Intervista a Carmine Mari

Oggi abbiamo il piacere di ospitare nel nostro salottino virtuale Carmine Mari autore del romanzo da poco recensito da Isabella Novelli e che trovate a questo link .

Carmine grazie per essere qui con noi e per il tempo dedicato a rispondere alle domande mie e di Isabella Novelli.

Carmine, come nasce la tua passione per la storia e per la scrittura?
Ricordo il sussidiario delle elementari e le pagine dedicate alla storia, le trovavo epiche: un’esperienza che mi porto dentro. Ho iniziato a cinque anni coi fumetti di Topolino; mio cugino non se ne perdeva uno, e quando andavo con i miei a far visita agli zii, trascorrevo tutto il pomeriggio sfogliando quei volumi, pieni di disegni colorati. Qualche anno dopo ho scoperto Tex Willer e il suo bianco e nero carico di dramma. Ricordo Salgari soprattutto, e un suo romanzo La favorita del Madhi, regalo della prima della prima comunione; letto in due giorni. Insomma, tanta piacevole lettura prima della scrittura.

Ho notato un tuo romanzo storico, un giallo, sulla scuola medica salernitana. Cosa ti affascina di questa importante istituzione? Come hai combinato gli elementi storici e del giallo?
Una certa aurea di mistero; le erbe, le pozioni, gli alambicchi, i codici miniati e un sapere ermetico, circoscritto a pochi eletti. Una scuola medica, la prima nel mondo occidentale, nata proprio nella mia città, Salerno. Che occasione migliore per conoscerla meglio e provare a farla conoscere a miei concittadini. Inoltre il medioevo, periodo di per sè intrigante e sul quale, in tempi recenti, è nata tutta una letteratura. Ne “Il regolo Imperfetto” di fantastico c’è veramente poco, se non qualche libertà. Ho provato a tenere i piedi bene a terra, ancorati a fatti realmente accaduti, attorno ai quali ho costruito l’intreccio narrativo.
Quali sono i tuoi autori del passato prediletti? Ti hanno ispirato in qualche modo?

Quelli dell’800, soprattutto anglosassoni e i romanzieri russi. Altrochè. Le letture, tutte più o meno, tornano sempre, perché si sedimentano in qualche angolo remoto della memoria. Fanno parte di te e non appena abbassi la guardia, fanno capolinoIn Hotel d’Angleterre confesso che Eric Ambler mi ha guidato per molta strada, non saprei dire però quanto sia stato un bravo allievo.

Che importanza hanno le suffragette nel romanzo?

La loro storia è commovente e degna di ammirazione. Hanno combattuto una battaglia lunga e difficilissima, subendo derisioni (anche dalle stesse donne) diffidenza, patendo il carcere, ostacolate dal pregiudizio persino dalle componenti più progressiste della società. Alla fine l’hanno spuntata, ma che fatica. Amelia, la caparbia femminista di Hotel D’Angleterre, conduce la sua crociata in una città meridionale degli inizi del ‘900, dove gli ostacoli si moltiplicano.Un tributo a quelle donne coraggiose.
Per scrivere il romanzo ti sei ispirato a una vicenda realmente accaduta?

Non proprio, ho solo provato a ricostruire fedelmente il contesto storico. Avevo voglia di cimentarmi in un genere diverso e con una prospettiva particolare; quella del personaggio principale. Sono partito da un racconto e da lì in poi è stato un gioco di addizioni e sottrazioni.
Perché hai scelto proprio Salerno come ambientazione della vicenda?

Perché è un luogo sul quale avrei potuto scrivere con sicurezza, avendo una biblioteca sotto casa a disposizione: quotidiani d’epoca, riviste e libri di storia locale. Informazioni preziosissime per ricreare un contesto storico coerente, a cominciare dalle réclame, gli annunci di matrimonio e la cronaca nera.

Per il personaggio di Pavone il piemontese, ti sei ispirato a qualcuno in particolare?

Sì, leggendo un saggio sulle imprese dei primi nostri 007, reclutati tra gli alpini o nel corpo dei bersaglieri. Gente simpatica e ardimentosa, spiriti del tempo e poi un piemontese mi serviva, uno tutto d’un pezzo che arriva in una città del sud ancora coi ricordi freschi dei Borbone. Pavone mi sembrava un buon prototipo da contrapporre al nostro Edoardo, free lance della Bella Epoque, un po’ incazzato per come vanno le cose.
Hai un nuovo lavoro a cui stai lavorando?

Sto finendo il secondo di una trilogia ambientata nel ‘500. Una storia che nasce da lontano, nelle Indie Occidentali – il mondo era piccolo già allora – e arriva dalle mie parti nei panni di un mercenario, ex conquistador, che si trova invischiato nelle trame italiche. Spero di chiudere il romanzo in tempi decenti, l’incoscienza mi ha giocato un brutto tiro, ma siccome sto ballando, mi toccherà arrivare a fine disco.

Sara Valentino

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