Intervista a Riccardo Calimani

Carissimi amici lettori, oggi ho il grandissimo piacere e l’onore di avere un ospite eccezionale: lo studioso di ebraismo e della storia di Venezia, autore di numerosi saggi: Riccardo Calimani.

Calimani è stato così gentile da accettare di rispondere alle mie domande in una intervista telefonica.

Se siete curiosi, ecco di cosa abbiamo parlato.

Dalla biografia trovata in rete leggo che è laureato in ingegneria elettronica e filosofia. Come poi ha compreso che i Suoi studi sarebbero stati dedicati all’ebraismo?

Riccardo Calimani ci risponde che è laureato in ingegneria elettrotecnica e in Filosofia. Ha iniziato a scrivere a 15 anni il suo primo scritto non fu mai stampato e pubblicato, si trattava di un lungo romanzo in cui l’autore fingeva di essere un ottantenne.

Il proseguo della sua carriera non è stato aderente agli studi di ingegneria, ma si è laureato velocemente in filosofia in quanto alcuni esami in comune con la facoltà precedentemente seguita erano già stati dati. Per motivi vari ha poi iniziato a lavorare in RAI, chiudendo la carriera professionale in questo campo come direttore della sede RAI del Veneto. Calimani ci racconta di aver sempre pensato di poter fare tutto e di conseguenza agevolmente spostarsi tra vari campi.

Ha una bibliografia molto vasta, in modo particolare i suoi lavori sono saggi sull’ebraismo e la sua storia e su Venezia. C’è un’opera che Le ha dato più soddisfazione di un’altra magari anche non solo dal punto di vista delle vendite?

“Sono stato il primo della mia famiglia a nascere 100 metri fuori dal ghetto di Venezia.. ” si racconta così Riccardo Calimani per introdurre la risposta alla nostra domanda, i suoi antenati arrivarono a Venezia intorno al 1500, nel 1516 precisamente. Per ovvie ragioni è stato sempre interessato alla storia di Venezia e del ghetto. Con i suoi libri, stampati anche da Mondadori ha riscosso molta accoglienza da parte dei lettori, e ha ricevuto inviti a conferenze di rilievo anche in Vaticano. In questo caso riferite al suo libro “Gesù ebreo”.

“Storia del ghetto di Venezia” ha ottenuto un grande successo anche all’estero dove è stato tradotto. Ci racconta di come tutti i suoi libri, e si percepisce dalla voce la sua enorme passione, sono pensati come un unico progetto, analizza anche temi particolari che però sono parte del progetto complessivo in maniera da allargare sempre un po’ più la prospettiva. I suoi libri, dice, sono collegati da un filo rosso invisibile, uno approfondisce un aspetto dell’altro. Parla di Venezia, del mondo ebraico e di Gesù in un libro che è un po’ controcorrente.

Le notizie storiche sul ghetto, dalle origini, ovverosia dal primo, fino alla apertura nel 1797, le ha potute studiare nell’archivio storico? Ci sono altri elementi che l’hanno aiutata nella ricostruzione degli eventi?

A questa domanda ci risponde dicendo che del ghetto e sul ghetto esistevano molti frammenti ma nessuno che raccontasse tutta la storia dal 1516 al 1797. I suoi studi non sono stati fatti in un archivio bensì studiando le fonti dirette, la registrazione delle leggi e le leggi della Repubblica sul ghetto.

Parlando invece del romanzo “Il mercante di Venezia”, mi chiedevo la motivazione per cui ha deciso di raccontare questa storia? Cosa ha rappresentato per Lei questo romanzo?

“Molte cose si possono scrivere e raccontare con un saggio ma altre attraverso un romanzo…” Parliamo di sentimenti e di emozioni che sono più facilmente descritti in un romanzo, in effetti trapelano in maniera irrefrenabile ne “Il mercante di Venezia” (aggiungo io che l’ho letto recentemente).

Saggio e romanzo sono complementari. Questo romanzo è il primo di una serie di libri che Calimani ha in programma di scrivere su Venezia.

I suoi antenati sono giunti a Venezia proprio nel 1516 e nella sua famiglia c’era un Conegliano, come Mones Conegliano del romanzo, Calimani si riferirà invece a un Conegliano che tutti conosciamo ma che non come Emanuele Conegliano bensì come Lorenzo da Ponte, il librettista di Mozart.

Il secondo romanzo sarà imperniato sulla grande battaglia di Lepanto e ambientato quindi intorno al 1570

Moses ha una personalità e una saggezza straordinarie. Si è ispirato a qualcuno per creare il suo personaggio? 

Come immaginavo Moses è proprio Riccardo Calimani.

Sono rimasta affascinata dalla storia che ha raccontato e dai tanti messaggi di vita, più o meno velati, contenuti nel romanzo. Mi farebbe piacere che ci raccontasse quello a cui teneva maggiormente che giungesse ai suoi lettori.

Il messaggio che l’autore desidera trasferirci, dice, è un messaggio problematico, vuole creare la possibilità per cui i suoi scritti suscitino domande, tante domande più che risposte. Un messaggio nè bianco nè nero, ci dice, grigio… che si racconti la Storia per rivivere il passato e per vivere meglio il futuro.

Ha in uscita prossimamente un nuovo libro? Vuole lasciarci qualche anticipazione?

Calimani ci anticipa che il suo nuovo libro racconta la storia di suo padre e di sua madre, si sposarono per poter scappare insieme, era il 16/09/1943. Lo stesso giorno si suicidò Giuseppe Jona, presidente della comunità ebraica di Venezia. L’estremo gesto per salvare 1200 ebrei, per non consegnare la lista..

Questa storia è stata raccontata a Riccardo Calimani ragazzo, egli nasce infatti 9 mesi dopo il 25/04/1945.

Il nuovo libro sarà l’occasione per raccontare di fatti drammatici, di quello che vissero queste persone, nessuno sapeva infatti che non sarebbero finiti in un campo di lavoro ma in uno di sterminio.

Io la ringrazio davvero di cuore, mi sono emozionata per questa conversazione, Le rinnovo i miei complimenti.

Sara Valentino

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