Stalin - Wikipedia
Il dittatore sovietico Iosif Stalin

Ad ogni modo, Hudal fu un militante anticomunista, e forse furono proprio queste sue idee ad avvicinarlo al nazionalsocialismo (di cui però criticò apertamente le teorie razziali): in maniera del tutto personale, deve aver creduto che fosse doveroso aiutare gli ex-nazisti a fuggire; egli infatti definì gli uomini cui diede supporto nella fuga degli “eroi nella lotta al bolscevismo”.

Hudal, che subì espliciti rimproveri sia da Pio XI che da Pio XII per le sue simpatie filo-naziste, fu cacciato dal Vaticano nel ’37; ancora verso la fine della sua vita, l’episcopo continuò a considerarsi ingiustamente perseguitato da S. Madre Chiesa.  

Il Vaticano non offriva passaporti o documenti falsi?

Se esaminiamo i dati in nostro possesso, possiamo notare come furono amministrazioni e i Comuni dell’alto Trentino a fornire passaporti falsi: Hudal non aveva bisogno di chissà quale aggancio del Vaticano per intercedere a favore dei suoi “protetti”; possibile però, come capita, che egli abbia palesato una qualche influenza presso la S. Sede che in realtà non aveva. 

Inoltre il caos burocratico e la necessità di ricostruire in fretta una nazione distrutta mostrano come fosse semplice farsi passare per apolide e ottenere documenti, magari fornendo false generalità.

Lo storico austriaco Gerald Steinacher in una delle sue opere più note, “La via segreta dei nazisti. Come l’Italia e il Vaticano salvarono i criminali di guerra” sembra fare un riferimento ad un coinvolgimento diretto del Vaticano, ma in un altro suo saggio, “Il Signor Mengele di Bolzano: L’Alto Adige come via di fuga dei criminali nazisti (1945-1951)”, cita le stesse problematiche di fondo da me accennate poche righe addietro: non serve un occhio esperto per accorgersi dell’apparente contraddizione tra i due testi.

Immagine che contiene testo, persona, parete, interni

Descrizione generata automaticamente
Lo storico austriaco Gerald Steinacher

Da notare che il primo saggio da me menzionato ha come titolo originale “Nazis auf der Flucht: Wie Kriegsverbrecher über Italien nach Übersee entkamen” ossia “Nazisti in fuga: come i criminali di guerra sono fuggiti all’estero attraverso l’Italia”: impossibile non pensare che la traduzione italiana del titolo, facendo riferimento al Vaticano, non abbia un intento “acchiappalike”.

Tuttavia la problematica, come esposta nell’opera di Steinacher, conferma la tendenza, non del tutto genuina, di identificare esponenti del clero con il Vaticano. 

Diversi siti di divulgazione presentano, in modo a volte molto spudorato, dati distorti o completamente inventati: il cardinale Siri, uno degli uomini fidati di Pio XII, viene presentato come il fondatore o il referente di un‘entità diplomatica (che di volta in volta assume un nome diverso!) il cui scopo era quello di espatriare nazisti. Ovviamente di questo fatto non si trova traccia in nessuna fonte affidabile.

Giuseppe Siri - Wikipedia
Il cardinale Giuseppe Siri

Altri prelati o personalità in vista della S. Sede vengono presentati come orgogliosi filo-nazisti: anche di questo non si fa accenno in nessuna biografia dei soggetti in questione.

Addirittura la stessa figura di Pio XII viene messa in cattiva luce quando si sostiene che lo stesso regalava rosari ai criminali di guerra internati nei campi alleati: in realtà si trattava di un dono ai prigionieri di guerra, cui non fu mai negata assistenza. 

E così il porto di Genova, luogo di transito di migliaia di profughi, non solo tedeschi, diviene nell’immaginario popolare la via di fuga segreta privilegiata dagli spietati gerarchi del Reich.  

Per concludere cosa si può dire sulla tematica in esame?

Diverse teorie, oggi del tutto screditate, propongono che Hitler sia sopravvissuto alla fine del conflitto e abbia trovato rifugio in Sudamerica. Tali tesi, per quanto non siano da considerare del tutto “irrealistiche”,  si pongono in netto contrasto con quanto sostenuto dalla quasi totalità degli storici, ossia che il Führer sia deceduto in quel bunker sotto Berlino il 30 aprile del ‘45.

Queste teorie mantengono, tutto sommato, un loro fascino, degno di una qualche spy story.

Le tesi che abbiamo esaminato nei paragrafi precedenti, private del loro sostegno di dati errati, falsi storici e mistificazioni, finiscono col porsi esattamente sullo stesso livello.

Spesso, presi dalla foga di giungere ad una qualche verità di comodo, si finisce per voler vedere complotti dove non ci sono: tolte le generalizzazioni e le accuse infondate, resta solo la “banalità del male”.

L’esistenza, mai dimostrata, di un’organizzazione ODESSA e di un’unica regia occulta dietro la fuga di chi durante la guerra si macchiò di orribili crimini, portano all’unica conclusione che tale fuga sia avvenuta seguendo uno schema non predeterminato e che le responsabilità di eventuali aiuti esterni devono essere imputate non in maniera generica, ma caso per caso, fornendo tutte le prove che la situazione specifica richiede. 

BIBLIOGRAFIA:

“Oltre la leggenda nera: il Vaticano e la fuga dei criminali nazisti” di Pier Luigi Guiducci, 2015;

“Il Terzo Reich contro Pio XII” di Pier Luigi Guiducci, 2013;

“Il Vaticano nella tormenta” di Cesare Catananti, 2020;

“Pio XII: il papa degli ebrei” di Andrea Tornielli, 2001;

“Il concordato dimenticato tra ebrei e fascisti”, articolo de “il Giornale”, 27 gennaio 2015;

“Mit brennender sorge” di Pio XII (“Con viva preoccupazione”, enciclica contro il nazismo), 1937;

“La bufala di Odessa”, articolo di Alessandro Melazzini su “Il sole 24 ore”, 16 marzo 2008;

“Pio XII e gli Ebrei” di Johan Ickx, 2020; 

“Il Signor Mengele di Bolzano: L’Alto Adige come via di fuga dei criminali nazisti (1945-1951)” di Gerald Steinacher, 2013; 

“La via segreta dei nazisti. Come l’Italia e il Vaticano salvarono i criminali di guerra” di Gerald Steinacher, 2013; 

“Morto lo storico inglese che voleva Pio XII fra i Giusti” (intervista allo storico Martin Gilbert), articolo di Andrea Tornielli su “La Stampa”, 5 febbraio 2015;

“I giusti. Gli eroi sconosciuti dell’Olocausto”, di Martin Gilbert, 2007;

“Ascesa e caduta del Terzo Reich: una storia della Germania nazista”, di William Shirer, 1960.

Please follow and like us:
error0
fb-share-icon20
Tweet 20
fb-share-icon20

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.