Intervista a Monia Montechiarini

Oggi ho il piacere di avere ospite nel salottino virtuale di Septem Literary la scrittrice Monia Montechiarini.

A questo link trovate la recensione al suo saggio

Stregoneria: crimine femminile. Il caso di Donna Prudentia, la Lamia di Blera, e altre streghe

Sono due occhi neri e capelli ricci che i manoscritti dei processi avrebbero definito “scarmigliati” ad accoglierci in questo salotto virtuale, insieme a un immancabile fascicolo di atti criminali antichi. Giurista, europrogettista e scrittrice: un’esperta di diritto, che da ben oltre venti anni si occupa di ricerche documentali per ricostruire i processi contro le streghe e la storia meno nota delle donne, dal Medioevo al Novecento. Tra i candidati al prestigioso Premio Italia Medievale, col  suo saggio storico “Stregoneria: Crimine Femminile. Il caso di Donna Prudentia, la Lamia di Blera, e altre streghe”,  c’è Monia Montechiarini.

Raccontaci di te, chi sei e cosa fai nella vita e, da esperta e ricercatrice, quando hai deciso di dare voce, oltre che in convegni e festival, anche attraverso un saggio, a donne dimenticate dalla Storia?

Grazie per questa bella occasione di approfondimento! 

Lo studio del fenomeno della stregoneria in modo serio e documentato, ha passione antica nella mia vita: fin da bambina i luoghi densi di storia  mi hanno affascinato, prima di tutti la Scozia e gli antichi castelli.  E’ alla fine degli anni Novanta, mentre cercavo documenti per la discussione finale presso la Facoltà di Giurisprudenza a Siena, che scopro il manoscritto del processo contro Donna Prudentia, la strega. Era un lavoro tecnico, volto a ricostruire il modus operandi della magistratura medievale e successiva. All’epoca nessuno aveva esaminato in modo giuridico-tecnico, quale fosse il vero motivo e gli elementi del fenomeno della stregoneria soprattutto nel Centro Italia. Poi con la pratica nel settore legale, la specializzazione proseguita  in ambito penalistico con corsi di criminal profiling che,  per i primi anni 2000, erano molto rari, ho ampliato il mio bagaglio culturale. Sono sempre mossa dal principio di ridare giustizia e far rispettare alcuni valori, tanto che un giornalista mi ha definita: “l’avvocato delle streghe”. Ho unito così la passione per il passato alle competenze tecniche. Divisa tra il mondo forense e gli incarichi tra Viterbo e il parco scientifico di Tor Vergata a Roma, nei ritagli di tempo cercavo i casi nascosti negli archivi, tra i faldoni immensi dei fascicoli criminali. All’interno di un ente gestore di fondi europei, ho approfondito la progettazione europea che finanzia storia e cultura, come l’itinerario della Via Francigena e quindi,  tornata in Friuli, il mio Studio ha avviato convegni su questi argomenti a me cari, col patrocinio di Bruxelles e del MIBACT. Tra progetti e incarichi nell’agenzia tecnica del Ministero del Lavoro, ho proseguito il confronto con realtà internazionali nuove, mossa dalla stessa passione che aveva animato una giovane ragazza  a scegliere la facoltà di giurisprudenza.

Per questo organizzo rassegne di divulgazione soprattutto sul fenomeno della stregoneria, toccando luoghi di alto valore storico come Palazzo dei Papi di Viterbo, sede del conclave più lungo della storia, o castelli sforzeschi e altri stupendi siti di cui l’Italia è ricca, spesso in modo inconsapevole.

 Hai quindi unito la tua passione per la Storia al tuo percorso professionale?

E’ proprio così, ho realizzato il mio sogno. Ecco quindi la  collaborazione con il Consorzio Europeo delle Rievocazioni Storiche, che si occupa tra le tante iniziative, dell’apertura del prestigioso Carnevale Storico di Venezia e collaboratore attivo per la realizzazione delle docu-fiction di “Ulisse, il piacere della scoperta”, trasmissione televisiva condotta da Alberto Angela. Insieme a comuni della Lettonia, enti culturali baschi o catalani e italiani, ho creato progetti per ridare voce al passato delle donne, pianificando iniziative culturali sulle loro condizioni di vita durante le guerre, senza trascurare quelle che vivevano nelle zone di confine o sulle isole. Insomma, le donne  che non sono citate nei libri, per preservarle dal rischio di cadere nell’oblio. Alcuni articoli sulla living history compaiono in riviste specialistiche quali Focus Storia Wars. Il saggio è stato presentato anche tra i libri da scoprire al Festival del Medioevo di Gubbio, la rassegna di divulgazione unica nel suo genere.

Le tue ricerche sono solo su casi italiani o anche all’estero?

Le ricerche sono partite dalla provincia di Viterbo, fino al resto d’Italia e dell’Europa. Mi piace andare a spesso a rovistare tra gli antichi fascicoli impolverati o dimenticati tra Edimburgo, le isole minori della Scozia,  in Austria, Spagna, Slovenia ecc. Ho condotto molti studi e indagini per verificare la corrispondenza di quanto trovavo nelle confessioni, in castelli e sotto alle loro prigioni, oppure vicino ai siti dei cerchi di pietra, antichi ruderi abbandonati vicino alla Foresta Nera. L’Italia ovviamente ha un ruolo particolare in tutto questo, e sono sempre attenta allo studio dei casi locali unici.

Sono solo storie vere quindi quelle che esamini e proponi ai tuoi lettori? 

Confermo, sono esclusivamente casi processuali avvenuti realmente. Storie vere, fatte di nomi, professioni, vite private delle imputate e dei loro accusatori. Capire ciò che è avvenuto davvero, è possibile solo se con serietà e professionalità ci si mette al servizio del passato, per ridare voce e riscattare queste donne.

Per questo anche il libro e il progetto che lo comprende, hanno l’obiettivo di dare un messaggio chiaro e confrontare i processi italiani e europei conclusi con proscioglimenti e pene diverse dal rogo.

 Come mai hai deciso di dedicare a Donna Prudentia il tuo primo saggio?

L’incontro con Donna Prudentia, la prima accusata su cui ho lavorato in chiave tecnica  e su cui gravavano capi di imputazione pesanti come l’uccisione di bambini e l’uso “di certe erbe”, è nato man mano che nei verbali ingialliti scorrevo le parole:

 “E’ strega, né è pubblica voce et fama” o “Tutti lo sanno che ha ucciso quel putto”. La storia della protagonista Prudentia, ha acceso la forte spinta verso il suo riscatto, essendo stata lei il capro espiatorio di madri che avevano trovato i corpi dei figli esanimi, morsicati e dissanguati. Mi ha affascinato il suo caso, il fatto che le accusatrici fossero tutte donne,  e, come gli altri tanti casi con cui la metto a confronto  raccontati nel libro, il dispositivo finale: davvero inatteso…

 Parlando di processi, oltre a quello di Donna Prudentia, ce n’è uno in particolare che ti sta a cuore e ce ne vuoi parlare?

Sono tutte storie particolari a loro modo, ciascuna con caratteristiche  a sé che mi hanno colpito ognuna per motivi diversi. Difficile selezionarne uno quindi, ma alcune imputate avevano profili criminali particolari: forestiere, quasi sempre dotate di grandi abilità o professioni indipendenti, come Laurizia e Agnes, non si allineavano ai canoni dell’epoca, o anche imprenditrici. Dopo donna Prudentia e altre sue corregionali scagionate, mi hanno colpito le streghe del Nord Est che conoscevano perfettamente i rimedi fitoterapici, al pari di quelle processate nel Regno Unito perché  continuavano a mantenere vive le tradizioni e rituali, tra danze a cerchio e amuleti. Quelle che voglio citare, sono le donne picchiate dai mariti violenti: leggere i loro verbali  mi ha fatto riflettere spesso sulle loro condizioni di vita e l’attualità di certi fenomeni della cronaca moderna.  Di loro ho l’occasione di parlare con rispetto,  come ospite dei Centri Antiviolenza.

Chi erano le streghe, e vuoi farci qualche precisazione su esse? 

Mi sono concentrata su questo tema delicato, facendo un racconto obiettivo della loro vita quotidiana, i nomi, le loro abilità e conoscenze, i veri motivi nascosti dietro alle accuse, soffermandomi poco sulle torture perpetrate dai tribunali, spesso più dure in quelli civili, sempre con documentazione comprovante. La strega era una madre, figlia, moglie, vicina di casa, non un essere etereo, sebbene le fossero attribuite capacità soprannaturali come volare, scatenare tempeste, incantare. Nei capi d’accusa poi arrivano azioni terribili, come uccidere o succhiare il sangue dei neonati. Herbere, donne che “maneggiano le mani” con strane preghiere per curare, che si incontrano ai sabba notturni. Sono gli aspetti concreti che mi interessano: levatrici e imprenditrici. Sono loro che voglio far conoscere, basandomi esclusivamente su documenti autentici che  esamino impiegando le mie competenze professionali in difesa delle donne che hanno pagato il prezzo di un’epoca di transizione.  Donne perseguitate o semplicemente sole che si radunavano per affrontare unite le difficoltà dell’esistenza: pestilenze, carestie ecc.

Le Carte svelano antiche inimicizie e gelosie, donne “di cattiva riputazione” citando testualmente i verbali, forestiere, arrivate in paese senza figli nè marito: elementi tutt’altro che fantasiosi, usati dai concittadini per avviare la macchina giudiziaria, spesso anche contro chi si mosse a difesa delle streghe… ma di questo mi riservo di parlare invitando a leggere il libro.

Quando è entrata nella Storia l’inquisizione?

Con il termine “Inquisizione”, usato al singolare, spesso viene identificato il tribunale istituito dalla Chiesa romana per la repressione dell’eresia e dei delitti connessi, attraverso la feroce caccia alle streghe. Dedico a questo tema spazio all’interno del libro, perché spesso ci si riferisce alla caccia alle streghe europea indistintamente:  in realtà non vi fu un’unica caccia, ma è più corretto parlare di “cacce”, che ebbero andamento ciclico tra repressioni leggere o più dure,  anche in base ai luoghi ed ai tribunali giudicanti. La caccia, intesa come terribile persecuzione organizzata contro le streghe, quindi è costituita da diverse cacce distinte, avviate in contesti ed epoche differenti cui corrispondono diverse Inquisizioni. Ricordiamo che con “inquisitorio” ci si riferisce anche al modello processuale di antica origine.

Cosa ci puoi dire del Malleus Maleficarum?

Il manuale più celebre utilizzato nei procedimenti contro le streghe, è proprio il cd. “Martello delle Streghe”. Redatto da domenicani, arriva solo nel Tardo Medioevo, man mano che i processi si intensificavano. Ho studiato varie versioni di esso che è suddiviso in tre sezioni, all’interno delle quali troviamo le indicazioni pratiche per estirpare un reato eccezionale: quello prevalentemente femminile di stregoneria. Perché questo crimine è commesso  maggiormente dalle donne, non già dagli uomini: il diavolo le sceglie , capaci di mettere in pratica magie e astuzie, anche durante i processi. Una volta consolidatasi l’idea che la donna è «peccatrice per natura in quanto difettosa» e che tutte le femmine sono legate al demonio per cupidigia carnale, il Malleus fornirà una nuova base giuridica per rafforzare le accuse contro le imputate che si acuiranno ben oltre il Medioevo.

 Riti pagani e stregoneria sono collegabili?

Bella domanda! Sono molte le teorie  a sostegno o contrarie a questo legame e ci vorrebbe un’intervista solo per questo (chissà…). Posso dire però sulla base della mia esperienza, che dall’esame dei testi giuridici, emergono elementi e comportamenti posti alla base delle accuse, riconducibili a antiche tradizioni. Celebrazioni durante le festività appartenute al calendario pagano, coincidevano con le date dei sabba in alcuni processi del Regno Unito, oltre ai luoghi su cui le donne confessavano di essersi riunite, ad esempio presso i cerchi sacri. 

Stai lavorando sicuramente a nuovi progetti, ci puoi anticipare qualcosa? Cosa ti aspetti?

Sono numerosissimi i casi già tradotti e esaminati  dove  le sentenze di assoluzione  si alternano a condanne volute dai concittadini… presto saranno disponibili nelle rassegne (che ho dovuto sospendere a causa dell’emergenza sanitaria) con altri storici, centri studio e istituzioni, insieme a alcune novità di cui devo mantenere, giustamente, il segreto professionale…Posso solo anticipare che nuovi cold cases, delitti rimasti irrisolti dal passato metteranno in evidenza aspetti superando i luoghi comuni, con grande oggettività! Il progetto è di valenza internazionale e approfitto per invitare a partecipare, ancora tempo fino a novembre! Cosa mi aspetto? Faccio il mio lavoro con grande amore: essere già nella rosa finale dei candidati al prestigioso Premio Italia Medievale, è un onore, dato che tanti lettori mi hanno sostenuto nella prima fase di selezione, approfitto per ringraziarli pubblicamente! Mi aspetto di continuare a affrontare questi argomenti a me cari, impegnandomi con serietà e passione e, soprattutto, di divulgarli in modo semplice al pubblico anche meno esperto, ma attento e prezioso per conservare la storia meno nota del passato. Ti ringrazio Sara di questa bella chiacchierata!

Grazie a te Monia per esserti raccontata e averci reso partecipi delle tue ricerche e passioni!

 

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