Intervista a Giuseppe Franza

Claudia Pellegrini intervista l’autore Giuseppe Franza.

Grazie per essere con noi nel salottino virtuale di Septem.

Come mai hai scelto come ambientazione storica per il tuo romanzo il Basso Medioevo?

Ho scelto il Basso Medioevo perché mi piace. Mi affascina forse la sua complessità. Gli storici tendono giustamente a voler svincolare il Medioevo dall’immagine di epoca oscura e negativa con cui quei secoli sono stati troppo a lungo rappresentati e banalizzati, ma è innegabile che l’uomo medievale abbia spesso espresso una sensibilità tenebrosa, contorta. Il tredicesimo secolo, per esempio, è stato un secolo di grande sviluppo culturale e sociale ma è anche stato un periodo di guerre violentissime, odi profondi, miserie e paure irrazionali. Un contesto del genere mi è sembrato lo scenario più suggestivo in cui far muovere dei personaggi borderline, come una ragazza inquieta, un bugiardo patologico e un mitomane…

Nella narrazione compare tra i tanti personaggi anche un pilastro della teologia e della filosofia come Tommaso d’Aquino, il quale nonostante un’iniziale dubbio circa le condizioni di possessione di Rafilina, finisce per cedere alla comune superstizione e decide di effettuare un esorcismo sulla sventurata fanciulla. Credi che anche nella realtà il magister Tommaso avrebbe agito allo stesso modo davanti ad un caso simile?


Non lo so. Ho immaginato di sì. Pur essendo un teologo molto raffinato e un metafisico profondamente ispirato, Tommaso d’Aquino fu anche un convinto sostenitore della concreta influenza dannosa dei demoni sulla creazione e quindi sull’uomo. Prima, la Scolastica aveva trattato la demonologia da un punto di vista più teorico e logico che morale. Con Tommaso si ha invece il primo vero sistema teoretico che giustifica la persecuzione da parte della Chiesa di coloro che si lasciano sedurre dal male, e cioè stregoni, streghe, eretici… Ci sono passi della sua opera in cui si parla esplicitamente del potere dei demoni sullo spirito e sul corpo umano. Poi Tommaso ha scritto anche sull’esorcismo, pure se è stato vago. Sappiamo però che era anche un conoscitore della medicina araba e un uomo non settario. Quindi, probabilmente, avrebbe tentato un duplice approccio.

Il personaggio di Frumenzia da Montecorvino, la mulier salernitana che incontriamo alla scuola medica di Salerno mi ha ricordato, o meglio mi ha fatto pensare alla celebre Trotula de Ruggiero che avrebbe esercitato la sua professione proprio in quella scuola. Suggestione o realmente hai introdotto un piccolo cameo che potesse ricordarcela?

Sì, scrivendo di Frumenzia ho pensato anche a Trotula, ma non solo. Nella scuola salernitana è documentata la presenza di numerose mulieres deputate alla cura degli infermi. Di solito lavoravano come assistenti, mentre Trotula ebbe rilevanza come teorica, come pratica e come docente. Quindi dev’essere stata una donna eccezionale per i suoi tempi, di grande personalità, rispettata universalmente per il suo sapere e la sua intelligenza. Frumenzia è invece una donna che lavora nell’ombra, la cui preparazione è sfruttata ma non riconosciuta dalla società.

Dopo la lettura del romanzo ho avuto la sensazione che la star dello spettacolo sia in realtà Zosimo, e non la “legittima” protagonista Rafilina. Sicuramente è innegabile che sia un personaggio che lascia il segno e che il lettore tende a ricordare più degli altri. Cosa ne pensi di questa mia impressione?

È un’impressione corretta. Il punto di vista principale è quello di Zosimo. Il lettore segue soprattutto i suoi passi e i suoi pensieri. Questo anche perché Rafilina doveva rivelarsi con il suo mistero, quindi attraverso gli occhi prima spaventati e poi innamorati di chi la osserva e la studia. È proprio l’opacità che Rafilina esprime e orgogliosamente difende a renderla una vittima dell’intolleranza altrui. Gli uomini non capiscono la sua profondità e la sua volontà di indipendenza. Non possono credere che una ragazza povera e analfabeta possa esprimere tanta forza di carattere e, soprattutto, idee così personali e originali. Per questo pensano che sia stata educata o traviata dal diavolo, da qualche cattivo maestro o da una malattia. La sminuiscono perché ne sono spaventati.

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