Intervista all’autrice Monica Valentini

Buongiorno cari lettori! Oggi siamo lieti di ospitare sul blog l’intervista all’autrice Monica Valentini

Monica Maria Giovanna Lucrezia Valentini, più brevemente MGL Valentini, vive a Roma con il marito, il figlio e una gatta, ma nasce a Nettuno, teatro dello sbarco alleato del 1944 e da piccola giocava nel cimitero americano. Da brava nettunese adora il baseball, sport che per nove anni il figlio ha praticato. Ama da sempre il Giappone, ha una cognata giapponese e un nipote italo nipponico.
È cresciuta unica femmina in mezzo a comitive di ragazzi e forse per questo si sente un maschiaccio mancato. Non è un caso che per anni ha praticato judō, sport a lei più congeniale rispetto alla danza classica verso la quale l’aveva indirizzata sua madre. Di sé dice che quando Dio distribuiva la femminilità, lei era intenta a indossare catene e lucchetti da brava metallara. Da ragazzina scopre la passione per la Formula 1, tanto da correre sui kart, con gran disperazione del padre.
Sarebbe lungo l’elenco delle sue passioni, ma una su tutte è la Storia.
Il suo primo romanzo, “Cristalli”, lo ha scritto a diciannove anni.
ll metal e il rock sono le colonne sonore che accompagnano tutti i suoi scritti.
Ah, dimenticavo: è un arciere medievale, fa parte degli Ordo Draconis e tira con il longbow storico.

Grazie Monica per aver accettato e per il tempo che dedicherai a rispondere alle nostre domande e curiosità.

Buongiorno a voi e grazie per la vostra ospitalità. Sono onorata di far parte di questa cerchia letteraria.

Come nata la tua passione per la scrittura?
È nata sui banchi delle elementari, appena ho imparato a scrivere. A quei tempi esisteva la biblioteca scolastica e ogni mese dovevi leggere un libro per poi farne un riassunto e credo che questa sia stata la molla che mi ha fatto sognare di inventare io stessa delle storie. Non è un caso che il mio primo “romanzo” lo abbia scritto quando ancora frequentavo le elementari.
Ogni scrittore è anche un lettore, c’è un autore del passato a cui i sei ispirata?
Certamente: James Clavell. Però, a detta di chi legge i miei romanzi, molti ci trovano lo stile di Dumas, altri di Follett. Insomma, sembra che io sia un bel miscuglio. Ma, visto e considerato che le mie prime letture sono stare proprio Dumas, Schiller, De Amicis e via dicendo, probabilmente qualcosa hanno lasciato in me fin dalla più tenera età.
Ho letto la tua biografia romanzata a Cesare Borgia. Vorrei chiederti il motivo che ti ha spinta a dedicare un volume a questa figura. In qualche modo, a mio parere, ne hai riscattato l’immagine pubblica che spesso viene dipinta.
Cesare Borgia. Questo personaggio è entrato prepotentemente nella mia vita nel lontano 1981 e da allora non ne è più uscito. Complice lo sceneggiato (all’epoca si chiamavano così) “I Borgia” con Adolfo Celi che interpretava Alessandro VI: quando vidi la figura di Cesare fu un colpo di fulmine. Da quel momento ho iniziato a cercare ogni libro sui Borgia, ma, per quanto strano possa apparire, ne trovavo solo su Lucrezia. Parliamo degli anni 80, internet ancora non esisteva e se cercavi libri datati dovevi affidarti alle bancarelle. Chiaramente li ho letti tutti e, per quanto riguarda questa figura dolce e remissiva, posso indicare un solo saggio degno di nota: il ritratto che ne fa Maria Bellonci nel suo libro “Lucrezia Borgia”. Da non sottovalutare, comunque, il Gregorovius, che parla dei Borgia in generale. Poi un giorno sono approdata alla biblioteca nazionale e lì ho trovato la biografia su Cesare scritta da Gustavo Sacerdote. Con quel libro (di cui avevo fotocopiato ogni pagina e che conservo gelosamente insieme a una copia acquistata pochi anni fa), ho girato in lungo e in largo non solo l’Italia, ma anche la Francia e la Spagna, vedendo con i miei occhi quello che lui aveva visto e, non mi vergogno a dirlo, a piangere sulla sua tomba. Da quel momento mi sono detta che occorreva riabilitare un uomo che la Storia aveva bollato come crudele, sanguinario, fratricida e via dicendo. Perché se c’è una cosa che ho imparato leggendo le rarissime biografie su Cesare, le biografie su Alessandro VI e Lucrezia, è che questi personaggi meritavano di essere riportati alla luce nella loro giusta ottica, scevri di quell’appannaggio delatore che li ha portati a noi tramite la letteratura ottocentesca. Persino la Chiesa ha rivalutato la figura di Alessandro VI. La cosa assurda è che, ancora oggi, dopo saggi e biografie degne di nota, si tende a dipingere i Borgia come gli esseri più abietti, corrotti, crudeli, più folli che siano mai esistiti. Ma questa visione la lascio a chi non conosce la Storia.
Quanto tempo hai impiegato per scriverla? in termini di ricerca storica
Tanto. Se pensi che ho iniziato a leggere i primi libri sui Borgia subito dopo il 1981 e la mia biografia romanzata è del 1990, lascio a te fare il conto degli anni. E, aggiungo, sto continuando a documentarmi.
Qual è il libro che hai scritto e che ti ha trascinato maggiormente, con cui sei rimasta più legata?
È banale dire tutti? Non ho un libro particolare che mi è rimasto nel cuore perché lo sono tutti. Quando scrivo è perché “sento” quel personaggio e dal momento che lo “sento”, mi è già entrato nel cuore. Certo, alcuni libri sono stati più impegnativi di altri, soprattutto le biografie e gli storici, ma quando prendo la penna in mano (scrivo ancora su carta) è perché è scattato qualcosa e quel qualcosa devo condividerlo.
I tuoi personaggi, quelli inventati, come nascono? Totalmente frutto di fantasia, oppure sono persone conoscenti?
Domanda impegnativa. Diciamo che in generale iniziano tutti come frutto della mia fantasia, ma poi, continuando nella stesura, mi accorgo sempre che somigliano a qualcuno che conosco.
Monica, hai un periodo storico prediletto? Perché questo?
Come periodo storico prediletto ne ho più di uno, dal medioevo alla prima e seconda guerra mondiale, dagli antichi egizi al rinascimento, dal Giappone feudale a quello attuale, ma solo perché devo imparare a conoscere bene anche gli altri periodi.
Parteciperai al primo Festival Romance Italiano che si terrà a Milano il 29 giugno?
Sì, sarò presente con i miei romanzi e le mie biografie romanzate. Ci vuole una bella e fervida immaginazione per collocare i miei scritti tra i romance, ma per me sarà un’esperienza unica che mi darà la possibilità di conoscere dal vivo i miei lettori.
Raccontaci un luogo che a parer tuo dovremmo assolutamente visitare nella tua città e un piatto imperdibile da assaggiare
Considerando che la mia città è Roma… difficile, molto difficile scegliere un luogo. Per me Roma, insieme a Firenze e Venezia, sono le città più belle al mondo. Comunque, se proprio devo scegliere, indicherei un piccolo cortile che passa inosservato ai turisti perché in pochi lo conoscono: l’ultimo angolo medievale di Roma, l’unico luogo in cui riesci a immaginare questa città come l’hanno vista i romani fino agli inizi del 1900: vicolo degli Acetari. Per quanto riguarda una pietanza imperdibile, qui mi trovi completamente spiazzata, perché non sono un’amante del cibo. Però, basandomi sui miei gusti (discutibili, bada bene!) posso indicare la coda alla vaccinara. L’ho assaggiata per la prima volta quando la cucinò mio marito e da quel momento mi lecco i baffi ogni volta che la trovo in tavola.

Grazie per essere stata con noi e un grande “in bocca al lupo” per il Festival!

 

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